in

"Angeli Terribili" di Gianni Barbacetto: una storia di frontiere a nord del Nordest

- -
Angeli Terribili
di Gianni Barbacetto
Garzanti, 2018

pp. 209
€ 16,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Qui giace Cruchi, uomo iniquo e perverso, pregare per lui è tempo perso.
Comincia con uno strano epitaffio e una storia che lo colpisce fin da bambino, il libro del giornalista Gianni Barbacetto. Si tratta del ricordo di un certo Cruchi, a Ravascletto, in Carnia, luogo famigliare per lo scrittore, visto che da lì provengono i due genitori, prima del trasferimento a Milano. Ma chi è davvero quest’uomo che una lapide così tremenda condanna all’odio e all’oblio? Un partigiano o una spia fascista? O semplicemente una vittima? 
Da questi interrogativi parte l’indagine, al confine tra storia personale e Storia italiana, che è anche la nostra memoria storica, che abilmente e con maestria da grande narratore, e fiuto e intuito del bravo giornalista, Barbacetto ci racconta. Sull’identità misteriosa di Cruchi e su altri protagonisti di quegli anni si concentra l’attenzione dell’autore.
Nel 1943 a Ravascletto ci fu uno strano incontro che fece lavorare i carabinieri e dannare i fascisti. Protagonisti: Cruchi, una donna e un personaggio misterioso. (p. 53)
Questo libro indaga su uno degli argomenti più dibattuti e più controversi dell’Italia durante il secondo conflitto mondiale, ovvero la nascita e lo sviluppo del movimento partigiano; in particolare degli albori del movimento in Friuli, luogo di origine dell’autore. I protagonisti sono uomini su cui il passato ha posato troppo spesso dei giudizi impietosi, vittime di una contro-resistenza che li ha raccontati da vili invece che da eroi, in seguito alla lotta fratricida che vide nell’evolversi della resistenza un suo immorale e inverosimile seguito. Fratelli contro fratelli, uomini contro uomini, tutti da una parte prima e tutti contro tutti, poi. Italiani contro tedeschi, fascisti contro comunisti, friulani contro cosacchi, partigiani veri contro finti partigiani.
Mentre in Italia la Resistenza si organizzava dopo l‘8 settembre del 1945, in Friuli già negli ultimi mesi del ’41, la zona del confine orientale, era organizzata in una resistenza slovena; nel marzo del 1943 i friulani formano il primo reparto partigiano, che si chiamerà Distaccamento Garibaldi.

Ma c’è un’altra stagione da ricordare, ed è la primavera del 1944, quella delle stragi e dei rastrellamenti in Carnia; ad ogni azione dei partigiani si rispondeva con spedizioni punitive. Così si ricorre anche ad una sorta di guerra psicologica, realizzando stragi “travestite”, per addossare la colpa ai nemici che si vogliono infangare. In Carnia nel ’44 gira un gruppo di nazisti e fascisti, che indossando il fazzoletto rosso e la stella dei partigiani comunisti, si dedicano a questo orrore. Un gruppo di SS internazionali si dirigono, travestiti da partigiani, a Pramosio, è il 21 luglio del 1944, ed è ora di pranzo:
Non hanno divise, sono vestiti con abiti civili, ma portano al collo fazzoletti rossi e sul berretto la stella rossa dei partigiani comunisti. Chiedono ospitalità. Sono accolti con benevolenza. Viene diviso quel poco che c’era da mangiare, alla maniera contadina [...] Poi, d’improvviso, a un cenno del capo, gli ospiti si alzano e senza una parola estraggono le armi. Pugnali, fucili, pistole. I volti di chi aveva diviso da mangiare e da bere sbiancano. Non capiscono che cosa stia succedendo, non possono capire che è arrivata la loro ultima ora. (p. 90)
Per la gente del posto, che ricordano la strage e il sangue, non si va troppo per il sottile a ricordare i morti ammazzati e indagare sul perché, così c’è chi giura che “gli assassini sono comunisti, banditi, fuorilegge, che hanno ammazzato, rubato e violentato con la scusa della Resistenza”. Questo libro induce ad una riflessione: la Storia è una cosa seria, bisogna raccontarla per bene per evitare che vengano tramandati orrori, e che venga stravolto il ricordo di chi ha combattuto per un’ideale più alto. 
La narrazione continua e ci scorrono tra le pagine le vite dei cosacchi, l’arrivo in Carnia per l’assurda promessa della creazione di una “Cosacchilandia”; viene richiamato in servizio Krasov, che aveva combattuto L’Armata Rossa nel 1918 e si era poi rifugiato a Parigi, in qualità di capo supremo. 
Nell’agosto 1944 i nazisti decidono di concentrare i cosacchi nel Friuli annesso al Terzo Reich, di usarli come truppe d’occupazione in quella terra marginale, non più del tutto Italia e non ancora Austria, che aveva osato ribellarsi e formare la Repubblica partigiana della Carnia. (p. 108)
La narrazione continua e si aprono nuovi scenari, nuove pagine di storia dimenticate. Barbacetto racconta anche del segreto ricostituirsi della Osoppo-Friuli, nonostante sia stata apparentemente smobilitata il 24 giugno 1945 e degli strani coinvolgimenti con Sismi, Gladio e i servizi segreti. 

Infine tutto  ci riporta all’inizio, a quello strano epitaffio, a quel Cruchi così misterioso e al perché di quella lapide oscura e tremenda. Chi è dunque questo Cruchi e che ruolo ha avuto?
Questo lo affido al lettore e alla sua curiosità, perché questo è un libro che vale la pena leggere e scoprire, per conoscere un po’ di più ciò che fu di quegli anni, di quegli uomini, di quei confini difesi e dimenticati e di noi tutti, attraverso le storie che hanno fatto la Storia.

Samantha Viva