di Federico Baccomo
Solferino, 4 aprile 2019
pp. 207
€ 16,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Avete mai avuto il coraggio di chiedere a un vostro amico: ma tu sei felice? Non è una domanda che si fa tutti i giorni, per quanta confidenza ci sia. Se lo chiedono Vincenzo e Saverio, i protagonisti del nuovo libro di Federico Baccomo, davanti a un bicchiere di vino al tavolino di uno dei tanti bar che costellano le strade di qualsiasi grande città.
Ed è così che inizia un dialogo serrato (romanzo a due voci è, infatti, l'azzeccato sottotitolo), a colpi di comicità e di crudeli osservazioni sul presente. Non mancano anche le frecciatine, perché Vincenzo e Saverio sono stati anche compagni di scuola e si può davvero dire che conoscono da una vita i vizi, i difetti e i punti deboli dell'altro. Ma di cosa parlano? Di tutto quel quotidiano che ci schiaccia, tra problemi al lavoro, mogli e amanti, figli e scuola,... Sì, e si ride: perché i rovelli di ognuno di loro, pur nella loro rappresentazione caricaturale ed estrema, sono domande che, almeno una volta, sono passate anche nella nostra testa.
Poi, certo, bisognerebbe dire che Vincenzo e Saverio sono i classici "bauscia" milanesi (definizione assolutamente tecnica), tanto egoisti e individualisti da suscitare più spesso la nostra risata di commiserazione. Sì, perché a loro è rimasto solo un fondo di etica, l'egoismo ha sempre la meglio e diventa anche il loro GPS nella nebbia padana per orientarsi in un presente caotico, pieno di pressioni, in cui tocca apparire al meglio delle proprie possibilità. Ma cosa fare in casa, quando ritorna dalla propria famiglia? Ammettere, ad esempio, un tradimento o tenerlo nascosto fino alla morte? I pareri sono diversi e le soluzioni sono a dir poco esilaranti. E cosa fare se si viene convocati dalla maestra e si scopre che il figlio è stato sorpreso in atteggiamenti ambigui con un compagno? Minimizzare o fare un putiferio?
Sono solo due dei grandi quesiti che animano questa commedia brillante: ci sembra già di vederli, Vincenzo e Saverio, su un palcoscenico piuttosto spoglio, dove sono le parole ad avere la meglio. Sì, perché Baccomo ci introduce la vicenda con l'unica indicazione: "Seduti al tavolino all'aperto di un bar, due uomini parlano". Il resto, è tutto lasciato alle loro parole: grande responsabilità, ma anche grande opportunità, colta appieno dal libro e, immaginiamo, anche da uno spettacolo.
Ma niente è semplice come sembra: a un certo punto, l'autore ci riserva un colpo di teatro, che sarebbe un delitto svelare qui, ma che certamente risente di molte letture della tradizione e, perché no, anche del teatro dell'assurdo, che peraltro viene proprio citato in un passaggio del dialogo (infatti, anche la cultura e la correttezza grammaticale sono prese di mira!).
Dunque, questo Ma tu sei felice? offre una risposta comica alla nostra medietà, all'arrabattarci per raggiungere chissà quali obiettivi lavorativi, sociali, mentre la nostra vita privata cola segreti e omissioni, ansie, solitudini. Un approccio diretto come solo il dialogo sa fare, scritto con la penna ironica e impietosa di Federico Baccomo.
GMGhioni
Poi, certo, bisognerebbe dire che Vincenzo e Saverio sono i classici "bauscia" milanesi (definizione assolutamente tecnica), tanto egoisti e individualisti da suscitare più spesso la nostra risata di commiserazione. Sì, perché a loro è rimasto solo un fondo di etica, l'egoismo ha sempre la meglio e diventa anche il loro GPS nella nebbia padana per orientarsi in un presente caotico, pieno di pressioni, in cui tocca apparire al meglio delle proprie possibilità. Ma cosa fare in casa, quando ritorna dalla propria famiglia? Ammettere, ad esempio, un tradimento o tenerlo nascosto fino alla morte? I pareri sono diversi e le soluzioni sono a dir poco esilaranti. E cosa fare se si viene convocati dalla maestra e si scopre che il figlio è stato sorpreso in atteggiamenti ambigui con un compagno? Minimizzare o fare un putiferio?
Sono solo due dei grandi quesiti che animano questa commedia brillante: ci sembra già di vederli, Vincenzo e Saverio, su un palcoscenico piuttosto spoglio, dove sono le parole ad avere la meglio. Sì, perché Baccomo ci introduce la vicenda con l'unica indicazione: "Seduti al tavolino all'aperto di un bar, due uomini parlano". Il resto, è tutto lasciato alle loro parole: grande responsabilità, ma anche grande opportunità, colta appieno dal libro e, immaginiamo, anche da uno spettacolo.
Ma niente è semplice come sembra: a un certo punto, l'autore ci riserva un colpo di teatro, che sarebbe un delitto svelare qui, ma che certamente risente di molte letture della tradizione e, perché no, anche del teatro dell'assurdo, che peraltro viene proprio citato in un passaggio del dialogo (infatti, anche la cultura e la correttezza grammaticale sono prese di mira!).
Dunque, questo Ma tu sei felice? offre una risposta comica alla nostra medietà, all'arrabattarci per raggiungere chissà quali obiettivi lavorativi, sociali, mentre la nostra vita privata cola segreti e omissioni, ansie, solitudini. Un approccio diretto come solo il dialogo sa fare, scritto con la penna ironica e impietosa di Federico Baccomo.
GMGhioni