Nemici
Una storia d'amore
di Isaac Bashevis Singer
Adelphi, 2018
Traduzione di Marina Morpurgo
pp. 257
€ 18 (cartaceo)
Si fa fatica a non gridare al miracolo laico della letteratura, o se si preferisce delle storie scritte veramente bene, quando si legge Nemici. Una storia d'amore di Isaac Bashevis Singer uscito per Adelphi nell'ottima traduzione di Marina Morpurgo. Le vicende di Herman e delle tre donne, Jadwiga, Masha e Tamara, che finiranno a vivere, amare e perdersi con lui sono infatti trattate da Singer con la penna del grande romanziere, in una New York ebraica e brulicante di vita che ci entra dentro come un coltello nel burro.
Già, il burro che ricopre i bagel di cui i protagonisti si cibano è un buon mezzo per spiegare la struttura del romanzo stesso che, appunto, morbido e appetitoso come un panetto di burro, finisce per avvolgere il lettore, che ne rimane avvinghiato, sedotto e incuriosito dalla sensualità estrema di Herman, l'uomo all'apparenza meno sensuale di tutti e che invece riesce, laddove in molti falliscono, a conquistare il cuore, forse la mente, mai i corpi delle tre donne sopracitate. Tre donne che sono tre archetipi certo ma che Singer rende piene di vite, staccandole dal ruolo ancillare di semplici comparse per ergersi, chi più chi meno, con la possanza delle protagoniste.
Ed ecco allora Jadwiga, la contadina polacca che presta servizio nella casa di Herman come domestica ma che, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e all'avanzare dell'invasione nazista, sarà colei che, in spregio a una buona dose di buonsenso e anche ai consigli della famiglia, finirà per proteggere, sfamare e accudire Herman, nascondendolo in un granaio e facendogli passare indenne gli anni della guerra. Per questo motivo l'uomo, grato, quasi in colpa con la donna, finirà per sposarla (nel frattempo gli aveva portato via moglie e figli) e portarla a New York, dove si trasferirà. Lei sarà la dea del focolare, la donna che si prenderà cura della casa rendendola linda e pinta come una reggia e che, in totale adorazione nei confronti del marito/padrone (ma non in senso negativo, quanto lavorativo, antico ricordo di quando prestava servizio) e che la porterà ad abbracciare la religione ebraica e imparare lo yiddish.
Masha è il sesso, Masha è il desiderio, Masha è, soprattutto, la pulsione alla vita sempre e comunque. Frenetica e praticamente insonne per tutto il libro, è una scheggia mentre si aggira per New York passando, senza soluzione di continuità, dal suo lavoro presso una tavola calda al letto del suo amante/amoroso Herman. Così distante dal magro e oscuro scrittore per commissione, Masha viene descritta da Singer non solo come bella ma desiderabile, anzi essenza stessa del desiderio per ogni uomo. Eppure lei, ancora qui rimane insondabile il mistero della "specialità" di Herman, si invaghisce, come nessuno, di quest'ultimo. Ed egli non pare invece mai davvero lanciarsi nel sentimento ma neppure è capace di staccarsene. Masha è un buco nero che, al tempo stesso, brucia e dona energie.
Infine Tamara, la moglie ma soprattutto la consigliera di Herman, unica in grado di tenere testa, a livello intellettuale ad un individuo come Herman dotato di una sapienza magari non infinita ma certamente molto sviluppata. Tamara, data per morta in guerra, ritorna come un fantasma nella vita del marito. Tuttavia la perdita dei figli è come se tracciasse un solco profondo nella coppia. una coppia che, nonostante non sia più tale, finisce inevitabilmente per avvicinarsi sempre più in un gioco a sprofondare che Singer racconta utilizzando tutta la sua immensa classe.
Su questo impianto tripartito si inserisce sullo sfondo una New York brulicante, con personaggi, magari terziari, che però si inseriscono perfettamente non solo nella vicenda ma anche nella mente del lettore. Lettore che, una volta terminato il romanzo, non può che celebrare, ancora una volta, il miracolo laico della scrittura. Pasteggiando a burro e bagel chiaramente.
Mattia Nesto
Mattia Nesto
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