I bambini di Asperger
di Edith Sheffer
Traduzione di Anita Taroni e Stefano Travagli
Marsilio, 2018
pp. 277
€ 18 (cartaceo)
Come scoprire un velo sul vero orrore. Questa è l'esatta sensazione che si prova nel momento in cui si termina di leggere l'ultima pagina de I bambini di Asperger di Edith Sheffer, pubblicato in Italia da Marsilio. Orrore, abbiamo detto a giusta ragione. Infatti, almeno alle nostre latitudini, al nome di Asperger viene associata, quasi con un movimento da cane di Pavlov, la parola sindrome, indicando giustappunto l'omonima patologia psichica. E invece no, c'è tutta una storia, dell'orrore per l'appunto, dietro. Una storia che Sheffer, senza lesinare i dettagli ma non indugiando mai nel pulp o nel sensazionalistico a tutti i costi, descrive con attenzione e cura, usufruendo documentazione e abilità. Asperger infatti era un medico dell'Austria degli anni Trenta diventato, a tutti gli effetti, dopo l'annessione del suo Paese al Terzo Reich, il numero uno della Psichiatria infantile e responsabile di innumerevoli delitti e uccisioni dei suoi pazienti ospitati, o per meglio dire, rinchiusi, nello Spiegelgrund, la clinica degli orrori poco fuori Vienna.
Si fa fatica a credere e, tutto sommato, anche ad accettare l'analisi di Sheffer, che però confuta ogni dubbio producendo una mole impressionante di citazioni e rimandi ad altre pubblicazioni, molte delle quali di natura accademica o medico-scientifica, che provano come Asperger, seppur non facendo parte direttamente dello Stato Nazista, era a tutti gli effetti non solo complice, ma anche mandante degli omicidi a sfondo eugenetico che si perpetravano, con ritmo impressionante e macabro, all'interno delle mura dell'edificio.
Nella cronaca di quei tristi giorni si assiste non alla follia nazista che, dall'oggi al domani, esplode e sconvolge mezza Europa e la stessa Austria, culla della psicoanalisi da Freud in avanti e grande Paese del pensiero. No, tutt'altro. Sheffer è ottima nel capire e nel trasmettere al lettore come la macchina nera delle teorie assurde di Adolf Hitler non era nient'altro che, più o meno, diretta espressione di correnti di pensiero, ora sotterranee ora più manifeste, che serpeggiavano nella buona e colta borghesia europea.
E proprio in questa borghesia, magari piccola, magari religiosa, nasce lo stesso Asperger, un medico brillante, che studia all'Università di Vienna psichiatria infantile, seguendo i più moderni e aggiornati sistemi didattici. Eppure, proprio in seno a questa modernità che dovrebbe andare verso la salvaguardia dei diritti anche del malato, si cova l'orrore. Il pensiero eugenetico, ovvero la selezione di una razza più sana e resistente alle malattie, inizia a filtrare sempre più, e i maestri e i professori che hanno dato incarichi e onori ad Asperger sono i grandi alfieri di queste teorie.
Ed ecco allora che non nel nome (o meglio, non solo) di Adolf Hitler si uccidono, con mezzi e sistemi immondi, bambine e bambini giudicati non puri, non sani, non corretti per la società europea e occidentale. I bimbi si uccidono nel nome della scienza, perseguendo ideali certamente distorti ma che, almeno nell'evidenza del libro edito da Marsilio, non vanno contro i precetti medico-scientifici.
Siamo insomma ancora a un grado superiore rispetto alla famosa "banalità del Male". Qui il Male si compie nel nome della Ragione, di una Ragione folle certamente, ma che non si presenta come tale, anzi che viene inneggiata quale faro di civiltà e di pulizia per la società intera.
Leggere questo libro oggi è importante, anzi importantissimo perché evidenzia come idee minoritarie e marginali quali, giustappunto, quelle eugenitiche che iniziavano a essere "bisbigliate" in alcuni ambienti sul finire dell'800, improvvisamente possono prendere corpo e forza in un batter d'occhio e diventare le idee dominanti. Far morire di fame o dopo aver praticato indicibili esperimenti sul corpo, un bambino è un atto non soltanto deprecabile, ma che va proprio contro ogni tipo di idea di civiltà, occidentale e non, almeno dal Secolo dei Lumi in avanti. Eppure, non troppo distante dalla Vienna del pensiero, l'orrore irrazionale e scientifico al tempo stesso divampava. Una lettura non facile ma decisiva, ancora una volta, per le sorti del nostro mondo.
Mattia Nesto