Sperando che il mondo mi chiami
di Mariafrancesca Venturo
Milano, Longanesi, 2019
pp. 432
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Sperando che il mondo mi chiami è un libro edito da Longanesi, uscito pochissimi giorni fa, il 17 gennaio. Carolina, la protagonista della storia, è una maestra precaria che si trova ad un punto critico della propria vita: vive alla giornata, in attesa di una supplenza dalla durata ogni volta indefinita, in un continuo circolo di addii, arrivederci, pianti e speranze.
Curiosamente, il libro non si interrompe dopo la risoluzione del caso, ma prosegue, mettendo a posto altri tasselli della vita di Carolina e concentrandosi sugli sviluppi della sua vita lavorativa e sentimentale. Forse, posticipare alla fine del libro il punto di massima tensione dell'indagine e il suo successivo scioglimento, avrebbe permesso un migliore sfruttamento della suspense, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino alla fine, nell'attesa di scoprire quale mistero si celasse dietro la vita della silenziosa Sara.
Per quanto riguarda lo stile, la prima cosa che colpisce, fin dalla prima pagina, è la scrittura: suggestiva, evocativa, lieve. Molte virgole e frasi che si accumulano, si rincorrono, scivolano una via l'altra, per una lettura decisamente fluida. La resa dei dettagli sembra essere una costante della capacità espressiva dell'autrice, così come l'approfondimento psicologico dei caratteri. In alcuni punti, inoltre, la penna della Venturo, sembra particolarmente ispirata, specie nei momenti in cui le circostanze offrono l'occasione per l'inserimento di parentesi di maggiore introspezione. È il caso, ad esempio, della descrizione della città all'alba:
Diversi sono i libri che raccontano del mondo degli insegnanti, talvolta, con risultati anche molto diversi tra di loro: su Critica Letteraria, ad esempio, qualche mese fa avevamo parlato di Avventure tragicomiche di una supplente, di Beatrice Viola, la quale raccontava le proprie avventure di professoressa precaria col sorriso, dando luogo addirittura a spassosi momenti di comicità. Questa volta, invece, il focus è incentrato sulla vita della protagonista, sul caso che si trova a dover risolvere e sulla precarietà che caratterizza la sua vita sotto molteplici aspetti: lavorativo, sentimentale, esistenziale. Carolina sembra quasi vivere un eterno presente, bloccata tra una vita lavorativa che ricomincia sempre uguale, ad ogni nuova supplenza, e una relazione che non tende al futuro, poiché vissuta solo nell'attimo in cui la sua strada si incrocia con quella di Erasmo: weekend fugaci, brevi parentesi di felicità. Sarà l'ultima sezione del libro, quella successiva alla risoluzione del caso, a permettere alla vicende di sbloccarsi, con l'introduzione di importanti novità.
Un voce, differente, insomma, quella della Venturo, capace di un approfondimento psicologico notevole, e di una scrittura lieve e raffinata.
di Mariafrancesca Venturo
Milano, Longanesi, 2019
pp. 432
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Sperando che il mondo mi chiami è un libro edito da Longanesi, uscito pochissimi giorni fa, il 17 gennaio. Carolina, la protagonista della storia, è una maestra precaria che si trova ad un punto critico della propria vita: vive alla giornata, in attesa di una supplenza dalla durata ogni volta indefinita, in un continuo circolo di addii, arrivederci, pianti e speranze.
Il mio è un mondo instabile, fatto di fatica. Zoppica, non ingrana la marcia delle abitudini e non ha una direzione precisa, soprattutto perché a guidarmi è la fortuna. (p. 13)Ventotto anni, origini nobiliari, Carolina, seguendo i consigli della sua amata nonna, si veste ogni mattina, esce di casa, sceglie un punto equidistante dalle scuole presenti nella sua lista e aspetta. Gironzola, svolge commissioni, guarda le vetrine. Tutto col telefono in mano, pronta ad essere chiamata da una scuola qualsiasi. Il suo animo, però, è inquieto: alla sua età, sente il desiderio di spiccare il volo, liberandosi dalle – seppur amate – maglie familiari, per costruirsi un futuro autonomo. La precarietà, inoltre, fa parte anche del suo percorso sentimentale, data la presenza intermittente del fidanzato: appuntamenti di poche ore, sempre tra un arrivo e una partenza. Le giornate trascorrono così, con l'incertezza nella testa e nel cuore, mentre i suoi genitori pretendono da lei una risolutezza che la ragazza non ha:
«Vestiti e vai. A casa nostra si fa così. Ci si veste bene, e si va. Non vuoi dirmi che cosa è successo? Non importa. Vestiti. Esci e risolvi.»Tutto procede in questo modo, fino a quando, un giorno, una nuova supplenza segna una svolta inaspettata: una bambina silenziosa, un mistero da risolvere e un dirigente innovativo porteranno un cambiamento importante all'interno della sua quotidianità.
