Giardini segreti
di Claire Masset
traduzione di Claudia Valeria Letizia
L’ippocampo, 2018
pp. 191
€ 25,00
È inverno, e lo sarà ancora per un paio di mesi. La natura, soprattutto nella sua accezione più floreale, giace profondamente addormentata, e così agli spiriti più sensibili ai benefici della vita bucolica non resta che cercare sollievo (o peggiorare lo spleen) contemplando la solenne drammaticità dei rami secchi e spogli, ritorti contro un cielo il più delle volte velato di nebbia e di nuvole. Poi, per fortuna, ci sono anche libri che sembrano fatti apposta per consolare i più ispirati tra i pollici verdi, quelli che non si rassegnano al grigiore dei panorami urbani e magari allevano con cura qualche piantina sul terrazzo di casa nell’attesa che arrivi presto la stagione dei parchi in fiore: libri come Giardini segreti, per esempio, scritto da Claire Masset e pubblicato da L’ippocampo nella sua versione italiana, che al balsamo offerto dal pensiero stesso del giardino inteso come «luogo di fuga e di nutrimento spirituale e creativo» (p. 6) aggiunge la suggestione del poco conosciuto. I diciotto giardini raccontati dall’autrice, difatti, sono l’apoteosi dell’antichissima esperienza dell’hortus conclusus, capace di tonificare insieme il corpo e la mente: spazi aperti e nel contempo recintati, nascosti sul retro di ville private o circostanti antiche magioni, vivi di sorprese e di apparenti contraddizioni ma sempre fitti di intelligenza antropica e di imprevisto botanico.
Nell’Introduzione, quando esplicita il perché della sua predilezione nei confronti dei giardini che, pur nella loro bellezza mozzafiato, restano poco noti anche alla categoria dei cultori del genere, Claire Masset non usa mezzi termini nel riconoscere il potere di questi luoghi incantati, il cui carattere privato e appartato coincide con un surplus di fascinazione:
di Claire Masset
traduzione di Claudia Valeria Letizia
L’ippocampo, 2018
pp. 191
€ 25,00
È inverno, e lo sarà ancora per un paio di mesi. La natura, soprattutto nella sua accezione più floreale, giace profondamente addormentata, e così agli spiriti più sensibili ai benefici della vita bucolica non resta che cercare sollievo (o peggiorare lo spleen) contemplando la solenne drammaticità dei rami secchi e spogli, ritorti contro un cielo il più delle volte velato di nebbia e di nuvole. Poi, per fortuna, ci sono anche libri che sembrano fatti apposta per consolare i più ispirati tra i pollici verdi, quelli che non si rassegnano al grigiore dei panorami urbani e magari allevano con cura qualche piantina sul terrazzo di casa nell’attesa che arrivi presto la stagione dei parchi in fiore: libri come Giardini segreti, per esempio, scritto da Claire Masset e pubblicato da L’ippocampo nella sua versione italiana, che al balsamo offerto dal pensiero stesso del giardino inteso come «luogo di fuga e di nutrimento spirituale e creativo» (p. 6) aggiunge la suggestione del poco conosciuto. I diciotto giardini raccontati dall’autrice, difatti, sono l’apoteosi dell’antichissima esperienza dell’hortus conclusus, capace di tonificare insieme il corpo e la mente: spazi aperti e nel contempo recintati, nascosti sul retro di ville private o circostanti antiche magioni, vivi di sorprese e di apparenti contraddizioni ma sempre fitti di intelligenza antropica e di imprevisto botanico.
Nell’Introduzione, quando esplicita il perché della sua predilezione nei confronti dei giardini che, pur nella loro bellezza mozzafiato, restano poco noti anche alla categoria dei cultori del genere, Claire Masset non usa mezzi termini nel riconoscere il potere di questi luoghi incantati, il cui carattere privato e appartato coincide con un surplus di fascinazione:
«per me i giardini più appassionanti sono quelli che ti danno la splendida illusione di essere tu la prima a vederli. Come la Mary Lennox del meraviglioso Giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, adoro l’emozione di scoprire un luogo bello e appartato, di crogiolarmi nel suo silenzio, nella sua bellezza, di sentirlo mio anche se solo per qualche fugace momento. È questo desiderio di sorpresa e solitudine a spingermi verso giardini meno noti. Ma anche questi racchiudono grandi delizie: panorami inattesi e angoli ameni, spunti suggestivi e misteri da svelare» (p. 6).
Ma c’è evidentemente di più, oltre all’ammirazione nei confronti del dato naturale: se la preferenza dell’autrice si volge verso ciò che è più nascosto e più privato è perché l’elemento antropico, inteso come “ragione e sentimento” del giardino stesso, gioca una parte affatto secondaria rispetto al protagonismo di una wilderness evidentemente addomesticata:
«i giardini segreti mi attirano anche per un altro motivo: le dimensioni ridotte mi fanno sentire più vicina ai loro artefici che non gli spazi più vasti e pubblici di una grande villa. Questi giardini sono luoghi intimi, non grandi attrazioni nate per autopromuoversi. La loro natura ne fa delle creazioni personali. E anche se l’autrice o l’autore è un personaggio di fama mondiale o di un’epoca lontana, l’impressione a volte è quella di visitare il giardino di un amico» (p. 11).
