Negativa
di Alessandro Baronciani
Bao Publishing, 2018
pp. 160
€ 20,00
Dopo Le ragazze nello studio di Munari, (ri)pubblicato da Bao nel 2017, Alessandro Baronciani mette di nuovo una protagonista femminile al centro di Negativa, il suo ultimo lavoro, uscito a sua volta per la casa editrice milanese. E la sceglie bella (anzi bellissima), con una professione che la fa desiderare ai più (è una modella) e un nome che la fa brillare (si chiama Stella). Dunque, ricapitolando: bella, modella e Stella. Una rima baciata che è già tutto un programma: fastidiosa nel suo essere così scontata e stucchevole, disturbante come la musichetta di un carillon; una nenia che, in perfetto contrasto e contrappunto didattico, trova il suo contraltare nella vicenda orrorifica (meglio: splatter) in cui la giovane donna si viene a trovare. Una storia che la riguarda e che riguarda tutti noi, perché interrogarsi sulla tenebra – la nostra tenebra – è fare i conti con l’ombra: quella che, come recita la canzone, viene di notte e ci fa il verso. Per non parlare di quello che osa compiere quando perdiamo il controllo su di lei.
La vita di Stella, «la ragazza più fotografata al mondo» e che è stata così tanto tempo sotto i flash «che è come se non avesse un’ombra», potrebbe sembrare la quintessenza del glamour più invidiabile: da un set a un red carpet, passando per gli affollatissimi concerti del suo fidanzato. Ovunque ammirata, ovunque desiderata, ovunque squadrata da cima a fondo per la sua irresistibile apparenza. Eppure si capisce subito che qualcosa non va, e che proprio l’abitudine di farsi accecare dalla luce dei riflettori – quasi una gara, per lei che ha occhi capaci di silenziare l’intero firmamento – finirà in qualche maniera con l’avere conseguenze oltremodo granguignolesche: una serie di delitti commessi da una presenza perturbante, una lunga scia di sangue scuro che forse avrà fine quando Stella, con la “complicità” della metafora fotografica, comprenderà meglio il senso del suo rapporto tra luce e ombra.
Solo nero, bianco e grigio, dunque, per questa storia illustrata da Baronciani con tratto spesso e sicuro, con tavole dalle vignette irregolari che a volte si espandono a tutta pagina, e in cui la voce narrante tende a confondersi scientemente con quella di Stella e degli altri personaggi. Una storia resa tecnicamente più “sensuale” dalla presenza di alcuni inserti a cancelletto, che impongono al lettore il compimento di un’azione che forse preferirebbe evitare; proprio come quando, nel guardare un horror, le scene particolarmente cruente suscitano la reazione istintiva di coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie, con il risultato che il goffo tentativo di sottrarsi allo shock è del tutto vano. Allo stesso modo, il libro chiede di essere aperto un altro po’: chi legge deve sporgersi oltre un certo limite, spostare un certo lenzuolo, farsi assordare da un certo rumore, ascoltare una certa confessione… Non per capire meglio, si badi, ma se possibile per dubitare ancora di più su ciò che sta scoprendo.
Negativa si legge in tutta fretta, con impellenza, nel bisogno di sapere come andrà a finire e che cosa ne sarà di Stella (e un po’ anche di noi): il fumetto scorre via quasi fosse una sola e ininterrotta scena di inseguimento, in cui la distinzione tra chi sta indietro e chi sta davanti non è – non può essere – netta. Così, per meglio apprezzare il modo in cui i ruoli tendono a virare l’uno nell’altro, bisogna prepararsi a rileggere il tutto più di una volta, passando dal flash forward al ralenti. Ma non è detto che le nuove visioni saranno più chiare o definitive, al contrario. Baronciani sembra volerci lasciare in balia di più di un dubbio: sulla storia che ci ha raccontato, sulla relazione tra realtà e sogno (meglio: incubo) e sulla nettezza di dualismi quali bianco e nero, vero e falso, luce e ombra. Negativa è così: ermetico, criptico, simbolico. Un fumetto sfuggente, vivo di inquietudine, e che si lascia dietro la tipica insoddisfazione dei libri sensati, fitti di domande che non ammettono risposte scontate.
