L'altro lato del paradiso
Cinquant'anni in Valgrande
di Alberto Paleari
Ulrico Hoepli Editore, 2018
pp. 205
€ 22,90 (cartaceo)
€ 18,99 (ebook)
Il nuovo viaggio letterario di Alberto Paleari si snoda
attraverso le gole e i sentieri impervi della Valgrande, quel Mato Grosso di
casa nostra che si estende dalle alture dell'Ossola fino ad affacciarsi sulle
sponde piemontesi del Lago Maggiore. Parco Nazionale dal 1992, questo
territorio - unico in Italia - ha una storia e un fascino del tutto particolare.
La Valgrande, infatti, è un ambiente con un'identità
ineguagliabile e multiforme nell'immaginario di chi vive in zona e soprattutto
di tutti i frequentatori della montagna.
Territorio inospitale, insidioso e selvaggio, quest'area è
stata una miniera di legname che per secoli ha inciso sull'economia locale, un
rifugio impenetrabile per chi fuggiva o doveva nascondersi, una sfida per
escursionisti e rocciatori, una trappola per i turisti sprovveduti e mal
equipaggiati. Insomma, un ambiente dai mille volti a seconda del punto di
vista e della necessità specifica.
Paleari descrive la Valgrande della sua gioventù, una foresta impenetrabile e spaventosa come quella delle storie che ci raccontavamo da bambini per sfidare la paura, magari durante un temporale in montagna:
Paleari descrive la Valgrande della sua gioventù, una foresta impenetrabile e spaventosa come quella delle storie che ci raccontavamo da bambini per sfidare la paura, magari durante un temporale in montagna:
Allora la Valgrande era veramente selvaggia, non ci andava nessuno, sentieri non ce n'erano e quei pochi si perdevano facilmente; [...] Il bello era proprio che non c'era nessuno e che ci si perdeva.
Non per nulla questa sorta di green hole divenne, durante i mesi della Resistenza, la Foresta di Sherwood per i Partigiani in fuga dai rastrellamenti di tedeschi e repubblichini che mai osarono addentrarsi più di tanto in quella selva oscura.
La Valgrande di oggi, spiega Paleari, è sicuramente molto più frequentata, addirittura da comitive di escursionisti, anche grazie al lavoro di recupero dei sentieri messo in opera in seguito all'apertura del Parco Nazionale; tuttavia il cuore dell'area rimane un luogo pericoloso in cui è facile perdere l'orientamento e dove le ricerche dei dispersi si protraggono per giorni, talvolta senza esito. Insomma, non certo la meta per una scampagnata domenicale, piuttosto un'area che richiede l'aiuto di guide esperte e di percorsi pianificati.
Ci accompagnano in questa incursione i tanti personaggi descritti da Paleari: alpigiani, guide, compagni di escursioni, Partigiani, familiari, amici, e anche quelli che l'autore non ha incontrato direttamente ma che riporta in vita attraverso i racconti di chi li conobbe.
La Valgrande di oggi, spiega Paleari, è sicuramente molto più frequentata, addirittura da comitive di escursionisti, anche grazie al lavoro di recupero dei sentieri messo in opera in seguito all'apertura del Parco Nazionale; tuttavia il cuore dell'area rimane un luogo pericoloso in cui è facile perdere l'orientamento e dove le ricerche dei dispersi si protraggono per giorni, talvolta senza esito. Insomma, non certo la meta per una scampagnata domenicale, piuttosto un'area che richiede l'aiuto di guide esperte e di percorsi pianificati.
Ci accompagnano in questa incursione i tanti personaggi descritti da Paleari: alpigiani, guide, compagni di escursioni, Partigiani, familiari, amici, e anche quelli che l'autore non ha incontrato direttamente ma che riporta in vita attraverso i racconti di chi li conobbe.
Un testo di Alberto Paleari non è - ormai lo sappiamo - un semplice
libro sulla montagna o una guida turistica; ne L'altro lato del paradiso
troviamo una descrizione della Valgrande resa sotto prospettive molteplici e
diverse fra loro, sempre però legata in modo perfettamente organico alle
vicende personali dell'autore, che queste zone frequenta fin dall'adolescenza,
tanto da far pensare a una forma di Bildungsroman che rappresenti la sua
maturazione sia nell'ambito dell'alpinismo sia in quello della capacità
narrativa, derivante da un'osservazione attenta e consapevole della natura e
dell'arte e grazie a una curiosità intellettuale che si esplicita
attraverso le numerosi incursioni in campo storico e letterario.
Stefano Crivelli