Franco Faggiani con gli intervistatori delle "Interviste copernicane" Foto di ©Francesca Moroni, 6 marzo 2019, Auditorium del Liceo Copernico |
6 marzo 2019, h. 9.00
Liceo scientifico "Niccolò Copernico" (Pavia)
Curiosità, aneddoti, backstage, anticipazioni: in occasione della rassegna delle "Interviste Copernicane", a cura delle professoresse Marina Milani e Anna Ricci, Franco Faggiani è stato intervistato da otto ragazzi del liceo sul suo romanzo La manutenzione dei sensi (Fazi, 2018). In questo anno trascorso dalla pubblicazione, il libro ha attraversato l'Italia, eppure l'autore ha ancora entusiasmo e affetto nel parlare di una storia che vive più di emozioni che di eventi.
La manutenzione dei sensi di Franco Faggiani Fazi, 2018 pp. 250 € 16 (cartaceo) € 7,99 (ebook) |
ISPIRATO DA UN INCONTRO
«C'è molto di autobiografico», ha subito ammesso Faggiani, e non era difficile immaginarlo, dal momento che anche il protagonista Leonardo è un giornalista, che vede nella montagna la sua possibilità di cambiare vita. Certo, Faggiani non ha compiuto una scelta radicale come quella del protagonista di trasferirsi definitivamente, ma ha abitato per lungo periodo sui monti e ha conosciuto da vicino il silenzio e i nuovi rumori della montagna. Ha dovuto anche lui, insomma, riadattarsi, perché «i sensi cambiano in base alle abitudini e, davanti a grandi cambiamenti, richiedono una manutenzione».
Non solo i luoghi del romanzo sono ben noti all'autore; anche molti dei personaggi narrati nascono da incontri reali: Martino, il piccolo coprotagonista con la sindrome di Asperger che Leonardo ha in affido, è ispirato a un ragazzino che effettivamente Faggiani ha conosciuto sulle montagne. Giunto a un rifugio dopo un percorso piuttosto impervio, Faggiani ha provato a scambiare qualche opinione con un piccolo sconosciuto sulla sua stessa panchina, concentrato a osservare le cime davanti a sé. Alle domande più personali, nessuna risposta, ma al semplice «chissà che montagne sono?!», il ragazzino prontamente ha elencato tutti i nomi delle cime, con annesse altezze, per poi richiudersi nel suo silenzio. Il padre, che aveva assistito a tutta la scena, si è scusato con Faggiani per la reazione strana del figlio e poi si è sfogato, raccontando alcuni scampoli della loro quotidianità. Nel suo sfogo, risuonava di continuo la volontà di nascondere la sindrome di Asperger per proteggere il figlio, evitandogli episodi di bullismo o di emarginazione sociale.
Faggiani, invece, ha pensato che fosse ora di dare molta più voce a una storia come tante, ma soprattutto di declinarla all'insegna della speranza.
Il momento degli autografi © Francesca Moroni, 2019 |
LA SFIDA: TRAVASARE LA REALTÀ IN UN RACCONTO
C'è tanta realtà, nel romanzo di Faggiani, se ne sono accorti subito anche gli studenti che, fin dalla prima lettura, hanno avvertito la profonda umanità dei personaggi. E, in effetti, Faggiani ha travasato nel suo romanzo anche gli abitanti della montagna: il vecchio Augusto e suo figlio Daniele esistono davvero, hanno un agriturismo (dove, con il successo del romanzo, sono arrivati molti più turisti!) molto simile a quello descritto nel libro e conducono realmente una vita scandita dai ritmi della natura, delle stagioni e del bestiame. Per non prendersi troppe licenze, anzi, Faggiani ha pensato di farsi raccontare la storia di famiglia e poi di sottoporre il manoscritto al vaglio di Daniele. Bene... Dopo aver ricevuto, a distanza di un mese e mezzo, un minacciosissimo sms "Letto. Parliamone", Faggiani ha trovato il suo manoscritto pieno di post-it ma... relativi a refusi di nessun conto! La storia della famiglia è stata dunque mantenuta e, tuttalpiù, il nostro autore è stato caldamente invitato a... cambiare i nomi delle vacche, che non erano assolutamente verosimili. Immaginatevi la reazione in casa editrice?!
