di Gert Nygårdshaug
SEM, 2018
pp. 191
€ 17 (cartaceo)
€ 17 (cartaceo)
Un giallo norvegese che omaggia i grandi maestri del genere, da Arthur Conan Doyle a John Dickson Carr, quello che Gert Nygårdshaug regala ai suoi lettori (finalmente anche a quelli italiani, grazie alla traduzione di Andrea Romanzi), con “l’Amuleto”. Scrittore prolifico, con più di quaranta libri già pubblicati, amante dei viaggi e del vino, delle scoperte e della natura, Nygårdshaug ci regala un personaggio intrigante, fuori dai soliti schemi, che a quanto pare gli somiglia molto. Fredric Drum è un enologo e un sommelier, è proprietario, insieme ad altri due amici, di un famoso ristorante di Oslo ed ha una passione per la crittografia. La sua vita, caratterizzata da un rapporto non proprio pacifico coi giornalisti e da una relazione finita, che non riesce a dimenticare, cambia rotta all’improvviso per una serie di eventi che lo vedranno coinvolto, all’inizio in modo casuale, fino a che la storia non prenderà la sua forma e l’inquietante presenza di un amuleto, una bambola feticcio, lo condurrà verso la soluzione dell’enigma.
La natura è la protagonista principale, con i suoi segreti, le sue ombre lunghe, la terra che protegge e occulta. Non è una natura fredda e glaciale, come di solito troviamo all’interno dei gialli nordici, ma è ridente, viva, palpita di verde, costituisce un elemento fondamentale senza la quale l’intreccio non potrebbe prendere forma, così come l’uomo, che senza il suo habitat naturale non sarebbe quello che è. E al tema della natura si lega quello delle origini, dell’appartenenza, della conservazione di una specie. In particolare, lo scrittore, grande viaggiatore, ci racconta di un popolo non così conosciuto, come quello degli eschimesi.
Il linguaggio diventa veicolo essenziale, in tutte le sue forme, per capire se stessi, gli altri, i misteri, il passato, il tempo e lo spazio. Lo scrittore non a caso rende il suo “detective per caso” anche abile crittografo; solo comprendendo quello che chi è venuto prima di noi vuole rivelarci, possiamo trovare il significato di chi ci sta intorno, svelarne il segreto, il messaggio.
La Storia è oggetto privilegiato di indagine, sia perché si parla di una spedizione archeologica, sia perché vengono citati luoghi di ritrovamenti, in particolare di mummie conservatesi all’interno di torbiere, oltre ai metodi di catalogazione e al lavoro degli studiosi (lo scrittore ha svelato, durante alcune sue interviste, di aver pensato ai ritrovamenti di resti umani all’interno di paludi, avvenuti in Danimarca e Inghilterra e poi ripresi dal National Geographic).
Il protagonista è descritto in maniera minuziosa, risulta il fulcro di tutta la vicenda, dai suoi interessi nascono le azioni, i fili che muovono l’intera vicenda. Gli altri personaggi sono avvinghiati nella sua storia, fungono da contorno, in un dialogo privilegiato restano solo Drum e il paesaggio. Anche le donne hanno un ruolo marginale, la bella Julia non riesce a far breccia nel cuore di Friedrich quanto un bel calice di rosso e la maggior parte dell’azione resta nella testa dell’uomo, nei suoi pensieri, nella sua solitudine. Il rapporto con gli altri è sporadico ed è riservato al chiarimento, alle riunioni, alle spiegazioni. Il bel sommelier preferisce gli amici all’amore, e le sue passioni non reggono il confronto con il resto.
Il ritmo lento ben si sposa con la dinamica della narrazione, e permette di entrare nel gioco psicologico, acuito dal rapporto percezione di sé e confronto con la natura. Agli amanti del genere possiamo preannunciare che sono previste altre inchieste, tradotte in italiano, che hanno come protagonista l’affascinante e poliedrico Friedric Drum.
Samantha Viva