L’eleganza
di Alfredo de Giglio
Agenzia Alcatraz Edizioni, 2018
pp. 126
€ 18,00
Secoli e secoli di studi e letteratura sull’argomento, e c’è ancora chi crede che essere eleganti significhi bardarsi a festa: un malinteso diffuso, al crocevia tra eccessi di volgarità e assenza di tempismo. Perché non solo la vera eleganza è sinonimo di sobrietà, ma questa dimensione – che è propria dello spirito prima ancora che del corpo e dei suoi rivestimenti – non conosce né stagione né orario. Quanta confusione, tuttavia, a riguardo! E quanto profonda la persuasione che per fare bella figura con il prossimo (laddove si annida un altro errore: si è eleganti prima di tutto per rispetto di sé e della propria individualità) sia necessario ostentare affettazione e sfoggiare il nuovo-nuovissimo, il costoso-costosissimo, il chiassoso-chiassosissimo. Se il problema vi pare di poca o nulla importanza rispetto a emergenze di altro settore, beh, avete torto. Perché l’eleganza non è un traguardo, ma un principio, e il suo rispetto e la sua cultura incidono sull’uomo e sul suo stare al mondo con conseguenze molto più significative di ciò che si potrebbe pensare. Se non ci credete, dovete leggere un volumetto prezioso intitolato, per l'appunto, L’eleganza, ideato e scritto da Alfredo de Giglio (fondatore, nel 2010, di www.stilemaschile.it) e appena dato alle stampe da Agenzia Alcatraz Edizioni.
di Alfredo de Giglio
Agenzia Alcatraz Edizioni, 2018
pp. 126
€ 18,00
Secoli e secoli di studi e letteratura sull’argomento, e c’è ancora chi crede che essere eleganti significhi bardarsi a festa: un malinteso diffuso, al crocevia tra eccessi di volgarità e assenza di tempismo. Perché non solo la vera eleganza è sinonimo di sobrietà, ma questa dimensione – che è propria dello spirito prima ancora che del corpo e dei suoi rivestimenti – non conosce né stagione né orario. Quanta confusione, tuttavia, a riguardo! E quanto profonda la persuasione che per fare bella figura con il prossimo (laddove si annida un altro errore: si è eleganti prima di tutto per rispetto di sé e della propria individualità) sia necessario ostentare affettazione e sfoggiare il nuovo-nuovissimo, il costoso-costosissimo, il chiassoso-chiassosissimo. Se il problema vi pare di poca o nulla importanza rispetto a emergenze di altro settore, beh, avete torto. Perché l’eleganza non è un traguardo, ma un principio, e il suo rispetto e la sua cultura incidono sull’uomo e sul suo stare al mondo con conseguenze molto più significative di ciò che si potrebbe pensare. Se non ci credete, dovete leggere un volumetto prezioso intitolato, per l'appunto, L’eleganza, ideato e scritto da Alfredo de Giglio (fondatore, nel 2010, di www.stilemaschile.it) e appena dato alle stampe da Agenzia Alcatraz Edizioni.
Da vero Gentiluomo, Alfredo de Giglio non farà discriminazioni di genere: la sua non è una pubblicazione di esclusivo target maschile, e questo concetto viene esplicitato immediatamente nella presentazione del contenitore editoriale, ovvero la collana Black Tie, ideata e curata da Alex Pietrogiacomi; una collana che, come quest'ultimo spiega nella nota di apertura, «indaga la bellezza in ogni sua forma» e «vuole avvicinare attraverso pensiero, azione, ricerca e lettura tutti gli uomini e le donne che hanno il desiderio di riscoprire il vero lusso nella vita: il Tempo, lo Spazio, il Silenzio» (p. 5). Un progetto che non vuole porsi nemmeno sotto l’antipatica cifra dell’esclusività:
«Black Tie non vuole essere settoriale o “per pochi” e riconosce ogni linguaggio che porti a una comprensione dell’eleganza, del bien vivre, dell’educazione alla riappropriazione della propria dimensione elegante, senza mai salire in cattedra e rivolgendosi a giovani curiosi, uomini e donne eleganti, che hanno fatto della loro vita un continuo percorso di scoperta» (p. 5).
