di Maurizio de Giovanni
Rizzoli, 12 marzo 2019
pp. 350
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
È tornata Sara Morozzi, la protagonista di Maurizio de Giovanni che – dopo il commissario Ricciardi e l’ispettore Lojacono – sceglie una donna invisibile per interpretare Napoli e il noir. Un anno dopo Sara al tramonto e un anno dopo averlo incontrato a Palazzo Mondadori a Milano, Rizzoli ci invita a misurare la distanza di quest’anno e a ritrovare autore e protagonista, freschi di stampa con Le parole di Sara.
In mezzo a una decina di bloggers, De Giovanni è più in forma che mai, e – come ci dice subito – anche il noir italiano lo è: prima ancora di iniziare a parlare del libro l’autore si lancia in un’appassionata rivendicazione del genere. I premi e i salotti continuano a guardare con distanza a quello che lui chiama “il grande movimento del noir”, ma fortunatamente lo spazio editoriale non manca, come la collana neroRizzoli, che è “una grande dichiarazione di intenti”, dichiara soddisfatto de Giovanni. “Il romanzo nero racconta l’Italia frammentata, e la racconta per strada, come non fa mai nessun altro”, aggiunge. “Il romanzo nero racconta le città. E Sara è un animale metropolitano. È un personaggio che immagineremmo più come newyorkese che napoletana. E invece vive qui e ora”.
Una foto dell'incontro dall'account Twitter @RizzoliLibri |
Questo secondo libro “sembra un sequel ma non è”, ci dice; e in effetti sono molte le cose che cambiano rispetto a Sara al tramonto. Cambia innanzitutto l’interesse di Sara nei confronti del futuro: ora ha un nipotino e si sente responsabile del mondo che gli consegnerà. Per quanto strampalata, una famiglia avvolge la vita e i pensieri di Sara, così come sembrava delinearsi già alla fine del primo romanzo. Ma de Giovanni va oltre e fa molto di più: ci offre non solo una famiglia, ma una squadra di supereroi. Accanto all’invisibile protagonista c’è Teresa, che intuisce le ragioni delle menzogne, c’è Andrea, che sente con l’olfatto e con l’udito, c’è Massimiliano, che guida tutti loro con le sue parole profetiche che vengono dall’aldilà, o meglio dall’aldiquà dei ricordi. Sembrano quasi dei personaggi magici, e non a caso più volte nel testo gli impauriti malcapitati che hanno a che fare con questo team eccezionale si domandano se non si tratti di magia nera. Chiedo a de Giovanni di parlarci dei personaggi che ruotano attorno a Sara, di dirci come li ha costruiti. E lui mi risponde che li ha costruiti amandoli. “Se vuoi raccontare un personaggio gli devi volere bene, anche ai più terribili, anche agli assassini. Io stesso, ora che ho scritto due libri su di loro, conosco meglio i personaggi del mondo di Sara, e il mio coinvolgimento nei loro confronti è maggiore. Più scrivo e più entro in contatto con loro”. E il coinvolgimento di de Giovanni verso i suoi personaggi è palpabile, anche quando parla di quelli minori: “il cane Boris è la coscienza di fondo, il mio momento ludico”, mentre “Sara e Massimiliano sono la più bella storia d’amore che abbia mai creato. E credo sia impossibile scrivere un romanzo nero senza parlare d’amore”.
Con Sara torna la Napoli che non si trova in nessuna cartolina. “Napoli con Sara offre la migliore interpretazione di se stessa, è un’attrice”, afferma de Giovanni. “Nei Bastardi è plurale, invadente, pericolosa. Con Sara è fredda, distante, borghese e ostile”. Torna anche il tema probabilmente più interessante dell’universo di Sara e cioè il rovesciamento delle aspettative sui presunti ruoli maschili e femminili nella società. Sara che non si trucca, che ha abdicato al suo posto di madre e moglie in nome dell’amore, sbotta con un imbarazzato ispettore Pardo che ha appena difeso le ragioni di un uomo che ha lasciato la sua famiglia:
Ah, quindi lui ha fatto benissimo ad abbandonare moglie e figlio per una nuova vita. Se fosse una donna, invece, sarebbe una puttana egoista senza valori. Giusto?
Eppure in questo secondo romanzo qualcosa incrina lo scardinamento degli stereotipi che ritmava il primo, e questo qualcosa è Teresa. Teresa è la “donna alpha”, va a letto con ragazzi più giovani di lei, è a capo dell’unità speciale di “supereroi”; eppure, dico a de Giovanni, ci presenti ora una Teresa debole, perdente, sembra quasi che in questo romanzo tu la voglia punire. “Il romanzo nero racconta le crepe, le imperfezioni”, mi risponde. “I personaggi non devono essere manichei. Un libro che presenta un personaggio che non cambia dalla prima all’ultima parola è un brutto libro. Teresa è fortissima ma fragile”.
Quando qualcuno gli chiede dei “modelli” de Giovanni si schermisce. “Per i nomi che ho in mente non è il caso di parlare di modelli, bisogna avere un’autostima per considerarli tali che non avrei neanche se vendessi cinque volte tanto. Diciamo che sono tre modalità narrative alla quale mi fa piacere pensare, e cioè Stephen King per Ricciardi, Ed McBain per I bastardi e John Le Carré per Sara”. E rivela con grande trasporto che il personaggio di Andrea – il collega di Sara ipovedente e in pensione – è un omaggio a Camilleri. “Poi ho scoperto dopo averlo scritto che i miei libri sono molto letti dai non vedenti, attraverso gli audiolibri: mi hanno chiesto perché non inserissi un personaggio ipovedente nelle mie storie e sono stato molto felice di dire loro che l’avevo appena fatto!”.
Maurizio de Giovanni e Serena Alessi |
Ma forse la più grande novità sul ritorno di Sara è che in questo secondo romanzo porta con sé un tema sociale molto forte, cioè la critica alla gestione delle politiche migratorie. “Le parole di Sara è il mio primo libro manifestamente politico” afferma de Giovanni. “Credo che non sia giusto avere un microfono e non usarlo. E una storia colpisce più di ogni dibattito, per questo ho deciso di scrivere di un freddo interesse sulla pelle di povera gente. Trovo che le storie debbano essere verosimili se no non coinvolgono, e ahimè questa storia è verosimile”. Le parole di Sara, quindi, è per il suo autore un libro che andava scritto proprio ora, in questo paradossale e crudele momento storico in cui “si cerca di arginare il mare chiudendo una finestra”.
Sara è un personaggio che racconta molto di tutti quanti noi, ed è anche un periscopio, dice de Giovanni, che gli serve per esplorare altri temi e altri sentimenti. Ma cosa sono, quindi, queste parole di Sara? Sono le parole del cuore, di una donna che è tutta mente, freddezza e razionalità, e che eppure ragiona seguendo le emozioni. “Sara non ha limiti, è una scheggia”, conclude, “e c’ho un mare di storie su Sara”.
Serena Alessi
@serealessi
Foto di @RizzoliLibri |