di Michele Serra
Feltrinelli, 4 aprile 2019
pp. 176
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Attilio Campi è al suo terzo fallimento, dopo aver provato la carriera del piccolo editore di libri pretenziosi, l'apertura di un ristorante pretenzioso e aver fatto il politico in modo pretenzioso. Ora che la sua proposta di riadottare le uniformi scolastiche ha suscitato un vespaio, Attilio ha deciso di lasciare tutto e di ritirarsi in un paesino di montagna, Roccapane, dove è andato letteralmente a "zappare la terra". A quanti politici lo abbiamo augurato? Sappiate che, così facendo, abbiamo probabilmente augurato il loro bene: Attilio, infatti, con i suoi quarantotto anni, riscopre la bellezza della fatica più semplice, quella che prevede «le mani che lavorano» e «la mente che le sorveglia»: quasi per scherzo, complici il suo vicino e amico Severino e la moglie soprannominata la Bulgara, Attilio accetta di occuparsi della coltivazione di zafferano nel terreno di Severino. Una coltura che richiede tanta dedizione, lavoro manuale e di precisione. Mentre le stagioni scandiscono le varie fasi del lavoro, Attilio non è però sereno: ha ancora tanti nemici nel "vecchio mondo", questioni irrisolte che gli lasciano di tanto in tanto l'amaro in bocca. E poi ci sono gli oggetti del passato dei suoi parenti, che, svuotate le case, si affastellano in tanti pacchi nella sua nuova abitazione: e se queste zavorre del passato finissero in tanti piccoli roghi?
Il classico modo di dire "dacci fuoco" diventa un pensiero costante, quasi un'ossessione: che sia forse quella l'unica soluzione per riprendere a respirare e a riappropriarsi del proprio presente; o, anzi, averne uno nuovo? Ci sono sicuramente anche dei segreti, dentro alle lettere che sua madre non ha mai voluto far leggere; o sopra il canapè a fiori, tra tanti libri gonfi di umidità,... Segreti che non interessano ad Attilio; infatti, non c'è nostalgia; piuttosto, lui è divorato da un costante fastidio verso quella parte del passato che, per quanto indirettamente, torna a sconvolgere il suo nuovo equilibrio. Un equilibrio fatto di gesti più che di parole: un mutamento sensibile per chi, come Attilio, ha fondato la propria vita sui discorsi politici!
Ormai, a Roccapane, il tempo segue una nuova scansione, molto più naturale e primigenia, così come i bisogni si sono ridotti e la solitudine diventa un valore, non un'angoscia. Certo, poi c'è la questione che Attilio riesce a vedere tanto poco sua moglie, sempre in viaggio,... Ma lei lo sostiene, economicamente e non solo: lei è il suo punto di riferimento costante. Di sicuro Attilio non può contare su sua sorella, una Kate Moss che cambia spesso marito e città, è concentrata soprattutto su di sé, e i suoi tentativi di tenersi in contatto con il fratello sono spesso goffi e provocatori. Lì attorno, poi, a parte Severino e la Bulgara, che sono tanto ruvidi quanto affidabili, Attilio riduce al minimo le sue conoscenze, anche se qualche volta si imbatte in strani personaggi, come un anziano predicatore, che nelle prime pagine vuole portare lo Spirito Santo a un agnostico per non dire ateo Attilio.
Se la chiave di lettura del presente è legata al sarcasmo, che muove da una certa arroganza di un Attilio di solito arroccato sulle sue posizioni e molto poco incline al compromesso, ecco che noi lettori spesso sorridiamo davanti alla satira sociale e politica che Michele Serra mette in piedi con gusto, divertendosi e divertendoci.
GMGhioni
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