C'era una volta il silenzio e altre favole per innamorati
di Davide Boosta Dileo
Illustrazioni di Marta Carraro
Milano, Mondadori, 2018
pp. 100
€ 15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Il nome di Davide Dileo, in arte Boosta, non è certamente nuovo agli appassionati di musica, ed è particolarmente familiare ai fan dei Subsonica, poiché egli è il loro tastierista (nonché co-fondatore). Ma se negli ultimi anni il gruppo torinese, che ha ottenuto di diritto un posto di tutto rispetto all'interno del panorama musicale degli ultimi decenni, ha continuato la propria attività, raccogliendo sempre un grande consenso e rafforzando, concerto dopo concerto, la propria fama, Boosta ha saputo nel frattempo coltivare anche un'altra passione, quella della scrittura. Non è la prima volta che Dileo si cimenta con quest'arte, sviluppata in parallelo con altre: sul suo sito (www.davidedileo.com) si legge, infatti: «Davide Dileo aka Boosta (Torino il 27 settembre 1974) è un musicista, dj, compositore, scrittore, editore, conduttore televisivo, produttore e pilota». Di fronte ad un talento tanto poliedrico e multiforme come il suo, quindi, è inevitabile che si accenda la curiosità verso l'ultima opera, uscita il 27 novembre scorso per Mondadori, e intitolata C'era una volta il silenzio.
Avvicinandosi a questo libretto di dimensioni modeste, composto da un centinaio di pagine, la prima cosa che colpisce è certamente la copertina. L'illustrazione in sovraccoperta, così come quelle all'interno del libro, è molto raffinata e suggestiva: l'artista, Marta Carraro, possiede un proprio tratto ben definito e specifico, e parlando di questo libro è doveroso aprire una parentesi dedicata a questi disegni. Le illustrazioni, infatti, oltre ad essere molto belle, sono estremamente affascinanti e suggeriscono l'idea di un mondo legato alla realtà, eppure allo stesso tempo lontano. Un surrealismo che ben si sposa con le parole di Dileo, le quali riescono a tessere un altrove fatto di voci sussurrate e fiori di carta donati da mani timide, regnanti indecisi e messaggeri magici. Le due parti, quindi, sono complementari e un plauso va certamente fatto alla Carraro, la quale ha messo la sua arte al servizio delle parole scritte dall'autore, non diventandone una semplice comprimaria ma una vera e propria coprotagonista, avendo compreso a fondo il messaggio dell'autore ed essendo riuscita a rappresentarlo appieno.
Una volta aperto il libro cominciamo a leggere l'opera, la quale si compone di venti brevi racconti, ognuno dei quali con un titolo a rappresentarne l'essenza o, in alternativa, un indizio per capirne il senso: si va, infatti, da quelli più didascalici (ad esempio, “Come nacquero il giorno e la notte”) a quelli più brevi e misteriosi (“L'arte di far valigie”, “Tutto il niente del mondo”). In ogni caso essi sono sempre ben costruiti, evocativi, quasi poetici. Parlare dei titoli ci consente di entrare nel vivo della scrittura di Dileo poiché le stesse caratteristiche appena evidenziate per le intestazioni ritornano anche nella stesura dei racconti. La sua scrittura sembra raccontare le vicende sempre con estrema raffinatezza e sensibilità e le parole descrivono mondi delicati e lontani.
di Davide Boosta Dileo
Illustrazioni di Marta Carraro
Milano, Mondadori, 2018
pp. 100
€ 15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Il nome di Davide Dileo, in arte Boosta, non è certamente nuovo agli appassionati di musica, ed è particolarmente familiare ai fan dei Subsonica, poiché egli è il loro tastierista (nonché co-fondatore). Ma se negli ultimi anni il gruppo torinese, che ha ottenuto di diritto un posto di tutto rispetto all'interno del panorama musicale degli ultimi decenni, ha continuato la propria attività, raccogliendo sempre un grande consenso e rafforzando, concerto dopo concerto, la propria fama, Boosta ha saputo nel frattempo coltivare anche un'altra passione, quella della scrittura. Non è la prima volta che Dileo si cimenta con quest'arte, sviluppata in parallelo con altre: sul suo sito (www.davidedileo.com) si legge, infatti: «Davide Dileo aka Boosta (Torino il 27 settembre 1974) è un musicista, dj, compositore, scrittore, editore, conduttore televisivo, produttore e pilota». Di fronte ad un talento tanto poliedrico e multiforme come il suo, quindi, è inevitabile che si accenda la curiosità verso l'ultima opera, uscita il 27 novembre scorso per Mondadori, e intitolata C'era una volta il silenzio.