A conferma, insomma, del fatto che d’intorno c’è un grande bisogno di eleganza, oltre ogni differenziazione dovuta a sesso, età, professione e status. E del resto come dare torto all’autore e al suo sodale Pietrogiacomi, che nella Prefazione continua con il descrivere una contemporaneità divenuta del tutto estranea alla triade cosiddetta U.N.A., in cui Unità, Nettezza e Armonia vanno di pari passo con il senso della sobrietà, della coerenza e della costanza? La questione e la materia sono oltremodo complesse, ma per affrontarle de Giglio non sceglie un’impostazione storica, critica o cronologica: L’eleganza non è un saggio monografico sull’evoluzione di questo concetto e sulle sue manifestazioni nelle epoche e nelle culture, bensì un continuo saggio di eleganza offerto in forma rapsodica e aforistica. Nelle tre principali macrosezioni in cui si articola il volume – Elegante Mente: brevi riflessioni eleganti, I Consigli dell’Autore e Il “su misura” sartoriale secondo Alfredo de Giglio, ovvero: Pillole di Eleganza – il lettore troverà infatti una raccolta di riflessioni e sentenze fulminanti sull’argomento che è oggetto principe del libro espresse da alcuni tra i suoi più importanti esperti e studiosi (oltre che “interpreti”), da Honoré De Balzac a Filippo De Pisis, da Domenico Rea a Ivano Comi; l’autore-compilatore non manca nemmeno di dare tutti i riferimenti completi in coda al volume, in una apposita nota di bibliografia essenziale. Le opinioni personali di de Giglio, dunque, si alternano a quelle di celebri “padri” (ma anche “madri”: Irene Brin, Tatiana Tolstoi), rotonde e perfette come le bacche di certe piante sempreverdi. Più che a una lezione ex cathedra, dunque, L’eleganza somiglia quasi a un libro d’ore laico, da sentire e fare proprio non con attitudine “scolastica”, bensì dopo meditazione profonda. Proprio per questo, il presente commento non snocciolerà prevedibili “perle di saggezza elegante”: starà al lettore scegliere per sé quelle che più faranno per lui, e infilarle nel proprio personale “rosario” come più riterrà opportuno.
Chiudono il volume – che è arricchito da bei ritratti e scatti d’atmosfera in bianco e nero, tutti corredati da appositi balloon – due liste di Ispirazioni circa Uomini eleganti e Film eleganti, ovvero gentiluomini e lungometraggi indicati dall’autore come suoi personali riferimenti in carne e ossa o in celluloide. E se tra le pellicole non stupisce ritrovare alcuni capolavori entrati nell’immaginario comune anche per l’eccellenza dei costumi di scena – si pensi a entrambe le trasposizioni di The Great Gatsby (1974 e 2013), o alla diade costituita da Wall Street (1987) e Wolf of Wall Street (2013) – tra i signori stimati da de Giglio compaiono ovviamente numerosi attori, non di rado star hollywoodiane della Golden Age, da Cary Grant a Gary Cooper e risalendo più indietro fino a Fred Astaire e Buster Keaton. Diversi gli italiani e, conforto dei conforti, anche i viventi. Non mancano nemmeno… gli sconosciuti ai più (!) da rintracciare tramite ricerca on line, come invita a fare lo stesso autore. E, vuoi per distrazione o vuoi per lapsus, capita anche che uno di questi signori (in verità un divo molto noto al pubblico del grande schermo) venga menzionato ben due volte. Questa recensione non rivelerà di chi si tratta – il che sarebbe, forse, un atto pignolo (oltre che inelegante) – nella certezza che non appena il lettore individuerà il raddoppio penserà bene anche lui, con franchezza, di infischiarsene. Non poteva esserci, forse, refuso migliore, quasi un implicito spregio a certe volgarissime sindromi di perfezionismo scambiate troppo spesso per eccellenza di bello stilo.
Cecilia Mariani
Chiudono il volume – che è arricchito da bei ritratti e scatti d’atmosfera in bianco e nero, tutti corredati da appositi balloon – due liste di Ispirazioni circa Uomini eleganti e Film eleganti, ovvero gentiluomini e lungometraggi indicati dall’autore come suoi personali riferimenti in carne e ossa o in celluloide. E se tra le pellicole non stupisce ritrovare alcuni capolavori entrati nell’immaginario comune anche per l’eccellenza dei costumi di scena – si pensi a entrambe le trasposizioni di The Great Gatsby (1974 e 2013), o alla diade costituita da Wall Street (1987) e Wolf of Wall Street (2013) – tra i signori stimati da de Giglio compaiono ovviamente numerosi attori, non di rado star hollywoodiane della Golden Age, da Cary Grant a Gary Cooper e risalendo più indietro fino a Fred Astaire e Buster Keaton. Diversi gli italiani e, conforto dei conforti, anche i viventi. Non mancano nemmeno… gli sconosciuti ai più (!) da rintracciare tramite ricerca on line, come invita a fare lo stesso autore. E, vuoi per distrazione o vuoi per lapsus, capita anche che uno di questi signori (in verità un divo molto noto al pubblico del grande schermo) venga menzionato ben due volte. Questa recensione non rivelerà di chi si tratta – il che sarebbe, forse, un atto pignolo (oltre che inelegante) – nella certezza che non appena il lettore individuerà il raddoppio penserà bene anche lui, con franchezza, di infischiarsene. Non poteva esserci, forse, refuso migliore, quasi un implicito spregio a certe volgarissime sindromi di perfezionismo scambiate troppo spesso per eccellenza di bello stilo.
Cecilia Mariani
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