di Vladimir Nabokov
Adelphi, 2018
a cura di Fredson Bowers
traduzione di Franca Pece
pp. 526
€ 26,00
Se avete capito appieno dove voglio andare a parare, allora abbiamo fatto un gran passo avanti nella comprensione del mistero dell'arte letteraria, perché penso che ormai sia chiaro che il mio corso, tra le altre cose, è una specie di indagine poliziesca sul mistero delle strutture letterarie. Ricordate però che quanto riuscirò ad approfondire non esaurisce affatto l'argomento, che ci sono parecchie cose - temi e aspetti di temi - che dovrete scoprire da soli. Un libro è come un baule pieno zeppo; alla dogana, la mano di un funzionario vi affonda dentro per un'ispezione frettolosa, ma colui che cerca tesori lo controlla minuziosamente, palmo a palmo.
"Un'indagine poliziesca sul mistero dell'arte letteraria": la migliore dichiarazione di poetica sulle proprie lezioni l'ha data Nabokov stesso mentre raccontava Casa Desolata di Dickens ai suoi studenti. Siamo nel 1948: lo scrittore è stato nominato Associate Professor alla Cornell University (Ithaca, Stato di New York) e qui tiene negli anni una serie di corsi sui maestri della narrativa europea e sulla letteratura russa in traduzione inglese. Seleziona un gruppo di romanzi e racconti inglesi, russi, francesi, tedeschi dell'800-'900 che gli permettano di sviluppare un discorso su due aspetti specifici: l'attenzione al genio individuale e le strutture dei romanzi. Quattro anni dopo, nel 1952, insegna come Visiting Professor ad Harvard.
Lezioni di Letteratura, edito da Adelphi, riunisce in un volume le lezioni così come furono presentate in aula ed è un'opera che nasce in seguito ad attenti interventi redazionali mirati a restituirle nella loro forma più autentica, ricostruendole dagli appunti manoscritti dell'autore, degli studenti e dalle poche battute a macchina della moglie Véra, preziosa co-creatrice delle opere di Nabokov che leggiamo oggi. Gli studiosi che hanno lavorato sugli appunti hanno fatto un viaggio impegnativo tra le note a margine, gli schemi abbozzati sulle strutture delle storie, le parentesi che esprimevano concetti imprescindibili, le digressioni e tutte quelle frasi di collegamento che un professore prepara per le sue lezioni prima che prendano vita nello spazio dell'aula.
Gran parte dello sforzo fatto è legato alla ricostruzione del discorso nello stile e nella sintassi: una lezione non è come una rifinita conferenza, raccontarla significa tenere conto di libertà, ripetizioni, incongruenze, frammenti di citazioni che in questo volume riacquistano forma armonica, come fossero un unico grande discorso sull'arte del romanzo, come se le lezioni si fossero tenute una dopo l'altra in uno stesso tempo 0.
Diverse per struttura, esprimono tutte la grandezza del genio di maestro-scrittore: sebbene non sia stato Nabokov a costruire la raccolta, la sua anima si respira in ogni piccola piega del libro, straordinario proprio per la sua genesi poiché mixa forma scritta (la puntigliosa preparazione delle lezioni come saggi) e discorso orale (il loro racconto in classe e la verve da oratore).
È imprescindibile considerare che siamo di fronte a uno scrittore che legge altri scrittori: questo è l'angolo principale da cui posizionarsi per leggere il volume. Ogni volta che Nabokov commenta una struttura, sviscera i temi, sceglie le citazioni - numerosissime e fondamentali nell'economia dei suoi corsi - lo fa da romanziere.
Innamorato dell'arte del romanzo, ha di questo genere una visione atomica e strutturale che lo guida nel racconto degli autori più diversi, da Austen a Dickens, da Kafka a Joyce.
"Lo stile e la struttura sono l'essenza di un libro; le grandi idee sono risciacquatura di piatti", scriveva per ribadire che di un libro si devono prima di tutto capire la composizione, i flussi tematici, i collegamenti tra i personaggi e la forma che tutto ciò prende nello stile.