Cecilia Mariani
di Alessandro Baronciani
Bao Publishing, 2018
pp. 160
€ 20,00
Dopo Le ragazze nello studio di Munari, (ri)pubblicato da Bao nel 2017, Alessandro Baronciani mette di nuovo una protagonista femminile al centro di Negativa, il suo ultimo lavoro, uscito a sua volta per la casa editrice milanese. E la sceglie bella (anzi bellissima), con una professione che la fa desiderare ai più (è una modella) e un nome che la fa brillare (si chiama Stella). Dunque, ricapitolando: bella, modella e Stella. Una rima baciata che è già tutto un programma: fastidiosa nel suo essere così scontata e stucchevole, disturbante come la musichetta di un carillon; una nenia che, in perfetto contrasto e contrappunto didattico, trova il suo contraltare nella vicenda orrorifica (meglio: splatter) in cui la giovane donna si viene a trovare. Una storia che la riguarda e che riguarda tutti noi, perché interrogarsi sulla tenebra – la nostra tenebra – è fare i conti con l’ombra: quella che, come recita la canzone, viene di notte e ci fa il verso. Per non parlare di quello che osa compiere quando perdiamo il controllo su di lei.
La vita di Stella, «la ragazza più fotografata al mondo» e che è stata così tanto tempo sotto i flash «che è come se non avesse un’ombra», potrebbe sembrare la quintessenza del glamour più invidiabile: da un set a un red carpet, passando per gli affollatissimi concerti del suo fidanzato. Ovunque ammirata, ovunque desiderata, ovunque squadrata da cima a fondo per la sua irresistibile apparenza. Eppure si capisce subito che qualcosa non va, e che proprio l’abitudine di farsi accecare dalla luce dei riflettori – quasi una gara, per lei che ha occhi capaci di silenziare l’intero firmamento – finirà in qualche maniera con l’avere conseguenze oltremodo granguignolesche: una serie di delitti commessi da una presenza perturbante, una lunga scia di sangue scuro che forse avrà fine quando Stella, con la “complicità” della metafora fotografica, comprenderà meglio il senso del suo rapporto tra luce e ombra.
Solo nero, bianco e grigio, dunque, per questa storia illustrata da Baronciani con tratto spesso e sicuro, con tavole dalle vignette irregolari che a volte si espandono a tutta pagina, e in cui la voce narrante tende a confondersi scientemente con quella di Stella e degli altri personaggi. Una storia resa tecnicamente più “sensuale” dalla presenza di alcuni inserti a cancelletto, che impongono al lettore il compimento di un’azione che forse preferirebbe evitare; proprio come quando, nel guardare un horror, le scene particolarmente cruente suscitano la reazione istintiva di coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie, con il risultato che il goffo tentativo di sottrarsi allo shock è del tutto vano. Allo stesso modo, il libro chiede di essere aperto un altro po’: chi legge deve sporgersi oltre un certo limite, spostare un certo lenzuolo, farsi assordare da un certo rumore, ascoltare una certa confessione… Non per capire meglio, si badi, ma se possibile per dubitare ancora di più su ciò che sta scoprendo.
Negativa si legge in tutta fretta, con impellenza, nel bisogno di sapere come andrà a finire e che cosa ne sarà di Stella (e un po’ anche di noi): il fumetto scorre via quasi fosse una sola e ininterrotta scena di inseguimento, in cui la distinzione tra chi sta indietro e chi sta davanti non è – non può essere – netta. Così, per meglio apprezzare il modo in cui i ruoli tendono a virare l’uno nell’altro, bisogna prepararsi a rileggere il tutto più di una volta, passando dal flash forward al ralenti. Ma non è detto che le nuove visioni saranno più chiare o definitive, al contrario. Baronciani sembra volerci lasciare in balia di più di un dubbio: sulla storia che ci ha raccontato, sulla relazione tra realtà e sogno (meglio: incubo) e sulla nettezza di dualismi quali bianco e nero, vero e falso, luce e ombra. Negativa è così: ermetico, criptico, simbolico. Un fumetto sfuggente, vivo di inquietudine, e che si lascia dietro la tipica insoddisfazione dei libri sensati, fitti di domande che non ammettono risposte scontate.
Cecilia Mariani