di David Foenkinos
Solferino, 18 aprile 2019
Traduzione di Elena Cappellini
pp. 253
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Il Musée d'Orsay di Parigi è un'ex stazione ferroviaria. È come se il passato depositasse sul presente una traccia insolita. Tra i Manet e i Monet, ci si può abbandonare alla fantasia che un treno arrivi fino in mezzo ai quadri. Ma qui stiamo parlando di altri viaggi. Può darsi che quel giorno alcuni visitatori avessero notato Antoine Duris, immobile nel piazzale del museo. Sembrava caduto dal cielo, stupito di essere lì. Stupore è la parola più adatta per descrivere il suo stato d'animo in quell'istante. (p. 9)
L'arte ha un potere salvifico? Nel suo nuovo romanzo, lo scrittore francese David Foenkinos torna a narrare l'arte, come già era avvenuto ad esempio in Charlotte. Questa volta, nelle prime pagine facciamo la conoscenza di un professore associato decisamente particolare: asociale e folle, potremmo definirlo di primo acchito. Infatti, Antoine Duris ha lasciato la sua cattedra universitaria di Storia dell'Arte a Lione per sparire, fuggire a Parigi e candidarsi come guardiano di sala al Musée d'Orsay: anche la responsabile delle risorse umane, Mathilde Mattel, resta sconvolta da questa richiesta, ma alla fine accetta. E subito Antoine si trova a tu per tu con i quadri di Modigliani, artista su cui ha condotto la propria tesi di dottorato. Chiuso nella sua uniforme nera, presenza discreta nella sala, non si sente affatto demansionato; certo, qualche volta si trova a interrompere la guida per aggiungere dettagli e aneddoti su Modigliani (destando l'ammirazione dei presenti e l'odio del collega), ma punta soprattutto a sparire. Infatti, Antoine è grato del silenzio in cui può ritirarsi, dei passanti che non gli fanno domande né gli badano, della solitudine in cui può sfamarsi di bellezza. Perché solo la bellezza può curarlo, e non solo dal recente abbandono della fidanzata Louise, che si è resa conto di non immaginare un futuro con lui. C'è ben altro: un bellissimo viso tormentato, quello di Camille, torna a riaffacciarsi alla mente e a turbare Antoine.
Per capire chi è Camille e cosa le è accaduto, Foenkinos interrompe la narrazione in un momento di estremo pathos e apre una sezione del romanzo dedicata unicamente alla storia della ragazza: una storia di dolore, solitudine e impotenza, in cui - bisogna proprio dirlo - Antoine entra alla fine, mentre prima c'è un intero mondo di sofferenza in cui la giovane e promettente pittrice si è chiusa. Solo sulla tela pensa di riuscire a trasferire ciò che sente. Ma cosa le è accaduto davvero? Non posso certo dirlo qui, o toglierei gran parte del gusto di questo romanzo, che avvince con una grazia discreta: il quadro che dipinge Foenkinos è pieno di ombre e di luci, che emergono in momenti diversi del romanzo. Rivelare una sfumatura significherebbe privare i lettori del fascino di un narratore «mai convenzionale e capace di reinventarsi in ogni nuovo romanzo», come commenta Joël Dicker.
Allora mi limiterò ad anticipare che nel romanzo l'arte è vista in tutte le sue potenzialità: può avere certamente un potere salvifico, o catartico perlomeno; può tanto far stringere rapporti umani quanto allontanare; può anche farsi specchio del turbamento, proiezione o motivo stesso della disperazione. L'artista è solitamente tormentato, questo si sa, ma fino a che punto è in grado di trasformare in energia creativa ciò che la vita gli sottopone? Ecco che Verso la bellezza più volte mette a tu per tu con i propri limiti, artistici e umani: in pittura, «non avere talento non è un dramma. Bisogna solo avere il talento di riconoscerlo» (p. 148), almeno tanto quanto ammettere che empatia, comprensione, intuito, ispirazione sono qualità innate, che possono portare a sentire la vita degli altri fino in fondo, a sentire un'opera artistica fino in fondo.
Ecco che nell'ultima parte del romanzo tutte le risposte alle nostre domande arrivano, ed è una risposta molteplice, che pacifica da un lato le aspettative del lettore e dall'altro commuove, nonché porta più volte a pensare che spesso i sensi di colpa di ognuno di noi si fondano su una scarsa conoscenza degli altri.
Le frasi che possono sembrare qui sibilline e senza argomentazioni si chiariranno con la lettura di Verso la bellezza, romanzo dagli equilibri bizzarri e al tempo stesso perfetti, sullo sfondo della bellissima Parigi e della luminosa Lione.
GMGhioni