di Michela Marzano
Einaudi, 22 gennaio 2019
pp. 235
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Occhi vacui, ricordi che si ripetono sempre più distorti, identità che si sbriciolano e si ricompongono a casaccio: quanto può far paura la perdita di memoria di chi amiamo? Alessandra, la protagonista di questo toccante romanzo di Michela Marzano, lo scopre nel rivedere la suocera, Annie, completamente cambiata rispetto al loro ultimo incontro. I chilometri di distanza non hanno certo aiutato, come anche la ritrosia del figlio Pierre ad assumersi la propria responsabilità. Solo la notizia di un disastro economico - l'assistente sociosanitaria aveva accesso al conto di Annie e in pochi mesi l'ha portata sul lastrico -, e dunque di una necessità pratica, fa sì che Pierre e la madre si riavvicinino. Ma è difficile accettare la realtà, ovvero che non ci siano possibilità di vedere Annie recuperare la memoria, tornare in sé. Alessandra, dal canto suo, dopo il primo sgomento, si scopre molto più incline ad assecondare la suocera, ad aiutarla a trascorrere il suo tempo serenamente, senza impuntarsi inutilmente su dettagli, date, ricordi che sono ormai slabbrati.
Eppure qualcosa si smuove dentro ad Alessandra, appena si ritrova a svuotare la casa della suocera: e non è solo il disordine a disturbare la sua mania per l'ordine e le classificazioni (anche per questo ha scelto di diventare biologa); è la sensazione di violare lo spazio di una donna che ha conosciuto sempre superficialmente. Gli oggetti lì presenti raccontano una storia che Alessandra non conosce, e, tutto sommato, neanche Pierre, che è invece più angosciato dalla situazione presente e fa di tutto per appellarsi al buonsenso di Alessandra (quante volte, ad esempio, nei dialoghi lui la chiama per nome? Pare un dettaglio irrilevante, ma non lo è, è un'àncora che lo tiene attaccato al presente che si sta disgregando attorno a lui).
Ma Pierre non ignora solo una buona fetta del passato dei suoi genitori: non sa perché Alessandra, anni prima, sia partita dalla Puglia e sia fuggita letteralmente ad abitare a Parigi, dove lui l'ha conosciuta («Pierre e io non parliamo quasi mai del passato», p. 44). È al corrente dei suoi pessimi rapporti con i famigliari, sa che ogni volta che riceve una telefonata dall'Italia Alessandra riattacca e poi cambia umore, però il suo passato è inattingibile. Ale, sempre così presente nella quotidianità, si ritrae e si chiude quando si tratta di parlare di sé, così come ribadisce con forza di non volere figli. Prima o poi, Alessandra dovrà affrontare l'argomento, ma Pierre è paziente, accetta pacatamente i silenzi in nome della sofferenza che vede dipingersi sul volto della donna.
Questo, almeno fino alla malattia di Annie. Lì qualcosa si smuove nel profondo di Alessandra: ci sono strane forme di rispecchiamento, domande che si trova a porsi con angoscia crescente, guardando gli occhi smarriti della suocera. Per anni Alessandra ha pensato che: «certe cose fanno male quando le si nominano, smettere di nominarle significa voltare pagina, sopravvivere» (p. 100), ma adesso ha davanti agli occhi l'esatto opposto. Non ricordare significa perdere tutto, persino la propria possibilità di sopravvivenza? Le domande di Alessandra si moltiplicano:
Chi siamo davvero? E se la verità fosse altrove, diversa rispetto a quello che pensiamo? E se la parte autentica di ognuno di noi fosse nascosta proprio perché ci sforziamo di controllare tutto, perché ci sono tante cose da fare e non possiamo permetterci il lusso di essere, semplicemente, stanchi, depressi, svogliati, capricciosi, noiosi, persino sbagliati e dementi, ecco sì, questo: dementi? (p. 126)
Ecco che le lettere tra Annie e il marito, ritrovate in un cassetto della vecchia casa, sono allora possibilità di mantenere in vita il ricordo della suocera, di aiutare Pierre a conoscere i suoi genitori come non ha mai fatto. Ma perché Alessandra si batte con passione crescente - quasi ossessiva -, leggendo in fretta e furia le lettere? Cosa nasconde questa sua fame?
Mentre l'accettazione della situazione di Annie si fa strada, per quanto dolorosamente, Alessandra e Pierre capiscono che questo momento difficile sta in realtà offrendo loro la possibilità di conoscersi davvero, anche se i tormenti del passato possono essere solo parzialmente spiegati dai ricordi, che - come tali - sono soggettivi, incompleti, tendenziosi.
Con penna ora lieve, intinta nella quotidianità, ora brutale nel tratteggiare con segni netti la malattia e l'invecchiamento, Michela Marzano ha scritto un romanzo decisamente attuale, che aiuterà molti lettori ad accettare la realtà. O meglio, per paura dello smemoramento di chi amiamo non dobbiamo frapporre ulteriori distanze fra noi, ma fare di tutto per sciogliere la nostra ritrosia: solo così ritroveremo, al di là della progressiva perdita di lucidità, il carattere, i tratti, le passioni e le emozioni di chi abbiamo avuto accanto.
GMGhioni
Social Network