Ennio Un Maestro
Conversazione tra Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore
HarperCollins, 2018
pp. 334
€ 19,50 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Io ho studiato al Conservatorio di Santa Cecilia, lì ho imparato l'arte della composizione. In realtà dovrei dire che non c'è musicista che non mi abbai influenzato, perché studiare la composizione vuol dire rifare la storia intera della musica. Partire cioè dagli inizi della polifonia per arrivare ai giorni nostri, fino a Stravinskij e oltre. Qualcosa rimane per forza di questa esperienza (p. 7).
Quando penso all'assegnazione dei Premi Oscar tantissime sono le immagini che si affollano nella mente, ma due sono quelle che ricordo con maggior tenerezza: la prima è costituita dalla vittoria come migliore pellicola straniera del film La vita è bella, all'annuncio della quale l'attore toscano Roberto Benigni, in preda alla gioia, saltò sulle poltrone della sala e raggiunse il palco tra le risate generali.
La seconda immagine che mi è assai cara è quella dell'assegnazione del Premio al musicista Ennio Morricone, quando nel 2016 la colonna sonora da lui composta per il film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight, ricevette l'ambito riconoscimento e il compositore si recò al palco al braccio del figlio e, tra la commozione generale, dedicò il premio vinto alla moglie Maria.
Quella dedica mi emozionò moltissimo e così, quando poco tempo fa scoprii che sarebbe presto uscito un libro che raccoglieva l'intervista di Morricone da parte del grande regista siciliano Giuseppe Tornatore, mi sono detta che l'avrei letto di sicuro.
Così mi sono trovata tra le mani Ennio. Un Maestro (HarperCollins, 2018) ma, coloro che si aspettano di trovarvi una captatio benevolentiae nei confronti di Morricone rimarranno delusi: Tornatore, affettuosamente chiamato Peppuccio dal musicista, non risparmia al suo interlocutore "domande scomode", come quando afferma che il pubblico che se lo immagina sempre ispirato potrebbe rimaner deluso nello scoprire che, alla veneranda età di 90 anni, il Maestro ancora ha bisogno di studiare e lavorare per trovare l'ispirazione:
Sulla melodia si lavora. Spesso ho scritto e poi ho cambiato una nota (...). La melodia si può inventare certo, non posso escludere che qualcuno abbia un'idea straordinaria, un'idea spontanea, ma lo ripeto: sulla melodia su lavora. Non è magia, ha delle logiche (p. 13).
Un'immagine di Ennio Morricone e Sergio Leone |
Ennio Morricone ha compiuto 90 anni il 10 novembre e i grandi numeri non li ha fatti solo all'anagrafe, ma anche al cinema: autore di circa 500 colonne sonore, ha all'attivo 70 milioni di dischi venduti, 2 Oscar, 3 Grammy, 4 Golden Globes e un Leone d'oro. Eppure quello che colpisce è la sua straordinaria umiltà, il desiderio di continuare a migliorarsi e il profondo rispetto e amicizia che lo hanno legato (e lo legano ancora oggi) a colleghi e registi con i quali ha lavorato nel corso della sua lunghissima carriera.
Man mano che si prosegue nella lettura dell'intervista, davanti ai nostri occhi scorre la Storia degli ultimi 90 anni del nostro Paese: le immagini più vivide sono legate alla seconda guerra mondiale e all'arrivo degli americani venuti a combattere in Europa, quando sia un giovanissimo Ennio che suo padre Mario, grande trombista, andavano a suonare all'hotel Mediterraneo in via Cavour e all'hotel D'Azeglio e, alla fine della serata, gli Alleati pagavano i musicisti con generi alimentari e sigarette che venivano in seguito rivenduti. Da quella umiliante esperienza deriverà il rifiuto per la tromba di Morricone, che si sarebbe"riappacificato" con il suo suono solo molto tempo dopo.
Tanto altro ci sarebbe da scrivere a proposito delle mille esperienze di questo Maestro indiscusso, dei registi più grandi per i quali ha messo al servizio la sua arte (da Salce a De Sica, da Leone a Tornatore, da De Palma a Montaldo), dell'ostracismo subìto agli inizi della carriera quando il suo insegnante, Goffredo Petrassi (e con lui molti altri), riteneva che per un musicista darsi al cinema fosse un compromesso dal quale ci si dovesse riscattare, delle esperienze vissute ai tempi dello studio al Conservatorio di Santa Cecilia al grande e duraturo amore per la moglie Maria e per i quattro figli. Però al lettore si precluderebbe il gusto della scoperta, si interdirebbe il piacere di perdersi tra gli aneddoti e i racconti di un grande professionista, di un artista che è riuscito a farsi apprezzare prima all'estero e poi anche in patria e a avvicinare il grande pubblico alla musica:
Io dico che il pubblico deve fare un passo verso la musica contemporanea e il compositore ne deve fare uno piccolo verso il pubblico (p. 306).
L'augurio migliore che possiamo fare al Maestro Morricone è quello di continuare a sorprenderci con le sue opere senza tempo, mentre non ci resta che ringraziarlo per quelle che ci ha già donato e che resteranno nel tempo, a testimonianza di quanto universale e bellissimo possa essere il linguaggio della musica:
Un film che dura un'ora e mezza possiamo vederlo solo in un'ora e mezza, e lo stesso vale per un'opera musicale, se dura un quarto d'ora non possiamo ascoltarla in tre minuti. Musica e cinema hanno in comune l'elemento fondamentale del tempo, la temporalità, per questo sono un po' fratello e sorella (pp. 66-67).Ilaria Pocaforza
Social Network