Avvicinandosi a questo libretto di dimensioni modeste, composto da un centinaio di pagine, la prima cosa che colpisce è certamente la copertina. L'illustrazione in sovraccoperta, così come quelle all'interno del libro, è molto raffinata e suggestiva: l'artista, Marta Carraro, possiede un proprio tratto ben definito e specifico, e parlando di questo libro è doveroso aprire una parentesi dedicata a questi disegni. Le illustrazioni, infatti, oltre ad essere molto belle, sono estremamente affascinanti e suggeriscono l'idea di un mondo legato alla realtà, eppure allo stesso tempo lontano. Un surrealismo che ben si sposa con le parole di Dileo, le quali riescono a tessere un altrove fatto di voci sussurrate e fiori di carta donati da mani timide, regnanti indecisi e messaggeri magici. Le due parti, quindi, sono complementari e un plauso va certamente fatto alla Carraro, la quale ha messo la sua arte al servizio delle parole scritte dall'autore, non diventandone una semplice comprimaria ma una vera e propria coprotagonista, avendo compreso a fondo il messaggio dell'autore ed essendo riuscita a rappresentarlo appieno.
Una volta aperto il libro cominciamo a leggere l'opera, la quale si compone di venti brevi racconti, ognuno dei quali con un titolo a rappresentarne l'essenza o, in alternativa, un indizio per capirne il senso: si va, infatti, da quelli più didascalici (ad esempio, “Come nacquero il giorno e la notte”) a quelli più brevi e misteriosi (“L'arte di far valigie”, “Tutto il niente del mondo”). In ogni caso essi sono sempre ben costruiti, evocativi, quasi poetici. Parlare dei titoli ci consente di entrare nel vivo della scrittura di Dileo poiché le stesse caratteristiche appena evidenziate per le intestazioni ritornano anche nella stesura dei racconti. La sua scrittura sembra raccontare le vicende sempre con estrema raffinatezza e sensibilità e le parole descrivono mondi delicati e lontani.
«La ragazza ci pensò un tempo che sembrò durare tutte le stagioni.» (p. 38)
«C'era una volta, in un regno ai piedi di una vita intera, un principe indeciso.» (p. 85)
Leggendo il libro, l'impressione che ne ricaviamo è che la sua penna sia stata in un certo qual modo influenzata dall'ambiente musicale e dall'arte di scrivere canzoni, per cui, ad una piacevole scorrevolezza, si accompagnano frasi e periodi, spesso brevi, dalla potenza suggestiva, in cui le parole appaiono sempre calibrate alla perfezione: mai una di più, mai una di meno. Allo stesso modo, l'aggettivazione costituisce un altro punto a favore della sua scrittura: essa, precisa e puntuale, spesso dà luogo a ritorni di suono o figure retoriche. A titolo di esempio, possiamo citare il “silenzio assordante” del racconto La strada, oppure il “bagaglio leggero” di qualche riga prima (specificazione necessaria, comprensibile una volta capito il valore metaforico del testo in oggetto).
Quindi, se per la scrittura si può rilevare una determinata esattezza espressiva, per quanto riguarda la materia narrata è necessaria qualche spiegazione in più: le storie raccontate da Dileo, infatti, descrivono, nella maggior parte dei casi, un mondo in cui gli elementi di contorno sono del tutto simili a quelli della realtà, tuttavia, allo stesso tempo, le azioni che vi sono ambientate danno luogo alla creazione di un mondo quasi parallelo, in cui tutto è possibile. Ci si può imbattere nella personificazione del silenzio, in animaletti di peluche parlanti, viandanti dal passato ignoto, regnanti dal cuore triste e così via. A titolo di esempio, tuttavia riduttivo rispetto all'ampia casistica offerta dai racconti del libro, possiamo citare il caso de Il pescatore di storie:
Quindi, se per la scrittura si può rilevare una determinata esattezza espressiva, per quanto riguarda la materia narrata è necessaria qualche spiegazione in più: le storie raccontate da Dileo, infatti, descrivono, nella maggior parte dei casi, un mondo in cui gli elementi di contorno sono del tutto simili a quelli della realtà, tuttavia, allo stesso tempo, le azioni che vi sono ambientate danno luogo alla creazione di un mondo quasi parallelo, in cui tutto è possibile. Ci si può imbattere nella personificazione del silenzio, in animaletti di peluche parlanti, viandanti dal passato ignoto, regnanti dal cuore triste e così via. A titolo di esempio, tuttavia riduttivo rispetto all'ampia casistica offerta dai racconti del libro, possiamo citare il caso de Il pescatore di storie:
«C'era una volta un giovane adulto. Ma il suo nome si è perso da tempo. Per vivere era solito raccontare storie, e per raccontarle doveva prima raccoglierle. Così non era difficile trovarlo in giro a collezionarle: le cercava sotto ogni sasso e ogni albero, tra le pieghe dei vestiti, nelle tasche dei pantaloni.
