di Hanne Ørstavik
Ponte alle grazie, 9 maggio 2019
Traduzione di Luigi Spagnol in collaborazione con l'autrice
pp. 160
€ 14 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
«Può succedere che accada qualcosa in te senza che tu lo sappia. Un incontro può mettere in movimento le cose e solo più tardi capisci che è successo qualcosa, che sei cambiato. Devi sempre essere umile e pensare che non puoi prevedere tutto» (p. 112).
Ci sono libri che vivono di incontri e di sensazioni: Amore della scrittrice norvegese Hanne Ørstavik, è uno di questi. Fin dalle prime pagine percepiamo il freddo di questo paesino dell'estremo nord in cui si sono trasferiti Jon e sua madre Vibeke. Hanno dovuto, si legge più volte nel romanzo, e possiamo immaginare che il divorzio a cui si allude qua e là sia stato molto più duro di quanto i personaggi si dicono. Ma non è affatto il passato al centro del libro; anzi, il passato quasi non esiste: è un nuovo inizio lì, per Jon che il giorno dopo compirà nove anni e per Vibeke, che ha iniziato da poco a occuparsi dell'organizzazione di eventi culturali. Del passato, Jon si porta dietro la sua timidezza e una certa ritrosia a lasciarsi andare; Vibeke la sua passione sfrenata per la lettura, ché - d'altra parte - non c'è molto altro da fare lì.
Ma non pensiate a una storia familiare tradizionale: con le sue centosessanta pagine, Amore si concentra su quel che accade la notte prima del compleanno di Jon, una notte in cui la casa è silenziosa, perché sia Vibeke sia il figlio sono fuori pensando che l'altro sia a letto a riposare; una notte in cui entrambi sfiorano il rischio e poi lo abbracciano, mentre in noi lettori cresce l'ansia per quel che potrebbe avvenire da un momento all'altro. E sentiamo freddo con loro, mentre si avventurano per il paese che possiamo immaginare coperto di neve, silenzioso come accade in certi posticini della Norvegia belli in cartolina ma spettrali dal vivo.
La spinta a uscire di casa è data dalla forza dell'abitudine: Jon si allontana perché la madre possa preparargli in segreto la torta di compleanno, e rispettare un loro rito annuale; Vibeke invece si affretta a raggiungere la biblioteca comunale per restituire e soprattutto per trovare nuovi libri. Ma le cose non vanno così: Jon incontra una ragazzina con cui prova a fare amicizia e in men che non si dica si ritrova a casa sua; Vibeke trova chiusa la biblioteca e così, quasi per caso, si trova a girare per il luna park e si lascia sedurre dallo sguardo di un giostraio.
Il destino ha in serbo per Jon altri incontri nella sua nottata gelata, dentro e fuori dalle case; Vibeke invece entra ed esce soprattutto dai suoi desideri colmi di sensualità ed attrazione. Entrambi rischiano, entrambi si trovano in balia del freddo e di sconosciuti, ed è forse per questo che noi lettori sentiamo crescere la suspense a mano a mano che la vicenda si dipana. Ma soprattutto non possiamo fare a meno di cogliere l'abilità di Hanne Ørstavik nel generare parallelismi e antitesi tra una storia e l'altra. Per quanto compiano scelte avventate, senza percepire davvero il pericolo o, tutto sommato, restandone indifferenti, Jon e la madre pensano all'altro in tutt'altra situazione, in tutt'altro luogo.
Viene da chiedersi, leggendo il libro, se l'“amore” del titolo non sopravviva paradossalmente proprio grazie alla incomunicabilità: Vibeke e Jon parlano poco tra loro, sanno tutto sommato poco l'una dell'altro eppure si vogliono bene. E sono convinti che l'altro sia a casa, in un luogo sicuro, sotto le coperte. Ma non è così. Ed è lì che viene da pensare che gli incontri con gli sconosciuti sono solo un tentativo di andare oltre, di raccontarsi e di sentire un altro racconto. Ma cosa resta davvero? Il freddo del paese dove tutti sono ancora stranieri, le nuove abitudini in cui provare a immergersi, il nuovo stato civile di Vibeke, la nuova scuola per Jon. Sul comodino, accanto ai loro letti non sgualciti, la vecchia solitudine, che li ha fatti restare chiusi fuori di casa.
GMGhioni
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