Le acque del Nord
di Ian McGuire
Einaudi, 2018
Titolo originale: The North Water
Traduzione italiana di Andrea Sirotti
pp. 288
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
di Ian McGuire
Einaudi, 2018
Titolo originale: The North Water
Traduzione italiana di Andrea Sirotti
pp. 288
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Una buona recensione – secondo quelli che la sanno lunga –
deve contenere il sunto della trama, in modo da dimostrare che il recensore ha
effettivamente letto il libro e non si è limitato a sbirciare la quarta di
copertina. D’altro canto però, rivelare la trama di un libro può privare il
potenziale lettore del piacere di scoprirne lo sviluppo e i principali eventi.
Nel caso di Le acque del Nord, lo svelamento della trama
sarebbe un peccato mortale, pari al rivelare il nome del colpevole in un giallo
classico. Si sappia, quindi, che il romanzo tratta di una nave inglese che
salpa nel 1857 dal porto di Hull diretta verso l’Artico a caccia di balene e
che non tutto va secondo i piani. Anzi, a un certo punto comincia ad andare
proprio tutto a rotoli. Fine dello svelamento della trama.
Perché parlarne, quindi? Perché oltre alla storia in sé, Le acque del Nord è un romanzo strepitoso (ma proprio STRE-PI-TO-SO) che svetta
grazie a diversi aspetti: sul piano meramente narrativo, è un thriller magnetico
e dinamico, una storia angosciante che trascina il lettore pagina dopo pagina
in un crescendo di orrore e violenza; la scrittura di McGuire è scorrevole ma
mai superficiale, minuziosa fino all’estremo, quasi a ricordare la
relazione di un entomologo. Ben poco è lasciato all’immaginazione, il lettore è
quasi brutalizzato con descrizioni di personaggi, fatti e anatomie vivide e
volutamente sgradevoli, che acuiscono la tensione e il senso di disagio.
Su un piano più concettuale, Le acque del Nord è un romanzo che opera una riflessione profonda sulla cattiveria; una cattiveria ubiqua e assoluta, da cui non vi
è scampo e che pervade, in misura differente, tutti gli attori della vicenda,
compresi quelli che non vi compaiono direttamente. Non ci sono personaggi
positivi, c’è solo qualcuno che è un po’ meno spregevole degli altri, e in
nessuno di essi è possibile alcun tipo di identificazione.
Ne Le acque del Nord, McGuire delinea una perfetta
compenetrazione fra umani cattivi e natura crudele, senza tuttavia giustificare
la malvagità dei primi con la necessità di combattere la durezza della seconda:
nel romanzo vengono presentati i fatti in modo asettico e distaccato, la
cattiveria è percepita e accettata dalle persone come normale dinamica
esistenziale, un mostro che risiede naturalmente nell’intimo di chiunque e che,
altrettanto naturalmente, ha il dominio completo delle emozioni e dei meccanismi
comportamentali, data l'assenza di qualsiasi senso morale e la struttura sociale ferma a una condizione primitiva simile a quella teorizzata da Hobbes (un po' come nel 2019, insomma).
Anche l'ambientazione chiusa e claustrofobica in cui i personaggi sono calati gioca un ruolo fondamentale nelle interazioni fra essi e con il mondo circostante, una prigione da cui è impossibile fuggire. Nessuno uscirà indenne da questa vicenda, che segnerà in modo indelebile anche chi, tra i protagonisti, riuscirà a raggiungere le righe finali del libro.
Stefano Crivelli