di Paola Zannoner
DeA, 2019
pp. 217
€ 14,90 (cartaceo)
Questo romanzo di Paola Zannoner arriva, puntuale e perfetto, giusto in tempo per l'8 marzo: perché se è vero che le donne andrebbero celebrate tutti giorni – o meglio tutti i giorni ci si dovrebbe ricordare di una parità e di una dignità ancora troppe volte negate – un promemoria non fa certo male. Se con Rolling Star (qui la recensione) avevamo seguito l'iter di formazione di un giovane uomo, questa volta l'autrice ci proietta in una storia declinata quasi interamente al femminile. Protagonista è infatti la quindicenne Caterina, che si muove con relativa sicurezza in un universo popolato da donne, più o meno giovani: la mamma, che "è sempre distratta e presa da mille impegni, ma si ricorda tutto e prima o poi viene a incassare il credito che ti ha fatto" (p. 94); le amiche di una vita, Sara e Irina, e la nuova arrivata Selena, molto diverse l'una dall'altra ma con una cosa in comune: che sembrano sempre essere più sicure e avere maggiore esperienza rispetto alla più ingenua narratrice; e poi c'è la zia Sabrina, avvocatessa di mezza età e confidente, con un occhio sensibile ai segnali e agli amori altrui, sempre pronta a elargire il consiglio giusto. Caterina cresce nella serenità di un ambiente protetto, muovendosi tra la rassicurante quotidianità familiare, una scuola seria in cui eccellere, pomeriggi passati tra sport e amicizia, maturando il bagaglio esperienziale dell'adolescente media, per cui le principali fonti di informazioni sono le riviste e le chiacchiere sussurrate tra coetanee.
Poi, un giorno, incontra Marco, che è bellissimo e carismatico, e sembra interessarsi proprio a lei. La distorsione del rapporto inizia lì, da questa impressione di elezione, quasi di gratitudine, che Caterina prova perché un ragazzo così attraente le concede le sue attenzioni. Questo la rende disattenta ai segnali, prima impercettibili, poi sempre più evidenti, che qualcosa non va: il ritardo con cui lui si presenta agli appuntamenti, la discontinuità nel rispondere ai messaggi, gli insulti mascherati da battute scherzose... e quegli infiniti soprannomi che sembrano affettuosi e vogliono invece squalificare, sminuire, umiliare: Caterina Ficcanaso, Caterina Braccinocorto, Sua Gelosia Caterina, Caterina la Pallosa, suor Caterina, Caterina Frigidaire, Caterina la Rigida, e così avanti in una sequela dall'infinita e feroce creatività.
Le storie sui rapporti disfunzionali seguono sempre lo stesso percorso sottile e perverso (ne abbiamo visto un altro esempio nel bellissimo graphic novel di Åsa Grennvall, recensito qui). È importante allora la scelta di Paola Zannoner di rivolgersi alle giovanissime, per metterle in guardia con un linguaggio semplice e schietto, non edulcorato, che in maniera più che credibile si può attribuire alla narratrice quindicenne. È importante perché gli avvertimenti non sono mai troppi, e soprattutto perché la dipendenza emotiva inizia quasi inavvertita: mascherata da amore, la volontà di possesso del maschio narciso annienta la tua volontà, ti allontana dalle persone che ti vogliono bene, ti riduce all'isolamento e poi all'alienazione. Così, almeno, si sente anche Caterina, estranea alla propria vita:
Praticamente sono io un'astrazione vivente: di quel che mi succede intorno non so più niente, non m'interessa niente. È come se vivessi dentro una camera iperbarica. (p. 75)
Benché consapevole, da ragazza intelligente qual è, che gli atteggiamenti di Marco sono profondamente sbagliati, il cuore di Cat tradisce la sua volontà e la mantiene prigioniera di una relazione in cui è solo lei a dare, e quindi solo lei a perdere. L'abilità descrittiva dell'autrice, tuttavia, fa sì che il personaggio di Marco non sia demonizzato a priori: emergono dal testo le radici della sua prepotenza, della sua rabbia nei confronti del mondo adulto. Niente lo giustifica per le sue scelte e per le sue azioni, per le maschere che indossa, per le mani che alza troppo spesso, ma certo si avverte un chiaro tentativo di restituire tra le pagine la complessità di un mondo reale in cui tutto si gioca su una scala di grigi. La rete di sicurezza che manca completamente a Marco e che alla lunga lo rende pericoloso e forse irredimibile, è quella che circonda invece Caterina e la salva, nel momento in cui le cose iniziano a farsi più serie. Anche questo, difatti, si configura come un romanzo di formazione: perché l'amore è sì complicato, ma è anche semplice, almeno nelle sue regole di base. L'amore non umilia, non ferisce, non schiaffeggia, non ricatta. E, se lo fa, forse non è amore ma qualcosa di diverso, da cui sarebbe bene stare alla larga. Caterina lo impara a sue spese, e Paola Zannoner lo ricorda a tutte – giovani e adulte – con la titolazione dei capitoli che costituisce una sorta di decalogo amoroso, e che accompagna la crescita di consapevolezza della sua protagonista. L'amore complicato è un libro da leggere con le proprie figlie, per dare un rilievo a espressioni come "molestie ossessive", "violenza domestica" o "stalking", che sembrano essere sempre qualcosa che riguarda le altre, che succede lontano da noi e non può riguardarci, e che invece il più delle volte nasconde "storie agghiaccianti che sono iniziate banalmente, con un uomo gentile e pieno di premure trasformato in un cane rabbioso" (p. 194). Paola Zannoner ci ricorda ancora una volta, con la nitidezza tersa della sua prosa e la trasparenza etica della sua narrativa, che la lotta per la parità deve iniziare tra e da i giovani.
Carolina Pernigo