di Don DeLillo
Einaudi, 2008
1^ edizione: The Body Artist, 2001
Traduzione di Marisa Caramella
pp. 106
€ 9 (cartaceo, Einaudi ET)
€ 6,99 (ebook)
«Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla ragnatela agitata dal vento» (p. 3)
Si apre così Body Art, un racconto lungo o romanzo breve che dir si voglia, in cui Don DeLillo concentra la propria attenzione - ora onirica, ora allucinata e allucinatoria - al tema del tempo e alla sopravvivenza dei ricordi dopo la morte. Infatti, quella che sembra una mattina come tante, con un battibecco di poco conto tra una coppia sì affiatata ma anche provata dal tempo, si rivela essere l'ultimo momento di serenità prima che il marito decida di farla finita.
Poche pagine per conoscere Rey e Lauren, poi il necrologio, freddo e cronachistico come è richiesto, da cui apprendiamo qualcosa sulle vite dei due sposi. O meglio, conosciamo di più dell'acclamato regista e poeta Rey Robles, dei suoi matrimoni e soprattutto della sua parabola lavorativa, che ha toccato il culmine con l'assegnazione della Palma D'Oro, a cui però è seguito un fallimento continuo. Di Lauren Hartke, invece, scopriamo solo che è una body artist e che era la terza moglie di Rey.
Saranno le altre ottanta pagine di Body Art a raccontarci di lei, a disegnare il profilo di un'artista sola con il proprio dolore, tanto sconvolta dalla morte del marito quanto portata a ritirarsi dal resto del mondo. Se all'inizio DeLillo illude il lettore di iniziare ad analizzare i sintomi e le varie fasi del lutto, ecco che tutto si trasfigura in una dimensione nuova, decisamente spiazzante. Lauren sente rumori provenire dal piano superiore della casa in campagna affittata con Rey e, con enorme stupore, trova un uomo. Le sembra che lo sconosciuto sia in stato confusionale, pensa a un senzatetto, poi qualcosa la blocca: l'uomo, quasi per incanto o per maledizione, inizia a ripetere scampoli degli ultimi dialoghi tra Lauren e Rey, assumendo ora la voce dell'uno, ora dell'altro.
Lo sgomento, come è immaginabile, è totale: allucinazione? Delirio? Reazione abnorme e irrazionale al dolore della perdita? O l'uomo è reale, ed è un voyeur, che ha spiato le loro conversazioni fino a riprodurle in modo fin troppo fedele? Quel che è certo è che l'uomo nella casa di Lauren riempie in modo davvero imprevedibile il vuoto: anche dedicarsi ai suoi esercizi di yoga sapendo che nell'altra stanza si aggira un uomo, un riflesso sbiadito dei ricordi che sono stati, è in qualche modo perverso una consolazione.
Qualcosa, però, resta molto inquietante: l'uomo non sembra vivere nel presente di Lauren: «trovava interessante pensare che lui vivesse dentro realtà sovrapposte. Molte cose sono interessanti, stupida, ma nemmeno lontanamente vere» (p. 67).
Dunque, come spiegare il fatto che lei e lo sconosciuto - soprannominato Mr. Turtle - non sono mai davvero in comunicazione? Le frasi sconnesse di lui sono sintomo di qualcosa?
Profondamente enigmatico nei contenuti, cristallino e perfettamente rifinito nello stile, questo Body Art sarà apprezzato solo da chi accetta di sospendere l'incredulità e di lasciarsi trasportare da uno dei più grandi maestri del Postmoderno americano.
GMGhioni
Saranno le altre ottanta pagine di Body Art a raccontarci di lei, a disegnare il profilo di un'artista sola con il proprio dolore, tanto sconvolta dalla morte del marito quanto portata a ritirarsi dal resto del mondo. Se all'inizio DeLillo illude il lettore di iniziare ad analizzare i sintomi e le varie fasi del lutto, ecco che tutto si trasfigura in una dimensione nuova, decisamente spiazzante. Lauren sente rumori provenire dal piano superiore della casa in campagna affittata con Rey e, con enorme stupore, trova un uomo. Le sembra che lo sconosciuto sia in stato confusionale, pensa a un senzatetto, poi qualcosa la blocca: l'uomo, quasi per incanto o per maledizione, inizia a ripetere scampoli degli ultimi dialoghi tra Lauren e Rey, assumendo ora la voce dell'uno, ora dell'altro.
Lo sgomento, come è immaginabile, è totale: allucinazione? Delirio? Reazione abnorme e irrazionale al dolore della perdita? O l'uomo è reale, ed è un voyeur, che ha spiato le loro conversazioni fino a riprodurle in modo fin troppo fedele? Quel che è certo è che l'uomo nella casa di Lauren riempie in modo davvero imprevedibile il vuoto: anche dedicarsi ai suoi esercizi di yoga sapendo che nell'altra stanza si aggira un uomo, un riflesso sbiadito dei ricordi che sono stati, è in qualche modo perverso una consolazione.
Qualcosa, però, resta molto inquietante: l'uomo non sembra vivere nel presente di Lauren: «trovava interessante pensare che lui vivesse dentro realtà sovrapposte. Molte cose sono interessanti, stupida, ma nemmeno lontanamente vere» (p. 67).
Dunque, come spiegare il fatto che lei e lo sconosciuto - soprannominato Mr. Turtle - non sono mai davvero in comunicazione? Le frasi sconnesse di lui sono sintomo di qualcosa?
Il tempo è la sola narrazione che conta. Estende gli eventi e rende possibile la sofferenza e la fine della sofferenza, ci fa vedere la morte e ce la fa dimenticare. Ma non per lui. Lui appartiene a un altro sistema, a un'altra cultura, dove il tempo è simile a se stesso, puro e nudo, privo di ripari. (p. 76)Forse Mr. Turtle è simbolo di una costante incomunicabilità tra presente e passato, passato replicabile sì con un mezzo tecnologico come un registratore, ma mai davvero riproducibile nella sua autenticità.
Profondamente enigmatico nei contenuti, cristallino e perfettamente rifinito nello stile, questo Body Art sarà apprezzato solo da chi accetta di sospendere l'incredulità e di lasciarsi trasportare da uno dei più grandi maestri del Postmoderno americano.
GMGhioni