Ma non tutte le storie erano così buone da essere raccontate, come non ogni tempo è buono per fare un raccolto.» (p. 41)
La materia narrata, organizzata in tal modo, spesso è arricchita da metafore profonde e importanti, le quali hanno il compito di veicolare messaggi che, a loro volta, mostrano un'intensità di pensiero molto interessante.
Nelle storie di Dileo, in ogni caso, è sempre l'amore a costituire la forza motrice delle vicende, come d'altronde suggerisce il sottotitolo. Ciò che colpisce, però, è che questo sentimento non viene presentato come favolistico o idealizzato, e anzi si nota, nella sua rappresentazione, un certo realismo, il quale diventa necessario contrappeso al contorno talvolta fantastico nel quale si muovono le vicende. Vengono rappresentate innanzitutto molte forme d'amore, ma soprattutto si parla di impegno, di volontà, di un sentimento che può essere salvifico – e in queste storie spesso viene inserito proprio in quest'accezione – ma solo se esso viene vissuto con impegno e consapevolezza. È il caso, per esempio, del racconto La sirena e il sognatore:
Nelle storie di Dileo, in ogni caso, è sempre l'amore a costituire la forza motrice delle vicende, come d'altronde suggerisce il sottotitolo. Ciò che colpisce, però, è che questo sentimento non viene presentato come favolistico o idealizzato, e anzi si nota, nella sua rappresentazione, un certo realismo, il quale diventa necessario contrappeso al contorno talvolta fantastico nel quale si muovono le vicende. Vengono rappresentate innanzitutto molte forme d'amore, ma soprattutto si parla di impegno, di volontà, di un sentimento che può essere salvifico – e in queste storie spesso viene inserito proprio in quest'accezione – ma solo se esso viene vissuto con impegno e consapevolezza. È il caso, per esempio, del racconto La sirena e il sognatore:
« “E perché tu saresti immune al mio canto? Ti credi speciale?” ribatté la sirena.
“No, anzi, sono una persona semplice che ha avuto il cuore vuoto per un tempo lunghissimo. Poi mi sono innamorato. E da quel momento quelle stesse pareti vuote hanno iniziato a riempirsi di tutto ciò che mi serviva.”
“Ma smettila” lo interruppe lei, “nessun amore umano è così grande e perfetto da riempire completamente un cuore. Così come nessun umano è felice di ciò che ha.”
“Hai ragione, la maggior parte delle volte è così” ribatté il pescatore.
“Ma amare non significa avere il cuore perfettamente pieno, significa trovare l’unica persona capace di prendere tra le mani quello che porti dentro e averne cura.”
“Ah ah ah, mio sognatore!” lo derise la sirena.
“Il sole deve averti fatto ammattire: quello di cui parli non esiste.”
“E invece sì, l’amore è come una corrente nel mare: devi trovarti nel posto giusto al momento giusto. E rimanerci dentro.”
“Credi davvero a ciò che dici?” chiese la sirena.
“Ci credo” rispose il pescatore.
“E lei dov’è adesso?”
“A casa, ad aspettare il mio ritorno. Lei è la corrente e io viaggio sempre in quella direzione.” » (pp. 82-83)
Quelle contenute in C'era una volta il silenzio sono brevi storie ambientate in luoghi e tempi indefiniti, frammenti di senso in cui il reale si mischia con elementi fantastici e magici, creando un clima surreale e prodigioso. Sfogliare le pagine di questo libro significa entrare a contatto con lo stupore proprio delle favole, poiché spesso quello che viene inserito nella narrazione – personaggi, luoghi, oggetti – ha un significato simbolico, il quale può essere spiegato nel corso della storia, magari da uno dei personaggi, come nel caso de La strada oppure lasciato sospeso, in un clima di dubbio e incertezza. C'era una volta il silenzio, quindi, è la conferma un talento versatile, capace di produrre cose anche molto diverse tra loro, e che in questo caso ha saputo scrivere un'opera delicata e garbata, da leggere in un soffio.
Valentina Zinnà