di Jennifer Haigh
Bollati Boringhieri, ottobre 2018
Traduzione di Mariagiulia Castagnone Prati
pp. 507
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,00 (ebook)
La Pennsylvania rurale non è un luogo che affascina la gente, almeno di solito. Ma ciclicamente, periodicamente, le sue viscere suscitano l'interesse generale. Forate, spogliate, messe a fuoco, costituiscono un'offerta votiva ai bisogni della collettività. (p. 21)
Un maledetto lavoro in una prigione mentre tua moglie e tua figlia vivono in un prefabbricato poco più grande di una roulotte; la lotta quotidiana per far affermare l'allevamento e la coltivazione biologici in una comunità tanto ancorata alla tradizione da additare con stupore la tua compagna, pur sapendo da anni che sei omosessuale; la difficoltà a rifarti una vita dopo la morte di tuo marito, dopo che hai faticato ad affermarti come pastore donna; la desolazione, attorno, di una cittadina come Bakerton, che per anni è stata sfruttata come giacimento minerario e poi è stata abbandonata. Non è desolazione, questa? Se tu fossi messo come loro, non ti lasceresti affascinare dalla proposta della Dark Elephant, che un bel giorno sguinzaglia i suoi agenti immobiliari sul territorio con una proposta del genere: «Non dovete fare niente - dice con un sorriso da bravo nipote. Firmate i documenti e aspettate che vi arrivi l'assegno»?
Forse, se a braccare gli abitanti di Bakerton non ci fossero da anni la miseria e la sensazione di aver perso l'opportunità per realizzarsi, qualcuno leggerebbe meglio le condizioni quasi illeggibili in calce al contratto... E invece... Non tutti, ma in molti firmano senza riflettere, addirittura a volte senza consultare il coniuge, ingenuamente convinti che quella sarebbe stata la svolta.
E noi lettori percepiamo fin da subito, nelle prime pagine, la sensazione che le ingenue speranze degli abitanti di Bakerton saranno tradite, perché non si può pensare che trivelle, gas naturale, macchine di enormi dimensioni non mettano davvero sottosopra la cittadina. Se all'inizio avviene una rivoluzione positiva (i lavoratori macchine sono tanti e smuovono l'economia della città, riempiendo i bar, gli alberghi, portando un po' di novità tra i locali ormai intorpiditi dal conoscersi fin troppo bene l'un l'altro), ben presto i problemi si avvicendano. Tanto per cominciare, visti gli ingenti costi, i lavori di trivellazione non si fermano mai, i lavoratori si alternano in logoranti turni di dodici ore, avendo ben pochi giorni di ferie disponibili per raggiungere la famiglia, spesso lontana chilometri. Non c'è tutela per loro, ma a mali estremi... E per i cittadini questo lavoro incessante provoca rumore molesto, mentre interi campi, orti, giardini vengono spazzati via dalla furia delle macchine.
Non passa molto perché nasca un dubbio atroce: è possibile che tutto questo non abbia conseguenze sull'ambiente e sulla salute degli abitanti? Tra sintomi forse imputabili alle conseguenze dei lavori e ansie contagiose quanto un'epidemia, serpeggiano sempre più paure, diffidenze, sfiducia, disillusione, aggressività.
Niente è come sembra: nel suo romanzo corale L'America sottosopra, Jennifer Haigh è ben attenta ad affondare la penna in un terreno comune che lentamente si spacca di racconto in racconto, frazionandosi in ramificazioni progressive, ma anche inaspettate. Così la netta dicotomia tra buoni e cattivi che sembriamo cogliere nelle primissime pagine si rivela invece un giacimento di sentimenti ben più complessi e spuri: per resistere, ci si costruiscono spesso protezioni ben più pesanti e spesse di due chilometri di terreno... E così a metà romanzo scopriamo che anche le famiglie che abbiamo imparato a conoscere nascondono scheletri nell'armadio: amori irrisolti, dipendenze da stupefacenti, ipocondria patologica, attrazioni extraconiugali,... Per scoprire tutti questi doppifondi di esistenze, Jennifer Haigh sceglie una narrazione fortemente segmentata, non solo marcata da numerosi cambi di scena, ma anche da lunghi flashback che talvolta toccano solo tangenzialmente le vicende dei personaggi noti e che si rinsalderanno alla narrazione principale solo più in là. Questo permette di portare alla luce anche ulteriori insabbiamenti di incidenti ambientali pericolosissimi, messi a tacere per la quiete pubblica (e politica), disinteressandosi delle conseguenze.
Tutto resta uguale, sembra suggerire l'autrice, a mano a mano che si procede con la lettura: semmai sono i nomi delle aziende a cambiare, gli interessi in gioco, ma le conseguenze sono ugualmente enormi rischi e la progressiva distruzione del pianeta, riflessa bene dalla distruzione della Pennsylvania, di Bakerton e, in uno zoom progressivo, delle vite dei suoi abitanti.
L'unico rischio, in un romanzo corale tanto complesso, è che le singole storie scolorino un po' le une nelle altre e che, all'incontro dell'ennesimo nuovo personaggio, il lettore resti un po' disorientato rispetto alla vicenda principale. Ma Haigh è ugualmente abile a riannodare i fili, per riportare anche il lettore meno concentrato al vero nocciolo del romanzo: l'eterna lotta tra etica e realizzazione di sé, responsabilità personale e collettiva, interesse del singolo e speculazione estrema, benessere economico e serenità psicologica. Basta poco per un'implosione dalle conseguenze disastrose. E Bakerton lo scoprirà a sue spese, ma sopra ogni disastro, un giorno, si poserà la polvere del silenzio.
GMGhioni
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