di Giovanni Montanaro
Feltrinelli, 21 marzo 2019
pp. 165
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Senza distacco, senza retorica, mi ripeté più volte di non angosciarmi, di non aver paura. Crescere, mi disse, è perdere opportunità, scegliere una sola esistenza tra le infinite possibili. Lo conosceva bene, lui, lo strazio di dover decidere, di non sentirsi all'altezza di niente. Lo trovava naturale, qualche volta salutare; diffidava delle certezze.
Quante volte guardando uno dei nostri professori abbiamo pensato che la sua vita iniziasse e finisse dentro la nostra scuola? Ora veri e propri miti, ora personaggi a dir poco temuti o addirittura odiati, i nostri professori ci hanno comunque formato e le loro lezioni sono rimaste in noi, come modello da seguire o, al contrario, come qualcosa da rifuggire, oggetto di barzellette, talvolta di ricordi nostalgici.
Parte forse da una dimensione simile il romanzo di Giovanni Montanaro, Le ultime lezioni, in cui il suo giovane protagonista Jacopo ripercorre gli anni della scuola osservando da vicino la figura del professor Costantini: lui, che ha insegnato Lettere solo per un anno alla classe di Jacopo, e poi si è ritirato dopo un drammatico lutto.
Ma chi era davvero Costantini? Innanzitutto, una persona molto appassionata della letteratura, un uomo in grado di percorrere e consigliare tanto i classici quanto il postmoderno americano. Ma cos'altro? Solo in occasione del funerale della moglie, Jacopo e i compagni di classe, intervenuti più per curiosità che per reale desiderio di partecipare, hanno scoperto che Costantini aveva una figlia più grande di loro, in sedia a rotelle e con palesi handicap. Lo sgomento è grande e, si sa, spesso per esorcizzare quel che non ci si aspetta, si ricorre all'ironia. Che può trasformarsi in un sarcasmo cattivo.
Jacopo non si ferma però alla prima impressione: ora mosso da senso del dovere che in realtà non gli compete, ora da un filo esile di curiosità che verrà però irrobustito nel corso della narrazione, riprende i contatti con Costantini e addirittura si troverà più volte a studiare e a scrivere la tesi a casa sua. Jacopo si ritrova così nella sua casa di Sant'Erasmo, tanto silenziosa da non sembrare neanche a poca distanza da Venezia, una sorta di eremo dove Costantini garantisce la serenità di cui ha bisogno a sua figlia.
Però non si pensi che Costantini sia un uomo perfetto: lui, che non esita a chiedere "Ma tu, Jacopo, cosa vuoi dalla tua vita?", è tuttavia un uomo tormentato, che porta con sé sensi di colpa per alcune scelte e alcune fragilità a cui non ha saputo riparare. E la morte della moglie Lucia ha scavato una enorme linea di separazione tra una vita serena e la solitudine. A rincuorare Costantini, oltre alle visite di Jacopo, la pianta di mimosa che porta col suo profumo promesse per il futuro...
Ecco che nel ripercorrere gli ultimi anni di vita di Costantini, Jacopo prende coscienza del tempo che passa, dei continui e determinanti bivi che il presente ci mette davanti, in grado di condizionarci per la nostra intera ed esile esistenza. E Costantini, con la sua presenza discreta e i suoi incoraggiamenti senza retorica, è riuscito a essere un'influenza equilibrata, positiva e ha aiutato Jacopo a ragionare senza pregiudizi sui suoi desideri e su uno dei compromessi più delicati che ci troviamo a fronteggiare: quello tra i nostri sogni e la realtà.
Un romanzo che scorre senza onde improvvise, proprio come nella laguna veneta in cui si muovono i protagonisti: nel suo fluire, segue il placido andirivieni della memoria, senza strappi, dondolandosi tra passato e presente con dolcezza.
GMGhioni