Un imperativo che è il modo di dimostrare il suo affetto, la sua comprensione. Mia madre non compatisce, esorta; non piange, prega; non si lamenta, agisce. (p. 160)
Curiosamente, il libro non si interrompe dopo la risoluzione del caso, ma prosegue, mettendo a posto altri tasselli della vita di Carolina e concentrandosi sugli sviluppi della sua vita lavorativa e sentimentale. Forse, posticipare alla fine del libro il punto di massima tensione dell'indagine e il suo successivo scioglimento, avrebbe permesso un migliore sfruttamento della suspense, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino alla fine, nell'attesa di scoprire quale mistero si celasse dietro la vita della silenziosa Sara.
Per quanto riguarda lo stile, la prima cosa che colpisce, fin dalla prima pagina, è la scrittura: suggestiva, evocativa, lieve. Molte virgole e frasi che si accumulano, si rincorrono, scivolano una via l'altra, per una lettura decisamente fluida. La resa dei dettagli sembra essere una costante della capacità espressiva dell'autrice, così come l'approfondimento psicologico dei caratteri. In alcuni punti, inoltre, la penna della Venturo, sembra particolarmente ispirata, specie nei momenti in cui le circostanze offrono l'occasione per l'inserimento di parentesi di maggiore introspezione. È il caso, ad esempio, della descrizione della città all'alba:
Il mondo delle sei del mattino si accende lentamente e poi, in uno slancio disperato e cieco, riemerge nella luce, si tuffa nella vita fatta di lavoro, di bambini da accompagnare, di spesa al mercato in cerca della frutta più bella e della verdura più verde, si tuffa nelle strade fatte di automobili, di traffico, di chiacchiere al bar davanti a un cappuccino scuro, legge il giornale, ma solo certe pagine: hai vista la Roma? Era rigore, rigore sicuro. Piomba alle fermate degli autobus, sui marciapiedi ricoperti dagli ombrelli spalancati, si snoda in una strada di mani che rovistano nelle borse per cercare alla svelta un fazzoletto perché il naso cola. Il mondo delle sei del mattino non ti restituisce quello che dai, ha una traiettoria fatta di riti, di passi, di strade, di porte, di stanze e di bevande calde. (p. 12)Oppure, ancora, della rappresentazione della notte trascorsa con Erasmo, il suo fidanzato:
«Eccoci.» Mi bacia come solo lui bacia, col gesto morbido di chi accarezza un oggetto prezioso, le luci si spengono, i passi si fanno lenti, i gesti corrono si di noi nella girandola di note e la notte ci avvolge nel calore che solo il letto di una casa può avere.Uno dei punti di forza del libro è certamente la fedele riproduzione della precarietà lavorativa tipica del mondo dell'insegnamento. L'autrice, dopo una serie di esperienze come commessa, pasticciera, attrice, barista, e altro ancora, oggi lavora come maestra elementare, e, proprio in virtù di ciò, rappresenta perfettamente le sensazioni che risiedono in una giovane insegnante precaria: l'ansia del futuro, il timore di non raggiungere presto una stabilità, il desiderio di autonomia e la consapevolezza di non essere ancora in grado di ottenerla.
Amami come io ti amo, Erasmo, regalami l'eternità in questa notte che corre in discesa senza attese, senza fermate.
Precipitiamo.
Ci tuffiamo nel buio, navighiamo a vista ma non ci sono stelle a indicarci la rotta, ci perdiamo, nuotiamo fino a quando il sole non inietta la sua luce affilata tra le tende e ci addormentiamo nel silenzio di un disco incantato sulle righe del finale.
Abbracciami ancora.
(p. 339)
Diversi sono i libri che raccontano del mondo degli insegnanti, talvolta, con risultati anche molto diversi tra di loro: su Critica Letteraria, ad esempio, qualche mese fa avevamo parlato di Avventure tragicomiche di una supplente, di Beatrice Viola, la quale raccontava le proprie avventure di professoressa precaria col sorriso, dando luogo addirittura a spassosi momenti di comicità. Questa volta, invece, il focus è incentrato sulla vita della protagonista, sul caso che si trova a dover risolvere e sulla precarietà che caratterizza la sua vita sotto molteplici aspetti: lavorativo, sentimentale, esistenziale. Carolina sembra quasi vivere un eterno presente, bloccata tra una vita lavorativa che ricomincia sempre uguale, ad ogni nuova supplenza, e una relazione che non tende al futuro, poiché vissuta solo nell'attimo in cui la sua strada si incrocia con quella di Erasmo: weekend fugaci, brevi parentesi di felicità. Sarà l'ultima sezione del libro, quella successiva alla risoluzione del caso, a permettere alla vicende di sbloccarsi, con l'introduzione di importanti novità.
Un voce, differente, insomma, quella della Venturo, capace di un approfondimento psicologico notevole, e di una scrittura lieve e raffinata.
Valentina Zinnà