Articolato in cinque tappe, coincidenti con i cinque capitoli in cui è suddiviso il volume, il tour di Claire Masset conduce dunque il lettore alla scoperta di alcune tra le perle più rare e sconosciute del patrimonio paesaggistico inglese, e bastano i titoli delle varie sezioni a suggerirne il carattere prezioso e originale. Si parte con i più sorprendenti, ovvero i Giardini ai confini del mondo, le cui fioriture rigogliose smentiscono ciclicamente l’ostilità del clima e della collocazione geografica apparentemente svantaggiata, e si continua a soste alternate presso Giardini di città, Giardini Arts and Crafts e Rifugi d’autore, tre categorie in cui la cura dell’uomo, intesa come progettazione razionale e disposizione accurata delle varie specie, si mostra in tutte le sue declinazioni: ora in accordo o in contrasto con la collocazione urbana, ora in ossequio a un glorioso movimento estetico, ora in qualità di emanazione della personalità dei rispettivi proprietari (come Virginia Woolf e suo marito Leonard, custodi amorevoli e illustri del giardino di Monk’s House, loro dimora nell’East Sussex). Chiudono la rassegna alcuni Capolavori moderni, più recenti e vivacizzati dalla passione architettonica e dal perfezionismo dei loro fautori (costruttori o restauratori che fossero), ma c’è anche una piccola sezione ulteriore, più sintetica, dedicata a Altri giardini segreti tutti da scoprire. Nel complesso, ciò che più si apprezza è il fatto che Claire Masset non proponga nessuna classifica, nessuna gerarchia: la storia di ogni giardino viene da lei raccontata con identica cura, e ogni fotografia non è mai abbandonata a se stessa in qualità di semplice supporto visivo, ma è sempre accompagnata da una didascalia descrittiva che aggiunge sempre qualcosa in più rispetto a quanto già esplicitato nel testo.
Proprio in virtù del suo apparato fotografico generosissimo, cromaticamente esuberante e variegato nelle inquadrature, in cui i campi lunghi e lunghissimi si alternano agli scorci più pittoreschi e ai dettagli botanici, Giardini segreti è un libro dinamico e allo stesso tempo estremamente rilassante, come è tipico di ogni lunga passeggiata in mezzo alla natura meno selvaggia: impossibile restare indifferenti all’eccezionalità delle fioriture, all’accostamento delle siepi perfettamente modellate con una varietà di vasche d’acqua, statue e panchine, all’atmosfera sempre così intima e raccolta pur nelle molteplici possibilità di percorso offerte da sentieri e vialetti, cancelli e portoncini in legno e addirittura qualche labirinto. Anche il lettore più cittadino e con il più nero dei pollici non potrà resistere alla piacevolezza di una sosta bucolica tra pagine così accoglienti, in cui ogni specie arborea e floreale esiste in quanto tale ma anche in quanto soglia di mondi ulteriori, perfette vie d’accesso a quelle fiabe e favole che germogliano spontaneamente nella fantasia di ogni mente ancora bambina. E in fondo, secondo l’autrice, il segreto per godere appieno di tanta bellezza naturale è proprio quello di ritornare alla fruizione senza filtri tipica della fanciullezza:
Proprio in virtù del suo apparato fotografico generosissimo, cromaticamente esuberante e variegato nelle inquadrature, in cui i campi lunghi e lunghissimi si alternano agli scorci più pittoreschi e ai dettagli botanici, Giardini segreti è un libro dinamico e allo stesso tempo estremamente rilassante, come è tipico di ogni lunga passeggiata in mezzo alla natura meno selvaggia: impossibile restare indifferenti all’eccezionalità delle fioriture, all’accostamento delle siepi perfettamente modellate con una varietà di vasche d’acqua, statue e panchine, all’atmosfera sempre così intima e raccolta pur nelle molteplici possibilità di percorso offerte da sentieri e vialetti, cancelli e portoncini in legno e addirittura qualche labirinto. Anche il lettore più cittadino e con il più nero dei pollici non potrà resistere alla piacevolezza di una sosta bucolica tra pagine così accoglienti, in cui ogni specie arborea e floreale esiste in quanto tale ma anche in quanto soglia di mondi ulteriori, perfette vie d’accesso a quelle fiabe e favole che germogliano spontaneamente nella fantasia di ogni mente ancora bambina. E in fondo, secondo l’autrice, il segreto per godere appieno di tanta bellezza naturale è proprio quello di ritornare alla fruizione senza filtri tipica della fanciullezza:
«al di là delle storie personali, i giardini segreti sono fonte di piaceri semplici e profondi. Ci riportano indietro agli anni spensierati dell’infanzia. I bambini li amano perché sono sinonimo di libertà, di scoperte e sorprese. Sono luoghi appartati e sicuri in cui possono nascondersi, costruire una tana e creare mondi di fantasia. Luoghi meravigliosi e magici, non solo per loro ma per gli adulti che saranno» (p. 11).
Cecilia Mariani
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