Sera in paradiso
di Lucia Berlin
Bollati Boringhieri, novembre 2018
Traduzione di Manuela Faimali
pp. 275
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
A volte a distanza di anni ti guardi indietro e dici quello è stato l'inizio di... o eravamo così felici all'epoca... prima... dopo... Oppure pensi sarò felice quando... non appena avrò... se noi... (p. 147)
Raccontare il presente, il futuro per come si delineerà, oppure far proprio il passato e riviverlo, rimasticandolo sotto forma di una narrazione in diretta, anche se a distanza di anni. Lucia Berlin è perlopiù partita dall'esperienza reale per ottenere la pasta densa e succosa dei suoi racconti, di ambientazione diversa, eppure così ben riconoscibili per quel gusto di verosimiglianza e gli ingredienti della quotidianità, che colpiscono, annientano e lasciano pensare.
Se non sempre la voce narrante è femminile, anche in presenza della terza persona è il punto di vista delle donne a essere rappresentato appieno: solidali tra loro, pronte al sacrificio, ora forti, ora rinunciatarie, ora impantanate nella mediocrità, ora ambiziose, hanno tutte una forza narrativa notevole.
Le loro non sono mai vite semplici - cosa che, d'altra parte, non genererebbe particolare interesse per il lettore -, ma è proprio il conflitto a generare slanci, svolte, cambiamenti che non di rado si configurano come un viaggio lontano. Temporanei o duraturi, i viaggi sono sempre rivoluzioni per i protagonisti. In tale ottica, la contrapposizione tra città e campagna non è rara, e anzi si fa strappo dalle proprie radici, che restano testardamente vive: il cambiamento è congenito nei personaggi di Berlin, ma non sempre questo è migliorativo. Perché il tempo sorprende, decide arbitrariamente se accontentare le aspettative dei protagonisti o ribaltare ciò che loro desideravano. È la reazione dei protagonisti, allora, a interessare di più, il loro porsi in relazione con un presente che spesso è insensato. E così anche le relazioni amorose e/o sessuali sembrano spesso dettate dal caso, sono "inevitabili", come viene affermato dalla stessa Berlin: ma - teniamolo bene a mente - non previsto non significa indesiderato. Non ci sono vittime (perlomeno, non consce di esserlo) nella sua narrativa; ci sono donne e uomini che, messi davanti a una possibilità di destino, scelgono, spinti spesso dall'impulsività, non dall'apatia. O indotti da sostanze stupefacenti e alcoliche. E per quanto questo sembri fantastico, è il mondo reale:
«È stato pulito per tanto tempo, Maya. Tornerà a esserlo. Porta pazienza. Ama te e i bambini. È un uomo davvero bellissimo, un uomo con un bellissimo animo nobile. E tu lo ami tanto... Porta pazienza».
Maya annuì mentre Liz parlava, tremando, battendo i denti.
«Voglio tornare nel mondo reale» disse.
Liz indicò le palme verdi, il cielo. «Questo è reale, Maya. Sei solo esausta» (pp. 180-181, da "La barca de la ilusión")
Sì, perché la società raccontata da Lucia Berlin è soprattutto fatta di medietà: la ricerca di una migliore situazione economica, alternata alla rassegnazione e all'accontentarsi di colmare almeno i bisogni più basilari («Cristo santo [...] Leviamoci da questo manicomio, mettiamoci qualcosa nella pancia», p. 195), tra uomini che vanno al night club e giocano il loro misero stipendio per non pensare a cosa accade a casa, mentre le donne si arrabattano per tirare alla fine del mese e soffrono silenziosamente per il loro presente («Quando se ne andò Maggie smise di piangere, fumò una sigaretta, vuotò il bicchiere», p. 221). E intanto si lotta. È stata anche l'esperienza diretta della scrittrice, quella di cambiare spesso lavoro per poter mantenere la famiglia numerosa (di ben quattro figli) e contemporaneamente continuare a scrivere. E, per quanto la sua ostinazione sia stata ben ripagata dai riconoscimenti letterari e da una cattedra negli anni Novanta, sono tanti gli anni in cui Lucia Berlin ha conosciuto l'incertezza economica, proprio come i suoi personaggi. Ma il suo viaggiare, incontrare persone nuove, cambiare lavoro hanno portato nuove storie di vita.
Strumento d'eccellenza per questa fine indagine psicologica e sociale è sempre il dialogo, vero punto di forza della narrativa di Lucia Berlin: credibilissimo, può procedere anche in scambi di battute serrate che ben mantengono la personalità di personaggi, che il lettore riconosce, pur avendoli incontrati per la prima volta poche pagine prima. Caratterizzare non è da tutti, e certamente Lucia Berlin ha questo talento da vera osservatrice, che non fagocita passivamente il reale, ma lo seleziona e lo rimpasta a suo piacimento.
Una nota merita anche l'escursione lessicale, che va dai registri più popolari, con turpiloquio laddove necessario, fino a punte di grande lirismo nelle descrizioni paesaggistiche che denotano grande attenzione agli elementi cromatici («Il sole tramontò con un sibilo mentre l'onda lambiva la spiaggia», ad esempio, p. 264).
Regina dei contrasti - lessicali, dialogici, di classe, di genere -, Lucia Berlin racconta l'umanità più disparata godendo segretamente di quella eterna fucina di idee che è l'imprevedibilità del reale.