Con tanto affetto ti ammazzerò
di Pino Imperatore
DeA Planeta, 2019
pp. 354
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
«E noi Vitiello vi aiuteremo nell'investigazione, è vero?» «Sicuro. Rimettiamo in piedi la squadra» (p.43).
È trascorso quasi un anno da quando lo scrittore partenopeo Pino Imperatore ci ha trasportati tra i vicoli della città di Napoli e ha dato vita a un giallo dal sapore decisamente insolito: Aglio, olio e assassino (qui la recensione).
Durante tutto questo tempo ho avuto modo di visitare e innamorarmi della città di Napoli e, quando ho saputo che sarebbero presto uscite in libreria delle nuove avventure che avevano per protagonisti i personaggi che avevo conosciuto e apprezzato così bene nell'opera di cui sopra, non ho potuto esimermi dal leggere anche Con tanto affetto ti ammazzerò.
Nel libro precedente, a far luce su un caso un omicidio in cui la vittima veniva ritrovata "condita" con aglio, olio e peperoncino (ecco il motivo del titolo) ci avevano pensato il bell'ispettore Gianni Scapece, il valente commissario Carlo Improta e gli allegri gestori della trattoria Parthenope, Francesco e Peppe Vitiello, e il loro comico staff.
Nella seconda avventura di questa serie di "noir umoristici", come sono stati definiti gli scritti di Pino Imperatore dal quotidiano La Stampa, i nostri amici dovranno invece fare i conti con la misteriosa sparizione della baronessa Elena De Flavis (che avviene pochissime pagine dopo l'inizio della storia), arzilla novantenne conosciuta dall'intera città per il suo buon cuore e la grande generosità, e del suo fedele maggiordomo Kiribaba.
Nella seconda avventura di questa serie di "noir umoristici", come sono stati definiti gli scritti di Pino Imperatore dal quotidiano La Stampa, i nostri amici dovranno invece fare i conti con la misteriosa sparizione della baronessa Elena De Flavis (che avviene pochissime pagine dopo l'inizio della storia), arzilla novantenne conosciuta dall'intera città per il suo buon cuore e la grande generosità, e del suo fedele maggiordomo Kiribaba.
La vicenda prende avvio proprio durante ricevimento per il compleanno della nobildonna in Villa Roccaromana, magnifica villa a picco sul Golfo di Napoli edificata dagli avi della donna a Posillipo. Gli stessi Improta e Scapece, oltre a numerosi esponenti del mondo intellettuale e artistico partenopeo, sono tra gli invitati alla festa: la serata sembra procedere nel migliore dei modi ma all'improvviso, quando un tenore intona i primi versi della celebre canzone Nessun dorma, molti ospiti perdono i sensi e si accasciano al suolo. Al loro risveglio la baronessa e il suo maggiordomo paiono scomparsi nel nulla e toccherà alla polizia e ai simpatici dipendenti della trattoria Parthenope far luce sul mistero.
La De Flavis è sparita durante il ricevimento per il suo compleanno [...]. La scomparsa della baronessa arricchisce i tanti misteri di Posillipo, un luogo in cui i delitti si sono sempre dati il cambio con il diletto. Tutta Napoli è così, prendere o lasciare, e la storia di questa villa non sfugge all'avvicendamento tra il bene e il male (p. 56).
Proprio come in Aglio, olio e assassino, anche questa volta Pino Imperatore ci regala un giallo piuttosto atipico: sebbene, infatti, da un lato l'indagine vera e propria segua i canoni classici e giunga alla soluzione finale con un bel colpo di scena, non possiamo non considerare come gli investigatori, le atmosfere e soprattutto il linguaggio che percorrono l'intera storia si discostino notevolmente dai polizieschi ai quali siamo avvezzi:
Al trentaseiesimo il portiere Frascogna, dopo aver effettuato una parata che non si vedeva in una partita di beneficenza da almeno un quarto di secolo decise di agire in solitudine. Con una sgroppata coast to coast attraversò tutto il campo, demolì a spallate sette giocatori rivali senza commettere fallo, resisté a un placcaggio che lo lasciò ignudo dalla cintola in giù, e con il batacchio ciondolante e il pallone fra i piedi entrò nella porta e abbatté pure la rete. Tre a tre, palla al centro, delirio e frenesie erotiche sugli spalti (p. 94).
In alcuni tratti della storia l'autore è abilissimo a dar voce a una sua opinione per mezzo dei personaggi:
Ci sono dei testi che vengono considerati "di seconda scelta" perché qualche imbecille ha stabilito che appartengano a generi letterari minori; invece hanno molta più forza di libri pallosi che la critica osanna per darsi delle arie o per compiacere qualcuno (p. 142).
Ciò che però ho maggiormente apprezzato nel romanzo (come già avevo avuto modo di considerare in Aglio, olio e assassino) sono stati gli aneddoti, le storie e i frammenti di storia in apertura di ogni capitolo dedicati ancora una volta alla protagonista indiscussa dell'opera: la città di Napoli. Molto bella e particolare, ad esempio, la leggenda dello scarpunciello d' 'a Maronna:
A Napoli il culto mariano giunse fra il II e il III secolo dopo Cristo, e pare che nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta vi fosse una cappella rupestre in cui era conservata e venerata una statua della Vergine. In una notte di tempesta, percepite le invocazioni di alcuni marinai che stavano rischiando di naufragare con la loro barca davanti alla costa napoletana, la Madonna acquisì sembianze umane, lasciò la cappella e raggiunse la spiaggia di Mergellina per aiutare i naviganti in difficoltà. All'alba, un monaco di nome Bernardino scoprì l'assenza della statua e pensando a un furto corse a chiamare il suo abate. Mentre i due religiosi si stavano recando nella cappella, incontrarono la Madonna che stava tornando, con un piede scalzo e il mantello bagnato, dal miracolo compiuto. «Sono stata fuori per tutta la notte per salvare delle vite umane» disse loro Maria. «Mi sono sfilata le scarpette perché ci era entrata dentro la sabbia, e una l'ho perduta». Quindi rientrò nella cappella e tornò a essere una statua (pp. 219-220).
Con tanto affetto ti ammazzerò è un giallo che si legge velocemente e nel quale non si può fare a meno di sorridere a ogni pagina, è una storia nella quale le indagini di Scapece e di tutti gli altri si intrecciano alle parole dei diari della baronessa, ma è soprattutto una dichiarazione d'amore all'affascinante città di Napoli:
Di Napoli amo la lingua e ogni frammento della sua arte e cultura, e mai riuscirò a spiegarmi come abbia saputo risorgere da tutte le catastrofi della sua storia (p. 217).
Consigliato a quanti hanno già avuto modo di "degustare" il primo libro della serie ideata da Pino Imperatore, ma anche a coloro che non lo conoscono e hanno voglia di trascorrere qualche ora in compagnia di un giallo estremamente inusuale sullo sfondo di una delle città più belle e allegre del nostro Paese.
Ilaria Pocaforza
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