Astenersi astemi
di Héléna Marienské
Edizioni Clichy, 2019
Traduzione di Tommaso Gurrieri
pp. 296
€ 17,00 (cartaceo)
€ 17,00 (cartaceo)
Ecco l’idea: smettere di classificare le dipendenze, di chiudere in una gabbia gli alcolisti con gli alcolisti, i tossicodipendenti con i tossicodipendenti e così via. Conosci bene le mie convinzioni. Alla base di ogni dipendenza ci sono un difetto nella costruzione dell’ego, così come una patologia del legame (ansia da abbandono/ansia di intrusione). (pp.13-14)
La nostra società è afflitta dalle peggiori dipendenze. Non parliamo solo delle più comuni e immediate che possono venirci in mente come l'alcol, le droghe e il gioco d'azzardo, ma anche alcune meno diffuse e che possono parere, a prima vista, quasi divertenti come lo shopping compulsivo e una libido sfrenata. Clarisse, terapeuta addictologista, sta sperimentando una nuova forma di terapia: raccogliere i suoi casi più gravi e porli a confronto tutti insieme, nella speranza che si aiutino l'un con l'altro a uscire dalle proprie dipendenze. Il sacerdote cocainomane uguale a papa Francesco potrebbe essere d'aiuto al professore universitario malato di sesso; l'ossessivo per lo sport potrebbe mostrare alla giovane e rozza drogata e alla ricca e infelice alcolista come prendersi cura di sé; l'enigmatico giocatore di poker sarebbe perfetto per mostrare la rovina finanziaria alla shopaholic. Ciò che la terapista non sa però è che le dipendenze, quasi come virus, sono trasmissibili per via aerea e possono creare un confuso e vischioso magma di vizi e peccati. Nessuno però sta dicendo che la cosa sia necessariamente un male. Soprattutto se queste dipendenze, mescolate, possono portare all'elaborazione di un sistema in grado di rendere tutti ricchi e felici.
Con Blaise che scodinzolava e Jean-Charles in tonaca bello come il papa e Pablo su una stampella e Gunter con gli occhiali neri come un mafioso e Mylène ciglia finte e tacchi e io con minigonna supercorta e bustino ultra-corto che fa vedere bene le bambine abbiamo avuto successo. La gente è rimasta zitta, un grande silenzio e noi tipo che ce ne frega. (p.167)
Il romanzo di Héléna Marienské "Astenersi astemi" da poco edito da Clichy ha come titolo originale "Les ennemis de la vie ordinaire": e proprio di questo si parla ovvero di tutte quelle abitudini portate all'estremo che ci impediscono di vivere una vita normale e dentro le righe. Ciò che forse non ci si aspetta è che questi ennemis non siano per nulla intesi in senso negativo.
I personaggi del romanzo hanno tratti grotteschi: il prete cocainomane si prepara le strisce (lui sì che vive tra le righe) sull'altare per poter sniffare in pace durante la messa; il malato di sesso ama travestirsi da soldato prussiano durante le sue attività sessuali estreme; l'ossessivo dello sport è capace di farsi andare in cancrena una gamba e sacrificarla sull'altare della forma fisica. E se mentre li si conosce, nella prima parte del romanzo quando la terapia sembra andare sui binari regolari, smuovono una profonda pena nascosta dietro il sorriso che alcune situazioni generano, mano a mano che ci si inoltra nella vicenda, la pena viene sostituita da una riluttante ammirazione. Perché la terapia, ben lungi dal funzionare in maniera canonica, porta tutti i pazienti a essere "infettati" dalle dipendenze degli altri. Il libidinoso diventa religioso; lo sportivo, un masturbatore seriale; il giocatore di poker si impegna per finanziare la shopaholic, la ricca alcolista si lascia andare al piacere delle droghe. E se questo sembra un peggioramento, in realtà mostra come le nevrosi e le dipendenze, se dosate e incastrate in maniera sapiente, possono essere la salvezza. Anzi, ogni vizio viene messo al servizio degli altri per la realizzazione di un grande piano: mettere in piedi una vincente squadra di poker che, partecipando ai tornei, riuscirà a estinguere tutti i loro problemi finanziari, soprattutto quelli del sosia di papa Francesco che ha usato i soldi della chiesa per comprarsi la cocaina e che ora deve rifondere il danno sotto la minaccia del suo cagnolino tenuto in ostaggio.
Questo romanzo a otto voci è brillante e divertente. Alternando le voci incredibilmente diverse dei pazienti, partendo come un'opera di risalita dall'abisso della dipendenza e trasformandosi poi in una storia degna della serie "Hustle", ci fa dubitare che la nostra vita fatta di giuste misure sia la scelta migliore. Perché anche quando le dipendenze sembrano prendere il sopravvento e arrivare quasi al punto di non ritorno, altri vizi giungono a riportare in equilibrio la bilancia. Non è una storia di salvezza, qui nessuno ha bisogno di essere veramente salvato: ha solo bisogno di altri che tengano ben tesa la corda che impedisce di precipitare nel burrone.
L'unica vera sconfitta si dimostra la terapeuta. Perché anche se sei qualificata e preparata da anni di professione (per quanto svolta malamente) nulla ti assicura di essere immune o vaccinata dalle dipendenze. E se arrivano addosso tutte insieme e senza il giusto dosaggio prescritto dal medico possono prostrarti e distruggerti.
Come in tutte le cose, la moderazione e il giusto equilibrio sono la via della redenzione.
Giulia Pretta