Nero ananas
di Valerio Aiolli
Voland, 2019
pp. 352
€ 17,00
È un odore di dicembre, di nebbia, di fiati. Di persiane serrate, di bandiere listate a lutto. Di silenzio.
L’incipit di Nero Ananas di Valerio Aiolli (Voland, 2019), candidato della dozzina del Premio Strega 2019, ricorda il 12 dicembre 1969, data marchiata indelebilmente nella memoria degli italiani. L’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana mette sotto gli occhi di tutti che i bombaroli dei mesi precedenti non erano solo faziosi nullafacenti. Ma che dietro al clima di tensione politica ravvisabile nel nostro Paese c’è di più, molto di più. E che bisogna andare a ritroso nel passato per provare a spiegare gli eventi che da Piazza Fontana hanno condotto alla strage della Questura di Milano del 17 maggio del 1973.
Con gli anni bui come sfondo, in Nero ananas si stagliano nitide le vicende di una moltitudine variegata di voci e personaggi. C’è il pio, che inizia la sua inesorabile scalata al potere. C’è la voce in prima persona di un ragazzino di undici anni di Firenze, che nella notte della bomba scopre cosa significa diventare grandi, quando cioè la sorella scappa di casa e dal suo Calimero. C’è la seconda persona a cui si rivolge il narratore, quel tu che non ne vuole sapere di conformarsi alle richieste delle società, non soddisfatto nemmeno dai moti sessantottini: lui è anarchico, se questo significa fare ogni giorno quello che vuole indipendentemente dal colore politico e dalla correttezza delle azioni. Ci sono infine, il Samurai, Zio Otto, Falstaff e gli altri, pedine gestite da oscure figure in alto e importanti, e che diventano i mezzi concreti della realizzazione del clima di assedio terroristico degli anni Sessanta.
L’autore avverte all’inizio del suo romanzo che Nero ananas
L’autore avverte all’inizio del suo romanzo che Nero ananas
è un romanzo. Nonostante si faccia riferimento a eventi accaduti e a persone esistenti o esistite, tali eventi e persone assumono valore di realtà solo in quanto appartenenti a questo romanzo. Che, come tutti i romanzi, è un’opera di finzione.
La chiave interpretativa del libro sta tutta in questo onesto disclaimer. Aiolli riesce a dare il meglio di sé quando racconta cronache famigliari perché Nero ananas è, in fondo, un drammatico romanzo famigliare estremamente credibile e coinvolgente. Più che con la politica e la storia, che meriterebbero una trattazione più approfondita e documentata (non sappiamo mai durante la lettura chi è chi dietro i nomi di finzione e il toto personaggio storico sminuisce la portata degli eventi reali), il romanzo tocca i suoi momenti migliori quando racconta di un ragazzino che perde l'innocenza; di una separazione, tra due fratelli, che diventa metafora di una separazione tra epoche; di una famiglia della media borghesia italiana che ha vissuto quegli anni di disgrazie insormontabili in maniera unica così come uniche sono tutte le famiglie; di giovani ragazzi che cercano nella politica una risposta alle inquietudini fisiologiche della loro età.
Nero ananas è un libro oscuro – non nello stile - non perché non sia lineare; è oscuro perché è una discesa nei rimpianti di una famiglia e di un periodo della storia della nostra Repubblica. Se letto come opera di finzione, il testo emerge in tutta la sua qualità. Come romanzo storico, accusa alcune debolezze contenutistiche. Una lettura, comunque, facile che preme sui cuori e spinge a problematizzare, sempre, la realtà storica che ci circonda.
Nero ananas è un libro oscuro – non nello stile - non perché non sia lineare; è oscuro perché è una discesa nei rimpianti di una famiglia e di un periodo della storia della nostra Repubblica. Se letto come opera di finzione, il testo emerge in tutta la sua qualità. Come romanzo storico, accusa alcune debolezze contenutistiche. Una lettura, comunque, facile che preme sui cuori e spinge a problematizzare, sempre, la realtà storica che ci circonda.
Federica Privitera