di Lorenzo Braccesi
Salerno, 2019
pp. 170
€ 16 (cartaceo)
Ci sono figure storiche che restano avvolte in un fascino di mistero e che le fonti raccontano in modo diverso, con testimonianze addirittura contraddittorie.
Le biografie su Olimpiade sono senza dubbio colme di luci e ombre: indiscutibilmente grande regnante, la regina viene tratteggiata evidenziando ora il suo misticismo votato ai riti bacchici, ora il suo attaccamento quasi morboso al figlio Alessandro, ora la sua spregiudicatezza nell'esercitare il potere e il suo odio per Filippo II.
Nel suo nuovo saggio, appena uscito per Salerno Editrice, Lorenzo Braccesi ritrae una delle donne in ogni caso più discusse dell'antichità, citando fonti talvolta discordi, che tuttavia contribuiscono a dare l'idea di una regina insolita, schiva e in conflitto col marito Filippo II, affezionata al fratello Molosso, protettiva all'inverosimile verso il figlio Alessandro. Nella sua vita, Olimpiade (sapete che questo, peraltro, non è neanche il suo vero nome?) ha attraversato molteplici difficoltà, talvolta sporcandosi di sangue le mani (più o meno metaforicamente), a cominciare dalla congiura contro il marito, di cui è stata molto probabilmente il mandante.
Ma è stata anche una madre tenera, che per anni ha seguito le spedizioni di Alessandro accompagnandolo nelle sue campagne con lettere che hanno girato il mondo allora conosciuto. Purtroppo l'epistolario tra i due è stato riportato e salvato solo in parte, però dai brani a disposizione si capisce quanto Alessandro desideri mettere a parte la madre delle sue vittorie e anche delle difficoltà durante il viaggio. Meno chiaro è come mai, ad esempio, non si trovino cenni al suo matrimonio con la bella "selvaggia" Rossane o con la figlia di Dario, Statira, in occasione delle nozze di Susa.
Quel che è certo, invece, è che la disperazione di Olimpiade per la morte precoce del figlio, conquistatore del più grande impero del mondo antico, si sia trasformata in determinazione nel proteggere anche il nipote Alessandro, contro le minacce dei diàdochi a cui sarebbero toccati i cosiddetti "regni ellenistici". Pare destino: nuovamente, sangue, omicidi, strategie e segreti segneranno gli ultimi anni della vita di Olimpiade, fino alla sua morte nel 316, anche questa avvolta nella leggenda.
Di certo, in parte il suo ricordo è stato segnato da letture distorte, mosse dalla «denigrazione strumentale per fini politici e l'odio di genere», come segnala Braccesi nell'epilogo (p. 143), anche perché tante delle sue azioni, se condotte da uomini di potere, non sarebbero mai state criticate. Eppure, pur con tutte le sue ombre, Olimpiade brilla nel panorama delle grandi donne del passato. E il saggio di Braccesi, preciso nel proporci una bibliografia accurata e tuttavia attento a restare limpido nell'esposizione e nella selezione delle fonti, è un utile e piacevole strumento per guardare la vicenda di Alessandro Magno da un punto di vista privilegiato: quello di sua madre.
GMGhioni
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