di Alessandro Vanoli
Edizioni Il Mulino, 2018
pp. 209
€ 15 (cartaceo)
€ 7,69 (ebook)
Quando pensate alla parola "inverno", cosa vi viene immediatamente in mente? La neve, il Natale, il bianco, il freddo? Non c'è sicuramente una sola possibilità, ma in ogni caso la risposta non esiste fin dall'inizio dei tempi, è frutto della nostra cultura, del periodo storico in cui ci troviamo e dei nostri retaggi dell'infanzia.
Raccontare l'inverno, dunque, è tutt'altro che semplice: occorre documentarsi a fondo, per non giudicare un po' ingenuamente il passato con gli occhi di oggi; bisogna anche selezionare tra moltissime fonti, che offrono eventi storici, folclore, riti, leggende, usi e costumi, conoscenze scientifiche,...
Dunque, ci vogliono capacità da storico ma anche finezza da scrittore per poi rimescolare piacevolmente le tante carte sull'inverno: e Alessandro Vanoli è la persona giusta per farlo. I capitoletti che affrontano questo viaggio attraverso tanti inverni, dai tempi delle glaciazioni a oggi, sono a dir poco suggestivi, partono dalla consapevolezza che «è il passato che abita noi; spesso nascosto in un luogo profondo, ma non per questo meno capace di vita. Come la natura dell'inverno appunto» (p. 25). Si alternano aneddoti storici a questioni etimologiche (ad esempio, da dove deriva la parola "inverno"?), si toccano nozioni meteorologiche fondamentali per capire la vita dei soldati di Cesare, quindi Vanoli ci racconta i retroscena di personaggi carnevaleschi come Arlecchino, apre parentesi su fiabe note come la nostra Cenerentola, ci presenta quadri che ancora oggi ci stupiscono per la vividezza delle loro rappresentazioni della stagione più rigida... E capiamo, ancora una volta, quanta vicinanza e quante differenze ci uniscono e dividono dai nostri antenati. Sono uomini diversi da noi, i nostri predecessori, abituati a vivere al freddo e a lottare ogni anno contro carestie, fame, malattie tipiche dell'inverno, con una forza che non osiamo neanche immaginare. Hanno dovuto affrontare mesi ben più inospitali dei nostri, tanto gelati che persino il Canal Grande di Venezia, il Reno e altri grandi corsi d'acqua si sono ghiacciati. Ma sono anche gli stessi che ci hanno lasciato quadri preziosi, loro che hanno accettato la sfida di dipingere l'inverno secondo la sensibilità della propria epoca. E infatti al centro di questo volumetto è possibile sfogliare un breve percorso tra le diverse rappresentazioni pittoriche dell'inverno: se da un lato ci troveremo a sognare, trasferendo spesso nelle immagini la nostra stessa idea di freddo, dall'altro avremo modo di misurare la differenza tra loro e noi.
È poi irrinunciabile la trattazione del Natale: quando è stato festeggiato? E come? E quando è nato Babbo Natale? È sempre stato festeggiato qualcosa nei mesi più gelidi?
Tra conferme o smentite di nostre convinzioni e piacevoli scoperte, Inverno di Alessandro Vanoli è un bellissimo omaggio alla stagione più fredda e a quell'attesa che porta in noi, ogni anno, perché «il silenzio, il buio e l'abbandono ci fanno paura e perché in fondo vogliamo, dobbiamo, credere a quell'inesausta speranza di rinascita che ci portiamo dentro» (p. 180).
GMGhioni