UN GIORNALISTA NON CONOSCE IL "BLOCCO CREATIVO"
Visti i temi molto delicati trattati nel romanzo, è facile ipotizzare che il libro sia costato tempo e ripensamenti. Invece, Faggiani rivela di non essersi mai permesso il "blocco creativo": complice la sua esperienza come giornalista, spesso tenuto anche a consegnare articoli a brevissima distanza dalla commissione, ha fatto sua una certa facilità di scrittura. Ecco, dunque, che questa abitudine gli ha permesso di scrivere il romanzo in soli tre mesi: prima, certo, ha costruito tutte le scene nella sua testa, come se si trattasse di un film, poi ha steso il tutto e ha provveduto a numerosi tagli e rifiniture. Semmai, la parte più difficile è stata documentarsi, per essere assolutamente rispettoso della storia che stava scrivendo.
DOCUMENTARSI COME SI DEVE
In tanti stanno scrivendo della sindrome di Asperger, ma Faggiani precisa subito che la sindrome non è il tema centrale del suo romanzo. L'obiettivo è stato quello di formare una nuova famiglia, unendo due solitudini (quella di Martino e quella di Leonardo) e facendo sì che i due imparino ad accettarsi e crescano insieme. Era però fondamentale creare il personaggio di Martino in modo fedele, attribuendogli frasi, gesti e reazioni verosimili. Così, Faggiani ha contattato molte associazioni che aiutano persone con la sindrome di Asperger: parlando con numerosissimi genitori, ha conosciuto storie molto toccanti; poi, Faggiani ha fatto revisionare il manoscritto a due neuropsichiatri infantili, per sistemare soprattutto i dialoghi, perché fossero credibili. Parole d'ordine: semplicità, sia nelle frasi di Martino, sia in quelle di Leonardo, perché venissero pienamente comprese dal ragazzo.
La prova del nove, poi, sono state le reazioni dopo l'uscita del romanzo: Faggiani ha raccontato di tantissimi messaggi davvero preziosi da parte di persone che hanno la sindrome di Asperger e che hanno apprezzato la storia di Martino e, in particolare, l'unico insegnamento possibile per chi vive con un Asperger: "accettare accettare accettare". Dunque, la vera vittoria di Faggiani è stato ricevere simili apprezzamenti da chi conosce da vicino questa sindrome, per cui non esiste una cura, ma solo la capacità di imparare a conviverci.
Franco Faggiani © Francesca Moroni, 2019 |
LASCIARE CHE GLI ALTRI CI INSEGNINO
Leonardo e Martino non hanno legami di sangue, né possiamo parlare di un vero e proprio rapporto padre-figlio, nonostante molti studenti avessero ravvisato questo. Per Faggiani è meglio parlare di due solitudini che, oltre ad accettarsi, imparano a vicenda. Molto spesso, Martino impara dal vecchio Augusto, quindi insegna a Leonardo l'essenzialità propria della vita in montagna («in montagna, devi imparare a fare, ma anche a far senza»), che ben si confà con la sua visione del mondo. Si tratta, quindi, di un sovvertimento delle normali regole dell'educazione: è il figlio a educare il padre affidatario.
UNA FELICE VICENDA EDITORIALE
Più volte lo scrittore ha ringraziato la sua casa editrice: fin da subito, la storia ha rapito il team di Fazi, il titolo è stato approvato e si è lavorato insieme alla ricerca della copertina. Cose che sembrano apparentemente scontate, per chi non lavora nel campo editoriale, ma che non lo sono affatto. Anzi, Franco Faggiani ha approfittato della presenza di tanti giovanissimi lettori (e forse, chissà, alcuni aspiranti scrittori) per raccontare l'importanza dell'editing, dal momento che ritiene la pubblicazione del romanzo un bel lavoro di squadra.
E cosa ci attende? Per ora è ancora tutto un segreto, ma sappiamo che a maggio uscirà un nuovo romanzo di Franco Faggiani, sempre per Fazi editore. Nell'attesa, ringraziamo ancora una volta Franco Faggiani e i suoi personaggi, Martino, Leonardo, Augusto e tutti gli altri, per averci mostrato la montagna da un punto di vista inedito, lontano dalle sfide individuali, invitandoci a una nostra manutenzione dei sensi e dei sentimenti. E un ringraziamento agli intervistatori, che hanno portato sul palco dell'auditorium, insieme alle tante domande, la loro curiosità di lettori e la capacità preziosa di emozionarsi.
GMGhioni