I The National? Chi sono? Me lo sono chiesta, quando l'altra sera a Milano Marco Missiroli ci ha raccontato che sono stati la sua colonna sonora, insieme all'album Conversations with Myself di Bill Evans. Ma adesso che la voce di Matt Berninger si diffonde nelle cuffie, tutto si fa più chiaro: l'atmosfera evanescente, a tratti onirica, estremamente sensuale che la sua voce dipinge si presta benissimo alla scrittura e mi immagino Marco Missiroli al tavolino del Refeel di Via Sabotino 20, dove ha scritto tutto Fedeltà (qui la recensione). Mi pare di vederli: per circa sei ore e mezza al giorno, dal mattino alle 8, lui e il suo computer, la sua consumazione accanto, lo sguardo fuori dalla grande vetrata. E tutta la Milano che corre, fuori, mentre dentro i personaggi di Margherita, Carlo, Sofia, Andrea, Anna prendono forma sulla pagina.
«Avevo paura a scriverlo da solo a casa», ha confessato l'autore, che ci ha accompagnati in un viaggio speciale per le strade raccontate nel libro, su un suggestivo tram antico. Se la zona dove abita Anna è dove lo stesso Missiroli ha vissuto con una sua ex fidanzata, Porta Romana (zona di Andrea) è un luogo di scoperta, mentre il quartiere Isola dove sta in affitto Sofia ospita un locale a cui Missiroli è molto legato. Infine, Concordia è la strada dove, proprio come nel romanzo, l'autore ha comprato una casa al quarto piano senza ascensore, novantasei scalini di fatica eppure un intero appartamento di soddisfazione. Destinazione ultima del viaggio: il bar Refill, dove brindare insieme all'uscita di Fedeltà. Ma che dire di questo viaggio nelle parole, tra smottamenti, curve, semafori, mentre la prima sera di Milano scendeva? Potrei dire tanto delle confessioni magnetiche e schiette di Missiroli, ma sarebbe sempre comunque poco, rispetto all'atmosfera di condivisione calda, sincera, un po' ansiosa: Marco sa benissimo che scrivere Atti osceni in luogo privato è stata una benedizione e una maledizione al tempo stesso, ha fidelizzato il pubblico, che ora non farà che paragonare il nuovo romanzo al bestseller.
D'altra parte, Fedeltà si porta dietro una scrittura ancor più matura, un romanzo scritto a partire dal 2016 in tre anni, di cui ha taciuto a lungo con la stampa. L'ispirazione è arrivata al Bar Bosso, in zona di Porta Venezia, dove Marco Missiroli il primo aprile 2016 ha assistito a una conversazione fitta fitta tra tre ragazze che sembravano particolarmente amiche; all'uscita di scena di una, ecco che le altre due si sono lanciate in critiche sperticate sull'assente. E lì è nata spontanea l'idea di giocare con punti di vista diversi, con l'eterna rifrazione del reale a partire dalla vita dei diversi personaggi. E questa scelta ha subito messo davanti a scelte stilistiche: meglio andare accapo per ogni cambiamento di punto di vista e personaggio, oppure premiare la fluidità del testo?
Eh, sì, perché c'è molta consapevolezza letteraria nel romanzo, come d'altro canto ci aspettiamo da un grande lettore come Missiroli, che in Fedeltà inserisce omaggi più o meno scoperti ai suoi autori: se quello a Buzzati è palese (lo capirete leggendo il romanzo) e Philip Roth compare nella citazione in esergo, tornano il suo amatissimo Faulkner, Fenoglio, Vargas Llosa, Sebald di Austerlitz, Franzen di Le correzioni. Meno libri rispetto a quelli citati in Atti osceni, ma funzionali. «Mi fido più dei libri degli altri che dei miei», sorride e ci fa sorridere Missiroli. Ed è proprio questa insicurezza a portarlo a limare molto la pagina: in questo caso, in particolare, Fedeltà «è stato scritto per rispettare la vita, rinunciando alle scene madri. In fondo, quante scene madri vi siete trovati a vivere?». In Fedeltà Missiroli si è concesso solo due scene madri, che accennerò appena, per rispetto di chi deve ancora leggere l'opera: la scena del lavaggio dei piatti (intensissima, vedrete!) e quella in cui Margherita accudisce la madre («inevitabile, perché la vita è anche questo!», ha commentato l'autore). Per il resto, troviamo la quotidianità così com'è: per le donne, Missiroli si è attenuto a gesti, parole, reazioni che ha visto («Non mi sarei mai permesso di inventare da zero; è anche un fatto di rispetto verso le donne»). E Carlo con la sua medietà è un personaggio umanissimo, che incarna quelle pulsioni e quei desideri spesso trattenuti che poi ci troviamo a vivere nella nostra fantasia; sarebbe stato molto semplice fargli fare un salto, innalzarlo un po', così come per Andrea sarebbe stato facile preparare una conclusione e un riscatto.
Ma l'obiettivo era un altro: raccontare cosa accade quando siamo alle prese con «un'ossessione non espletata», ovvero quando un desiderio fortissimo sconquassa il giorno e tiene svegli la notte, eppure si continua ad amare la persona che ci sta vicino. La matrice del romanzo, ha confessato subito Missiroli, è autobiografica: il bisogno di indagare questo tema si è affacciato dopo che sua moglie si è trovata, proprio come Margherita nel romanzo, ad affrontare una terapia fisioterapica che prevede massaggi in zona pubica; l'imbarazzo iniziale si è trasformato in qualcosa di strano, una sorta di felicità incomprensibile agli altri: è la complicità che si crea, forse l'aspetto estremamente affascinante del fisioterapista, o forse tutto un insieme di componenti?! Come Missiroli confessa, tra fedeltà e lealtà, lui sceglie indubbiamente la seconda: si può tradire e restare leali, ma non è vero il contrario. E la lealtà conta moltissimo. D'altra parte, ci ha chiesto l'autore, quanto vi sentite fedeli a voi stessi?
Domanda non semplice (e le risposte infatti si sono limitate a un sorriso qui e là), ma è proprio questo il bello: un libro come Fedeltà spinge a rimestare nel nostro passato di traditori o traditi, o a esplorare un presente alternativo che, per quanto ipotizzato, può far soffrire o semplicemente aprire altri sguardi su di noi. Sguardi suadenti come quello della donna in copertina, scelta immediata e senza alcuna forzatura, come d'altra parte il titolo: Fedeltà è stato fin da subito così, parola lapidaria eppure piena di sfumature, perché nel romanzo ci sono tanti tipi di fedeltà. E l'opera può anche essere letta come un addio alla giovinezza, da parte di una generazione piena di precarietà e precariato, che guarda al passato ben sapendo che tutto sfuma.
Ma proprio perché tutto è destinato a sfumare, meglio chiudere la serata milanese in dissolvenza sul nostro cin-cin a un tavolo del Refill. L'augurio è che Fedeltà vi sia compagno di una nuova scoperta di voi.
GMGhioni
Un ringraziamento a Marco Missiroli per la sua generosità e alla casa editrice Einaudi che ci ha regalato non solo un incontro, ma un ricordo.
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