di Jeroen Olyslaegers
edizioni e/o, 2019
Traduzione di Mario Corsi
pp. 320
€ 18,00
Wilfried Wils ha vent'anni, vive ad Anversa durante l'occupazione nazista. È un poliziotto.
È un giovane diligente: fa il suo dovere durante le ronde notturne in cui preleva gli ebrei dalle loro abitazioni, siede in disparte durante le feste in cui i tedeschi sbronzi corteggiano le ragazze locali e ascolta in silenzio e a testa bassa i rapporti dei marescialli.
Ha tanti doveri tra cui dibattersi: i comandi dell'Arma, le arringhe antisemite del professore di francese Malabarba, la Resistenza che un po' lo attira, come l'eco di una sirena, nella persona del seducente collega e amico Lode.
Wil è un romanzo che descrive la seconda guerra mondiale da una prospettiva inedita che non ho finora ritrovato in altri libri: nella scelta di un orizzonte geografico preciso e ristretto - Anversa durante l'occupazione - e nella messa a fuoco del punto di vista di un giovane così integrato nella società eppure così outsider, Jeroen Olyslaegers, giornalista, sceneggiatore e romanziere, si è allontanato dallo schema abituale del romanzo storico di guerra.
Non troviamo semplicemente il racconto di una storia personale che si fronteggia con quello di una Storia collettiva, bensì la scomposizione della stessa storia di un singolo per creare più prospettive da cui leggere gli eventi. Ne deriva un'aspra visione della Storia come attrice beffarda di tutte le vicende e la raffigurazione dell'uomo come un essere incoerente, patetico, incline a ingannarsi.
Wil è infatti un protagonista diviso, lacerato nell'anima dalle tensioni di un periodo storico incomprensibile, stretto da una morsa di fili immaginari da cui non è semplice divincolarsi: a volte è un membro del corpo di polizia, a volte lo studente che sogna di pubblicare le sue poesie, altre l'amico che è chiamato a non rivelare un segreto, è un ragazzo che scopre la sua sessualità, un figlio taciturno che nasconde qualcosa di grande. A lui è affidata la lettura della storia:
I nostri leader sono servi, ragazzo. Questa è la tragicommedia: ogni dominatore alberga in sé un servo tremebondo. Nel frattempo i portatori di stella si erano riversati in massa sulla strada. Alcuni avevano un'aria come se si vergognassero di soffrire di una malattia infamante sotto gli occhi di tutti. Altri andavano a testa alta, più fieri di prima di quella che chiameremo semplicemente la loro origine. E noi, non ebrei e abitanti di questa città che fa appello al suo umorismo fatto di "ma che vai dicendo!" e "riempicene un altro", sulle prime pensavamo che fosse uno scherzo di quei tedeschi ridicolmente seri. Tutta la città divenne uno sconcio cortile di gioco in cui ogni maestro, invece di punirla, incitava alla presa in giro [...] Come si fa a spiegare cosa vuol dire esserne inermi e di cosa si diventa capaci se chi ci ascolta non ha mai provato cosa significa essere una potenziale carogna...
Ciò che scompone il romanzo è in primo luogo la sovrapposizione di più piani temporali: la voce del Wil ventenne si alterna senza soluzione di continuità a quella del Wil anziano che racconta la propria vita al nipote, consegnando lui le sue memorie.
Il tutto è scandito da un eterno tempo presente che accompagna sia i dialoghi in presa diretta che le riflessioni dell'uomo maturo. Ogni cosa nel romanzo ha più facce, è come leggerlo attraverso un vetro frantumato mentre lo stile di Olyslaegers, ruvido e aspro, ti dà quasi l'impressione di tagliarti.
Queste caratteristiche, che derivano da precise scelte di struttura e di stile, portano con sé alcuni limiti: la narrazione nell'insieme è stata a tratti difficoltosa, senza possibilità di sosta.
Il personaggio di ieri e quello di oggi spesso si avvicendano confusamente e la voce del protagonista anziano non manca di retorica e ampollosità. È un peccato perché siamo di fronte a una prospettiva della storia che è sicuramente coraggiosa, ma che alla fine non riesce a stemperare la retorica del narrato. Spesso da lettrice avrei voluto maggiori semplificazione e messa a fuoco.
Si salva comunque, al di là di tutto, questo personaggio sfaccettato che ha solo vent'anni ed è chiamato a distinguere tra infamia ed eroismo. Ci ricorda quanto sia difficile farlo se non sai ancora chi sei.
Claudia Consoli
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