MoranteMoravia. Una storia d'amore
di Anna Folli
Neri Pozza, 2018
pp. 314
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Per lei, Alberto rappresenta tutto quello che ha sempre voluto essere: famosa, ricca, apprezzata. E gli scrive: «Perché non ti decidi a capire la tua vita e la bellezza che c'è? Io vorrei disperatamente essere te per essere te» (p. 49).
Il mio amore per la scrittrice Elsa Morante ha radici profondissime e precisamente risale al periodo in cui frequentavo la terza media e la mia professoressa di Lettere mi consigliò di leggere (tra gli altri) La Storia di Elsa Morante per la tesina di fine anno.
Non fu un approccio facile per una ragazzina di 13 anni, ma quel libro di oltre 700 pagine scavò un solco dentro me che negli anni sono riuscita a colmare soltanto leggendo altre opere di questa grande donna e autrice, che è diventata una delle mie preferite nello scenario nazionale.
Perciò, quando ho scoperto che sarebbe stata pubblicata una biografia su di lei e su uno dei più grandi amori della sua vita, lo scrittore Alberto Moravia, non ho potuto fare a meno di leggerla.
Elsa e Alberto durante una vacanza a Capri nel 1948. |
MoranteMoravia. Una storia d'amore (scritto da Anna Folli, Neri Pozza, 2018) già nel titolo reca la traccia del legame indissolubile che unì le anime di due dei maggiori intellettuali italiani del '900 e lascia che a raccontare questo sentimento siano quasi solo i diari e gli epistolari degli scrittori e le testimonianze dei parenti e di coloro che li conobbero e frequentarono la cerchia di amici artisti dei quali i due amavano contornarsi.
Sia Elsa che Alberto vivono al letteratura come una fede religiosa: «Nella letteratura c'è tutto - sostiene lui -, Dio, il diavolo, il fato, il male, il nulla». E poi aggiunge: «Per Elsa, la letteratura era la vita» (p. 105).
Noi lettori e ammiratori, così, scopriamo che tra gli amici più cari di questa coppia leggendaria (talmente unita da essere conosciuta nei salotto dell'epoca col neologismo che dà il titolo al libro) vi erano Pier Paolo Pasolini, Attilio Bertolucci e suo figlio Bernardo, Luchino Visconti, Giorgio Bassani, Maria Bellonci, Natalia Ginzburg e che il fermento intellettuale dei loro incontri, dei ragionamenti negli anni di grande crescita culturale per il nostro Paese confluì (in un modo o nell'altro) nelle opere di ognuno di questi artisti.
Grazie a una scrittura agile, a un linguaggio chiaro, a un modo colloquiale di rivolgersi ai due scrittori chiamandoli sempre per nome e a un ottimo apparato fotografico, ripercorriamo gli inizi, i sogni, le speranze e le delusioni della Morante e di Moravia, scopriamo le tracce di un affetto che probabilmente percorse per sempre le loro vite e che non li abbandonò nemmeno dopo la loro separazione.
Anche dopo la storia con Visconti, il legame con Moravia e la Morante esiste e sembra in qualche modo sopravvivere a tutto: alle scenate, ai nuovi amori, ai tradimenti, alla fine dell'attrazione sessuale. C'è qualche cosa di segreto e indissolubile a tenerli uniti e Alberto parla sempre di Elsa come di una creatura superiore: «Fece di Elsa la sua croce - ricorda Adriana Pincherle -, il suo angelo sterminatore, la sua oscura coscienza critica» (p. 144).
Questo libro reca anche delle interviste a Dacia Maraini, altra autrice che fu la compagna di Moravia dopo la separazione dalla Morante, e a Daniele Morante, figlio del fratello minore di Elsa, e mi sento di consigliarlo non solo agli ammiratori dei due autori, ma anche a coloro che amano scoprire un frammento della storia italiana, ha acceso in me anche la curiosità di approfondire l'opera di Moravia, alla quale sinora mi ero dedicata molto poco.
Con la sua inarrestabile produttività, Moravia rappresenta la personificazione dell'intellettuale engagè. A Vania Luksic, che lo interroga sulla sua ubiquità di quegli anni e sull'abitudine della stampa di interrogarlo su qualsiasi tema, dalle Brigate Rosse ai campionati mondiali di football, ribadisce la necessità di dialogare e di prendere posizione: «Oggi è diventato impossibile non comunicare, a meno di comportarsi in un modo artificiale, che io rifiuto. Viviamo nell'epoca dei mass media, di tutto quello che è volgarizzazione e l'uomo di lettere, il filosofo, è diventato una specie di prete, di saggio: da lui ci si aspettano risposte per qualsiasi problema. Oggi, la cultura è diventata la vera religione della nostra epoca» (pp. 223-224).
In definitiva, chi cerca il lato romantico di questa coppia mitica non rimarrà deluso, perché troverà all'interno di MoranteMoravia anche i risvolti sentimentali del rapporto che unì i due autori, ma soprattutto non rimarranno delusi i lettori curiosi di scoprire come sono nate le opere di due geniali scrittori vincitori dell'ambito Premio Strega, quali elementi e quali eventi li hanno colpiti e li hanno condotti a scrivere dei libri ancora oggi al centro di un meraviglioso dibattito tra gli amanti della letteratura italiana del secondo dopoguerra.
«Ho sempre creduto - ha scritto la sua amata Simone Weil - che l'istante della morte è norma e scopo della vita. L'istante in cui per una frazione infinitesima del tempo la verità pura, nuda, certa, eterna, entra in noi». Forse è stato così anche per Elsa, che per ogni istante della sua esistenza quella verità l'ha sempre cercata, a rischio di scorticarsi l'anima. E solo ora, l'ha finalmente trovata (p. 265).
Quel mercoledì mattina, guardandosi allo specchio, Moravia ha visto un uomo molto smagrito, i capelli candidi tagliati corti, gli occhi grandi nel volto inaridito che si è fatto più intenso man mano che gli anni passavano. Poi si è sentito mancare. È stato un attimo e forse, mentre il cuore cedeva, il suo sguardo si è acceso ancora una volta per la curiosità di scoprire cosa stava avvenendo. E ha pensato che avrebbe voluto descrivere in un romanzo anche questa ultima emozione. Ma per la prima volta non ha avuto il tempo di raccontare (p. 269).
Ilaria Pocaforza