I segreti tecnologici delle antiche civiltà.
Le straordinarie invenzioni che hanno cambiato il mondo
di James M. Russell
Traduzione dall’inglese di Mariafelicia Maione
Newton Compton Editori, 2019
(Prima edizione originale: Plato’s Alarm Clock, Michael O’Mara Books Limited, 2018)
pp. 188
€ 12,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)
«Non è detto che siamo più intelligenti dei nostri progenitori, abbiamo solo accumulato secoli di progressi tecnologici a cui appoggiarci. Molti popoli antichi erano più avanzati di quanto pensiamo. Alcune invenzioni recenti in realtà erano già state ideate e poi dimenticate» (p. 7). Bastano queste poche parole tratte dall’Introduzione di I segreti tecnologici delle antiche civiltà di James M. Russell, appena pubblicato da Newton Compton Editori, per ridimensionare la presunzione che il mondo in cui viviamo sia il più evoluto tra quelli possibili, e che l’infanzia della scienza e della ricerca meritino da parte nostra, tutt’al più, uno sguardo di tenera commiserazione. A leggere l’intero volume, poi, si finisce col mettere in discussione la stessa idea di progresso per come oggi si tende a concepirla, per concludere che ogni epoca, civiltà e cultura hanno sempre saputo fronteggiare le difficoltà al meglio delle proprie competenze. E c’è una spiegazione se il discorso vi sembra già poco concreto e molto teorico: l’autore del testo, dopotutto, ha una laurea a Cambridge in Filosofia, e il suo racconto fitto di esempi mira al raggiungimento di un sano relativismo intellettuale.
Le straordinarie invenzioni che hanno cambiato il mondo
di James M. Russell
Traduzione dall’inglese di Mariafelicia Maione
Newton Compton Editori, 2019
(Prima edizione originale: Plato’s Alarm Clock, Michael O’Mara Books Limited, 2018)
pp. 188
€ 12,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)
«Non è detto che siamo più intelligenti dei nostri progenitori, abbiamo solo accumulato secoli di progressi tecnologici a cui appoggiarci. Molti popoli antichi erano più avanzati di quanto pensiamo. Alcune invenzioni recenti in realtà erano già state ideate e poi dimenticate» (p. 7). Bastano queste poche parole tratte dall’Introduzione di I segreti tecnologici delle antiche civiltà di James M. Russell, appena pubblicato da Newton Compton Editori, per ridimensionare la presunzione che il mondo in cui viviamo sia il più evoluto tra quelli possibili, e che l’infanzia della scienza e della ricerca meritino da parte nostra, tutt’al più, uno sguardo di tenera commiserazione. A leggere l’intero volume, poi, si finisce col mettere in discussione la stessa idea di progresso per come oggi si tende a concepirla, per concludere che ogni epoca, civiltà e cultura hanno sempre saputo fronteggiare le difficoltà al meglio delle proprie competenze. E c’è una spiegazione se il discorso vi sembra già poco concreto e molto teorico: l’autore del testo, dopotutto, ha una laurea a Cambridge in Filosofia, e il suo racconto fitto di esempi mira al raggiungimento di un sano relativismo intellettuale.
