David Bowie - L'uomo che cadde sulla terra
a cura di Pippo Delbono
Firenze, Clichy, collana Sorbonne, 2016
a cura di Pippo Delbono
Firenze, Clichy, collana Sorbonne, 2016
pp. 128
€ 7,90 (cartaceo)
€ 7,90 (cartaceo)
È il 1969 e per la prima volta un uomo mette piede sulla superficie lunare: è Neil Armstrong, che entra nella storia, pronunciando le parole «Questo è un piccolo passo per l'uomo, ma un grande balzo per l'umanità.» Nello stesso anno, un giovane artista londinese, David Robert Jones, meglio conosciuto come David Bowie, fa uscire una delle canzoni che costituiranno uno dei suoi più grandi successi, Space Oddity:
Ispirata dal film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e incentrata sulla saga dell'immaginario astronauta Major Tom, Space Oddity è la prima ballata spaziale della storia del rock e la capostipite del filone fantascientifico che diverrà una delle firme del repertorio dell'artista. Il successo della canzone è tale da spingere Bowie a realizzarne persino versioni in altre lingue, tra cui Ragazzo solo, Ragazza sola, con testo di Mogol, per il mercato italiano. (pp. 12-13)
pp. 72-73 |
Qualche anno dopo, nel 1972, il cantante confermerà questo suo talento, presentando Ziggy Stardust ed entrando, così, nella storia della musica mondiale. Gli spettatori ancora non sanno di assistere ad una vera e propria svolta nella storia personale di Bowie, così come non possono immaginare che le canzoni di quel giovane artista affacciatosi da pochi anni sulla scena musicale inglese faranno il giro del mondo, rendendolo una vera e propria icona. Le sue scelte influenzeranno in più occasioni il corso della musica, stupendo tutti con le proprie evoluzioni.
Sta proprio in questa sua peculiarità la grandezza di Bowie: egli possiede la singolare capacità di volare al di sopra delle vicende che contemplano l'umana condizione terrestre, pur influenzandone continuamente lo sviluppo: essere androgino e misterioso, si muove veloce, senza mai farsi incasellare. David Bowie è unico e il suo talento multiforme saprà trovare sfogo in diversi ambiti, dando sempre delle ottime prove di sé: le canzoni e il cinema prima di tutto, ma ancora di più le arti performative in generale, poiché non è possibile scindere la scrittura musicale dalle elaborate rappresentazioni che venivano allestite sul palco. Egli seppe proporre al pubblico un volto sempre nuovo, inventando personaggi ogni volta diversi e impersonandoli con convinzione, fino al punto di separarli da sé stessi.
Come scrive Pippo Delbono, curatore del volume e autore dello scritto in esso contenuto:
C'è sempre l'amore nelle canzoni di David Bowie, come del resto si potrebbe dire che l'amore c'è sempre in tutte le canzoni, anche nelle canzonette. Ma in Bowie come nei «grandi» della storia l'amore è un amore che non scappa dalla trasgressione, dalla ribellione. Un amore libero. E quindi eterno. Sacro.
pp. 38-39 |
Un'altra volta, perciò, Clichy ci regala un'opera curata nei minimi dettagli, preziosa nella sua capacità di offrire un ritratto originale di un artista unico ed eclettico.
Valentina Zinnà