Non gli interessano le supposizioni dei critici, le letture sociologiche delle opere, le assunzioni storiche che mettono ai romanzi dei vestiti che non avevano all'origine:
Tutta l'arte è, in un certo senso, simbolica; ma noi grideremo "Al ladro" al critico che trasforma deliberatamente il simbolo raffinato di un artista nell'allegoria stantia di un pedante - le mille e una notte in un convegno di paramassoni.
Non è mai conciliante Nabokov, né verso i critici né verso gli autori, ci tiene a distinguere i falsi scrittori dai veri scrittori, i falsi lettori dai veri lettori.
Ecco che le lezioni diventano un illuminante discorso sul genio autoriale che per dirsi davvero tale dev'essere affabulatore per intrattenere, maestro per infondere conoscenza, ma soprattutto incantatore per regalare un piacere magico e sensuale.
In quest'ottica Nabokov racconta i romanzi, mettendo in luce di volta in volta la componente intellettuale e sensoriale dei capolavori letterari.
Disegna la mappa di Sotherton Court e la pianta della casa di Mansfield Park per farci capire il romanzo di Jane Austen come fosse una recita, una commedia, un ballo.
Abbraccia il genio di Dickens, si abbandona alla sua voce e orchestra tutti i suoi temi: le storie dei bambini infelici di Casa Desolata, la trama da romanzo poliziesco, il dualismo che permea tutta l'opera (bene e male, giustizia e ingiustizia).
Ci fa innamorare delle imperfezioni di Emma Bovary, emotiva, superficiale, infantile e fragile, e racconta la sua storia come fosse "una torta a strati".
Commuove quando racconta scena per scena La Metamorfosi di Kafka, dettagliando tutta la sofferenza di Gregor che da insetto diventa sempre più umano, mentre i suoi familiari diventano bestie. Ci porta a passeggio con i personaggi di Proust e Joyce che sono come dei prismi da cui guardare il mondo, non per coglierne le sfumature storiche e sociali, ma quelle più intime di sensazione.
Anche quando approccia lo stile degli autori, Nabokov coglie l'essenza più profonda della loro ispirazione. Una delle vette più alte si raggiunge nella lezione su Joyce quando divide tutti gli stili del caleidoscopico Ulisse (quello lucido e logico, quello discontinuo del flusso di coscienza, quello parodico dei giornali e del dramma farsesco) che è come una "lenta danza del destino".
Lezioni di letteratura è più di un'indagine: è una caccia al tesoro tra realtà e immaginazione in cui ogni indizio va faticosamente cercato, poi sezionato e in ultimo compreso per definire la prossima tappa e per tracciare una direzione. È anche una meravigliosa dissertazione sul rapporto tra reale e immaginazione:
La letteratura è invenzione. Le opere di fantasia rimangono sempre fantasia, e dire che un'opera di fantasia è una storia vera è un insulto sia all'arte che alla verità. Tutti i grandi scrittori sono grandi imbroglioni, proprio come quella grandissima imbrogliona della Natura. La Natura inganna sempre; dal semplice inganno della propagazione alla sofisticatissima illusione della colorazione di difesa delle farfalle o degli uccelli, in Natura esiste un meraviglioso sistema di incantesimi e tranelli. Il romanziere non fa che seguire la strada indicata dalla Natura.
Non è facile però descrivervi come da tutta questa sistematizzazione, dalle mappe concettuali e tematiche che l'autore disegnava, dai diagrammi che collegano i personaggi nasca quella combinazione che definisce la grande letteratura: precisa come la poesia, intuitiva come la scienza (proprio così, non il contrario).
Nabokov ci insegna a leggere i libri "non con il cuore, e tantomeno con il cervello, ma con la spina dorsale - perché è lì che si manifesta il fremito rivelatore". Ci invita a essere distaccati per vedere il disegno dall'alto, coinvolti per nutrirci di sensuale ricchezza.
Ci accoglie in aula, ma il professore non siede in cattedra, passeggia tra i banchi senza sosta, gesticola appassionato, ride e fa sorridere. Nabokov non sta semplicemente spiegando, sta leggendo con noi.