Quante tecniche e quante tecnologie, dunque, in quel passato remoto così a torto considerato rozzo e rudimentale. Soprattutto, come recita anche il titolo del volume, quanti “segreti”. Sì, perché non solo in più di un’occorrenza gli antichi avevano sviluppato competenze e strategie che ancora oggi non sono state decodificate e descritte con precisione (si pensi al famoso “fuoco greco”, l’affascinante e letale arma da guerra bizantina capace di bruciare anche in acqua, la cui formula resta avvolta in un magico mistero), ma si rimane sempre stupiti per il livello di sofisticazione di volta in volta raggiunto in relazione alla disponibilità dei mezzi. James M. Russell offre al lettore una lunga carrellata di esempi, articolando la trattazione in sei capitoli: Vita quotidiana, Tecnologia meccanica e industriale, I misteri degli antichi, Invenzioni militari, Conoscenze mediche, Scoperte scientifiche. E c’è davvero di che meravigliarsi, specialmente nello scoprire come alcune pratiche che tenderemmo a ritenere moderne se non addirittura contemporanee avessero già fatto la loro comparsa secoli e secoli addietro: così è, per esempio, per la nanotecnologia (fuor di laboratorio), la chirurgia e la chirurgia plastica (fuor di ambulatorio) e la comunicazione a distanza (fuor di virtuale parlatorio). Senza contare che in alcuni casi potremmo ancora fare tesoro di pratiche e stratagemmi del passato per migliorare le nostre attuali prestazioni, riprova ulteriore dei vantaggi di una sapienza tradizionale e millenaria.
Scritto in modo semplice ma senza eccessive banalizzazioni, I segreti tecnologici delle antiche civiltà è un libro che si addice a più categorie di fruitori, ovvero a più fasce d’età: se gli studenti (scuole medie superiori di primo e secondo grado) vi troveranno spunti di approfondimento per ulteriori ricerche, anche i semplici curiosi avranno l’impressione di un compendio certamente piacevole e interessante. La lunghezza contenuta delle singole schede, poi, ne fa una lettura veloce e piena di ritmo, che, una “pillola” via l’altra, riesce comunque a lasciare un messaggio profondo: non solo, come ricorda l’autore nella sua Postfazione, che «la scienza e la tecnologia si possono sia scoprire sia perdere» dal momento che «la storia è punteggiata da secoli bui e cataclismi, durante i quali la conoscenza viene perduta e la condizione umana peggiora invece di migliorare» (p. 169), ma anche che l’evoluzione delle conoscenze non è necessariamente improntata alla positività e al progresso, e che dunque non bisogna mai dare nulla per scontato. La conclusione di James M. Russell ci invita così a riflettere e a tenere alta la guardia, oltre che a non perdere mai lo stupore e l’ammirazione per il potere dell’intelligenza razionale:
Scritto in modo semplice ma senza eccessive banalizzazioni, I segreti tecnologici delle antiche civiltà è un libro che si addice a più categorie di fruitori, ovvero a più fasce d’età: se gli studenti (scuole medie superiori di primo e secondo grado) vi troveranno spunti di approfondimento per ulteriori ricerche, anche i semplici curiosi avranno l’impressione di un compendio certamente piacevole e interessante. La lunghezza contenuta delle singole schede, poi, ne fa una lettura veloce e piena di ritmo, che, una “pillola” via l’altra, riesce comunque a lasciare un messaggio profondo: non solo, come ricorda l’autore nella sua Postfazione, che «la scienza e la tecnologia si possono sia scoprire sia perdere» dal momento che «la storia è punteggiata da secoli bui e cataclismi, durante i quali la conoscenza viene perduta e la condizione umana peggiora invece di migliorare» (p. 169), ma anche che l’evoluzione delle conoscenze non è necessariamente improntata alla positività e al progresso, e che dunque non bisogna mai dare nulla per scontato. La conclusione di James M. Russell ci invita così a riflettere e a tenere alta la guardia, oltre che a non perdere mai lo stupore e l’ammirazione per il potere dell’intelligenza razionale:
«speriamo che la vera storia si la versione utopica e quella distopica non si realizzi mai; nel frattempo, però, guardatevi attorno e riconoscete il fatto che ogni esempio di tecnologia che usate, dalla penna biro al quaderno, all’interruttore della luce, alla stampante di questo libro, un tempo era solo un sogno di fumo. Viviamo in un mondo straordinario grazie a qualcuno che ha inventato tutto questo, nell’antichità o in epoca più recente. E in futuro, una cosa di cui possiamo essere certi è che l’ingegnosità umana continuerà a trasformare il mondo, nel bene e nel male» (p. 170).
Cecilia Mariani
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