Un caso qualunque
di Salvo Di Caro
Bookabook, 2019
13,00 € (cartaceo)
5,99 € (ebook)
Gli ingredienti per essere una lettura piacevole ci sono tutti, in questo libro promosso dai lettori attraverso una campagna di crowfounding, secondo una formula sperimentata dalla casa editrice Bookabook, e collocano Un caso qualunque nel solco degli autori siciliani, tra gli epigoni di Camilleri.
C’è un protagonista innamorato della sua famiglia e della buona cucina, Antonino Pilato, che però non sembra molto tagliato per la carriera da maresciallo; c’è l’appuntato scelto Rosario Spanò, fedele aiutante, esperto di computer e affascinato dalle donne, e c’è la vita di una città della provincia agrigentina, Naro, dove tutto scorre apparentemente tranquillo.
Il paese a quell’ora era il regno di venditori ambulanti e signore intente a fare la spesa, le strade erano comunque semi deserte. oramai quelle poche persone che erano rimaste e non erano emigrate erano al lavoro. «Italo ma tu cosa noti di strano in questo paese?»,«Niente maresciallo, a parte il fatto che non ho mai capito chi dia i soldi a quelli che stanno al bar dalla mattina alla sera a bere, non ci trovo niente di strano». (p. 99)
Ma a rendere il libro meno leggero è lo sguardo all’attualità di una Sicilia non mitizzata, la mafia che allunga le mani sulla tratta dei migranti, i nuovi schiavi e il caporalato, la violenza domestica, l’infanzia violata e la terra dimenticata, con l’acqua razionata nella calura d’estate e i cani senza padrone che presidiano i quartieri. L’abitudine e l’adattamento, questi sono due dei cardini su cui si fonda il libro, che contraddistinguono sia il protagonista, che si è adattato ad un lavoro per cui non si sente portato e si è quasi abituato all’ambiguità di certe situazioni al limite della legalità, ma sono anche due caratteristiche del contesto, che vive, di chiaroscuri, di zone d’ombra e di sole accecante, di normalità ed eccessi. La culla dei valori e della bellezza diventa scenario di crimini atroci, seppure molti restino impuniti da anni, e come una tela abbiano bisogno di aiuti e aiutanti per rivelare il loro ordito.
Di furgoni ne arrivarono in tutto quattro, ognuno stracolmo di migranti sporchi e visibilmente distrutti dalla fatica. Tra di loro numerosi adolescenti, molti non superavano i sedici anni, alcuni avevano un viso ancora da bambino, gli occhi grandi scuri e velati di tristezza. (p. 66)
L’esordiente Salvo di Caro ci propone così un mix di invenzione e realtà, che però, a tratti fatica a trovare il giusto ritmo. Uno stile asciutto e semplice porta la narrazione verso una conclusione ben congegnata, e lascia intendere che del Maresciallo Pilato sentiremo ancora parlare.
Molta introspezione e grande amore per la propria terra trasformano questo libro in un giallo dai toni moderni, anche se molto legato al modello a cui si ispira. Interessante l’idea di aggiungere alla narrazione degli spunti insoliti, come le ricette di ogni piatto presentato al palato del protagonista, rendendo l’esperienza sensoriale, oltre che saldamente collocata in un tempo e in uno spazio riconoscibili. Il contesto così rappresentato è alquanto realistico, senza inutili barocchismi e forzature caricaturali, che avrebbero appesantito stile e trama.
Samantha Viva