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La nuova collana Gotica di Skira e il morso della critica

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Natale è nel cuore della gente, non sul calendario. Ora non sappiamo se questo slogan sia stato già usato da qualche pubblicitario più o meno senza scrupoli, però ci sembrava coerente introdurre questa nostra retrospettiva sulla nuova collana Gotica di Skira in tal modo. Già, perché Il Golem di Gustav Meyrink e Vampiri di Bram Stoker. Joseph Sheridan Le Fanu. John W.Polidori, i due volumi che ad oggi compongono la collana, nonostante abbiano una fortissima connotazione, giustappunto, conica e virata al mondo delle tenebre in realtà si possono recuperare (o, perché no, scoprire) in modo ottimale proprio sotto Natale. 

Ma quindi cosa si può dire di questi due volumi così diversi eppure così simile tra loro? Innanzitutto occorre ravvisare come Skira presenti questi due volumi, proprio a livello di oggetto, in modo molto solido e appariscente, con copertine nere, nero pece e scritte dorate in rilievo che ben si sposano con le atmosfere ivi evocate. Purtroppo però, sempre rimanendo fuori dal testo ma rimanendo nel contesto del piano editoriale, le belle notizie si fermano qui. Infatti sia Il Golem come il rassemblement Vampiri non hanno praticamente apparato critico. Non che sia obbligatorio, per carità, ma specie per una nuova collana e, soprattutto, ancora di più per un volume che raccoglie diverse opere (dal Dracula di Bram Stoker, passando per Il Vampiro di Polidori sino a Carmilla, dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu) non avere un’introduzione o una postfazione è una mancanza grave.

Proprio per il fatto che l’argomento è unitario, i vampiri, e perfettamente gotico, avrebbe giovato molto di più alla collana avere un minimo di apparato critico, ancora meglio se d’autore. Tuttavia, va detto che le traduzioni sono, in ogni caso, davvero eccellenti, specie per quanto concerne Carmilla, che invece, quasi sempre, in Italia aveva ricevuto trattamenti diciamo non consoni.


A livello di contenuti, come giustamente ha sottolineato recentemente Corrado Augias sulle colonne de “Il Venerdì”, Il Golem impressiona per la qualità e l’abilità di Meyrink di evocare le atmosfere e gli ambienti del quartiere ebraico di Praga, così fascinoso nelle descrizioni dei vicoli stretti, delle case alte e austere e delle grandi finestre che si aprono in un dedalo di strade in una città, è il caso di dirlo, magica. Meno riuscito, ma gli appassionati dell’argomento e di quel tipo di letteratura, è l’intreccio del romanzo, che al gusto di un lettore moderno appare un po’ ostico e perfettibile sotto molti punti di vista. Intatto, però, rimane il fascino dell’evocazione di quell’antica leggenda della sapienza ebraica. E insomma: chi di noi non ha provato un brivido freddo, magari durante la lettura in una gelida serata d’inverno, nel guardare la strada di notte dopo essersi perso per le vie di Praga del libro?


Per Vampiri si può fare un discorso differente. Dracula è, ormai è cosa nota, uno dei grandi, grandissimi successi editoriali (anzi autoriali) di tutti i tempi, considerando che, giusto per citare “l’ultimo arrivato”, un recente videogioco, “Vampyr”, si ispira proprio a quelle tematiche. Altro discorso invece per Carmilla e Il Vampiro. Questi due romanzi sono davvero arcaici e un lettore, magari un poco disattento, deve operare un grande sforzo per lasciarsi catturare.

Proprio per questo, e arriviamo al termine di questa nostra discussione, una proposta critica di maggiore impatto (o semplicemente la presenza di una proposta critica tout court) avrebbe dato una mano al lettore, che invece così si sente un po’ abbandonato al proprio destino. Certo molto coerente per una storia di paura come quelle di Le Fanu o Polidori, ma non ideale quando si tratta di libri. Il fascino riuscirà a vincere la difficoltà nell’approccio? Ai lettori, sopravvissuti, l’ardua sentenza.