Magistratura e società nell'Italia repubblicana
di Edmondo Bruti Liberati
Laterza, 2018
pp. 350
€ 28 (cartaceo)
€ 16,99 (ebook)
Questo bel saggio fa parte della collana Storia e Società della casa editrice Laterza, e indaga con lucidità e competenza sulla effettiva indipendenza e autonomia della magistratura sia nella nostra società che tra i vari poteri istituzionali.
All'inizio dello studio Bruti Liberati richiama all'attenzione del lettore il difficile periodo di transizione dal regime fascista al nuovo ordinamento repubblicano, citando anche dei passi tratti da altri saggi che ben descrivono il rapporto di totale abnegazione dei giudici nei confronti del regime dittatoriale:
Il saggio prosegue con la descrizione di eventi che hanno segnato la Storia del nostro Paese e, di riflesso, anche quella dell'organo giudiziario: dall'ingresso delle donne in magistratura nel 1965, assai contrastato dai vari poteri, fino a giungere alla situazione attuale nella quale, tra i magistrati in servizio, le donne sono la maggioranza, al caso di Michele Sindona fino alla scoperta della loggia P2, per passare al crack del Banco Ambrosiano, a Tangentopoli e all'inchiesta Mani Pulite:
Magistratura e società nell'Italia repubblicana è un libro che ricorda al lettore (non necessariamente un tecnico del settore) che il diritto è uno dei pochissimi ambiti in grado di evolversi, di maturare e di mutare in base alle esigenze della società.
Edmondo Bruti Liberati ci ricorda una volta di più (se mai ce ne fosse bisogno) che la legge non è avulsa dal suo contesto, ma vive nelle nostre scelte, nel mutare delle esigenze dei cittadini: è compito di coloro che lavorano attraverso di essa, che la interpretano, che la adeguano (e su questi spicca l'intero settore della magistratura) interpretare le esigenze ed i bisogni della società, perché solo in questo modo potranno dire di essere riusciti a carpire il reale significato della parola "giustizia".
Ilaria Pocaforza
L'Italia è tuttora uno dei pochi paesi in Europa ad avere un'unica associazione di magistrati, che in qualche modo è una federazione di diversi gruppi organizzati, le "correnti". Oggi il termine "correnti di magistrati" assume una valenza spesso connotata come negativa. All'origine, invece, forse riprendendo il gergo della politica (le "correnti" della Dc), il termine viene adottato per indicare che si tratta di gruppi organizzati che tuttavia si confrontano all'interno dell'unica associazione di magistrati. Pur a fronte di aspetti critici, il pluralismo che si manifesta con le correnti opera comunque, nel confronto tra le diverse posizioni, come controspinta rispetto il monolitismo della corporazione (p. 66).Ho iniziato a leggere Magistratura e società nell'Italia repubblicana (Laterza, 2018) incuriosita dalla conoscenza profonda della materia che guida il suo autore, il magistrato Edmondo Bruti Liberati, del quale ho visto spesso le interviste alla televisione e che ha ricoperto e ricopre tuttora numerosi incarichi, tra i quali spicca quello di Procuratore della Repubblica di Milano.
Questo bel saggio fa parte della collana Storia e Società della casa editrice Laterza, e indaga con lucidità e competenza sulla effettiva indipendenza e autonomia della magistratura sia nella nostra società che tra i vari poteri istituzionali.
All'inizio dello studio Bruti Liberati richiama all'attenzione del lettore il difficile periodo di transizione dal regime fascista al nuovo ordinamento repubblicano, citando anche dei passi tratti da altri saggi che ben descrivono il rapporto di totale abnegazione dei giudici nei confronti del regime dittatoriale:
Appena apertasi la porta che immette nella Sala del Mappamondo, la figura del Duce (...) vi si è inquadrata e la devozione e l'entusiasmo hanno avuto il sopravvento sul fermo costume d'imperturbabilità dei magistrati, i quali hanno prorotto in una invocazione altissima. Il Duce rispose sorridendo e levando romanamente il braccio (tratto da A. Meniconi, Storia della magistratura cit., pp. 254 e 256),anche se l'autore non manca di far notare come vi siano stati magistrati entrati in clandestinità pur di non prestare servizio nella Repubblica di Salò.
Il saggio prosegue con la descrizione di eventi che hanno segnato la Storia del nostro Paese e, di riflesso, anche quella dell'organo giudiziario: dall'ingresso delle donne in magistratura nel 1965, assai contrastato dai vari poteri, fino a giungere alla situazione attuale nella quale, tra i magistrati in servizio, le donne sono la maggioranza, al caso di Michele Sindona fino alla scoperta della loggia P2, per passare al crack del Banco Ambrosiano, a Tangentopoli e all'inchiesta Mani Pulite:
La spinta sociale che viene dal movimento studentesco del 1968 e delle proteste operaie dell'"autunno caldo" del 1969 scuote il paese e coinvolge la magistratura. Per un verso lo scontro sociale entra nelle aule di giustizia attraverso i processi penali che ne derivano. Per altro verso il corpo dei magistrati, ormai uscito dalla "torre d'avorio", per usare un'espressione allora in voga, è chiamato a confrontarsi con le novità che percorrono la società (p. 109).Tanti altri sono gli avvenimenti descritti in questo bel volume corredato da un indice dei nomi citati assai completo, nel quale l'autore riporta spesso brani tratti da libri di altri nomi assai celebri in ambito giuridico e non solo, tra i quali meritano una menzione particolare Stefano Rodotà, Norberto Bobbio e Tina Anselmi, sempre nell'ottica della loro influenza sulla magistratura, delle loro ripercussioni su un'Italia (oggi come allora) in continuo mutamento.
Magistratura e società nell'Italia repubblicana è un libro che ricorda al lettore (non necessariamente un tecnico del settore) che il diritto è uno dei pochissimi ambiti in grado di evolversi, di maturare e di mutare in base alle esigenze della società.
Edmondo Bruti Liberati ci ricorda una volta di più (se mai ce ne fosse bisogno) che la legge non è avulsa dal suo contesto, ma vive nelle nostre scelte, nel mutare delle esigenze dei cittadini: è compito di coloro che lavorano attraverso di essa, che la interpretano, che la adeguano (e su questi spicca l'intero settore della magistratura) interpretare le esigenze ed i bisogni della società, perché solo in questo modo potranno dire di essere riusciti a carpire il reale significato della parola "giustizia".
Ilaria Pocaforza
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