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#PagineCritiche - La letteratura come documento storico: "Il labirinto spagnolo", di Alessio Piras

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Il labirinto spagnolo.
Max Aub, Ernest Hemingway, André Malraux e la Guerra Civile Spagnola, un’analisi di letteratura comparata
di Alessio Piras

Oakmond Publishing
pubblicato il 1° aprile 2019, ottantesimo anniversario della fine della guerra civile spagnola

pp. 312

€ 14,50 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)



Esattamente ottant’anni fa, il 1° aprile 1939, aveva termine la Guerra Civile Spagnola, in seguito alla conquista di Madrid da parte delle milizie franchiste. I risultati di tre anni di conflitto violentissimo furono un Paese ridotto in macerie, circa un milione di morti, la diaspora di chi si era schierato con il legittimo governo repubblicano e una dittatura di stampo fascista che durò fino alla metà degli anni Settanta.
E nell’anniversario della fine ufficiale della Guerra Civile esce in libreria Il labirinto spagnolo. Max Aub, Ernest Hemingway, André Malraux e la Guerra Civile Spagnola, un saggio interessante e ambizioso a opera di Alessio Piras, ispanista e romanziere (nonché contributor di CriticaLetteraria), membro del GEXEL (Grupo de Estudios del Exilio Literario) a Barcellona, che proprio sulla Guerra di Spagna ha svolto la tesi per il Dottorato di Ricerca presso l'Università di Pisa. Questo saggio è, in realtà, un estratto della tesi stessa che Piras ha voluto rendere accessibile al di fuori della stretta cerchia universitaria, proponendone la lettura a un pubblico più ampio e limitandone il carattere accademico e autoreferenziale.

Obiettivo principale del lavoro è la comparazione di opere degli autori citati nel titolo scritti durante la Guerra Civile o che a essa si riferiscono: El laberinto mágico di Max Aub, For Whom the Bell Tolls di Ernest Hemingway e L’Espoir di André Malraux. Il lavoro, meticoloso e puntuale, di analisi e correlazione dei diversi testi, prende le mosse da un interrogativo circa il valore storiografico delle opere letterarie, ovvero se sia possibile documentare un fatto storico non solo tramite i consueti atti ufficiali ma anche attraverso la produzione letteraria coeva. I romanzi di Aub e Malraux, infatti, risalgono al periodo in questione, mentre Hemingway scrisse For Whom the Bell Tolls nel 1940.

Il labirinto spagnolo è un lavoro pregevole sotto diversi aspetti: ben strutturato, diviso in capitoli in cui l’autore presenta gli obiettivi, il contesto storico, i tre autori separatamente, la comparazione dei testi e trae le proprie conclusioni, il saggio presenta una serie di spunti di riflessione interessantissimi, a partire da quello sulla dicotomia intrinseca al conflitto, imperniata sull’opposizione interno/esterno, per la partecipazione internazionale e per la dimensione tutta spagnola di genesi e conseguenze.

L’analisi dei testi è precisa, rigorosa e ricca di rimandi e riferimenti ad altre opere letterarie e di saggistica, ed è sostenuta da una bibliografia di notevole corposità; Aub è l’autore che viene scandagliato con più attenzione poiché fu quello dei tre che vide il maggior coinvolgimento personale durante e (soprattutto) dopo il conflitto, quello dei tre che rimase prigioniero del labirinto per il resto della sua vita. Di grande interesse è lo scoprire i diversi punti di collegamento fra i tre scrittori, uno su tutti il carattere “cinematografico” della narrazione nelle tre opere, probabile segno dei tempi. Piras rivela in modo efficacissimo le diverse strategie narrative, le scelte lessicali, le posizioni politiche e i punti di vista dei tre romanzieri, impegnati in prima persona nell’opposizione al fascismo eppure mai accecati ideologicamente. Benché le posizioni di ragione e torto, di bene e male fossero evidenti in quella contrapposizione, è pur vero che la guerra civile spagnola vide eccessi e crudeltà da ambo le parti in lotta, e gli episodi di violenza perpetrati dai miliziani repubblicani vengono riportati in modo oggettivo nei romanzi analizzati.
Si potrebbero citare tantissimi altri elementi fra quelli scandagliati da Alessio Piras ma credo sia meglio lasciare al lettore il piacere di scoprirli; quello che però tengo a sottolineare è che il lavoro di questo autore che io conoscevo solo come autore di (bei) romanzi noir, debitamente recensiti su questo blog, ha un respiro che va ben oltre il periodo storico cui si riferisce: la guerra civile spagnola ha lasciato problemi a tutt’oggi non risolti, come ad esempio le rivendicazioni territoriali nei Paesi Baschi o in Catalogna, e ha messo in luce la fragilità delle istituzioni internazionali che dovrebbero prevenire i conflitti. È vero che nel 1936 l’idea di un’Europa come organismo collegiale non era neanche ancora in gestazione, eppure proprio la mancata coesione fra i singoli Stati europei permise lo svolgersi del conflitto e non seppe, pochi mesi dopo la sua conclusione ufficiale, evitare il disastro della Seconda Guerra Mondiale. La stessa frammentazione, peraltro, permise il macello nella ex Yugoslavia negli anni Novanta, nonostante l’Europa come soggetto collettivo esistesse da più di trent’anni. Lo stesso potrebbe dirsi per i tempi che corrono, caratterizzati da un preoccupante scollamento tra i cittadini e le istituzioni comunitarie e dal progressivo incancrenirsi di posizioni sovraniste di stampo sfacciatamente capzioso da parte di governi alla ricerca di consenso acritico. Credo sia utile ricordare come i fascismi di varia natura nascano dall'indifferenza, dall'apatia e dalla "delega in bianco" da parte di cittadini distratti e non interessati.
Quest’ultima considerazione secondo me costituisce un valore aggiunto al lavoro di Alessio Piras: nonostante non sia espressamente dichiarato, Il labirinto spagnolo parla anche dell’oggi, della letteratura che trascende la dimensione estetica e di appagamento intellettuale, assumendo una valenza civica, sociale, politica; una letteratura che aiuti a perpetuare i valori democratici e collettivi in una Resistenza perenne, convinta e intransigente.

Stefano Crivelli




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