Canta, spirito, canta
di Jesmyn Ward
NN editore, 2 maggio 2019
Traduzione di Monica Pareschi
pp. 320
€ 19 (cartaceo)
Dopo la strabiliante lettura di Salvare le ossa, edito lo scorso anno da NN editore, avevo gran voglia di leggere il secondo libro della trilogia della talentosa Jesmyn Ward. Canta, spirito, canta riconferma una delle più rare doti di questa scrittrice: Jesmyn Ward ha una storia da raccontare, una storia scomoda nell'inospitale realtà disagiata di Bois Sauvage, e dopo poche pagine non c'è cosa narrata, realtà scabra e violenta che non assuma una sua coerenza intrinseca. E noi lettori restiamo ancora una volta scioccati o, per meglio dire, stregati, visto l'argomento di questo romanzo, per quanto la scrittrice ci travolga con una storia fortissima, violenta eppure estremamente avvincente.
Dopo la famiglia di Esch, protagonista del primo libro (a cui è dedicato un cameo nel corso del secondo romanzo), la narrazione si concentra su una nuova famiglia, quella del tredicenne Jojo, che vive con i nonni (chiamati con affetto Pop e Mam), la sorellina Kayla e la madre Leonie. Ma non c'è affetto scontato e normale: Leonie è una delle madri con meno senso materno di cui abbia mai letto o che abbia mai conosciuto; lei è intrappolata nella sua storia d'amore esclusiva e simbiotica con Michael, che è però in prigione e praticamente non conosce neanche Kayla (quella che, manco a dirlo, Leonie si ostina a chiamare Michaela in omaggio al padre). Per questo, presa dal suo lavoro come cameriera e dalla droga, che di tanto in tanto passa davanti a tutto, persino al nutrimento e alle attenzioni per i suoi figli, Leonie lascia continuamente i figli con i suoi genitori. Poco importa che sua madre stia morendo per un tumore e soffra in un letto, spegnendosi a poco a poco: Leonie sa che Jojo penserà sempre al bene di Kayla, la crescerà come se fosse lui suo padre, avvinto da un amore fraterno assoluto e puro come poche altre cose a Bois Sauvage. Certamente diventare un uomo, così, è tutt'altro che semplice: Jojo vede tutto, dalle mancanze della madre, che rimprovera con sguardi accusatori, alla malattia della nonna, fino ai tormenti che nonno Pop cerca di nascondere ma che affiorano di tanto in tanto dal suo passato in storie slabbrate. Sono vicende che affondano in un passato in cui Pop era semplicemente Riv, un ragazzo schiavizzato, come tanti altri suoi coetanei, e costretto al lavoro forzato, maltrattato in quanto di colore. Ma se la storia si interrompe sempre in uno stesso punto o cambia direzione, non è solo perché Pop è un narratore disordinato e umorale: c'è dell'altro, c'è un segreto destinato però ad affiorare.
D'altra parte, la quotidianità a Bois Sauvage viene rotta da una notizia: Michael sta per uscire di prigione e Leonie decide, arbitrariamente e senza consultare nessuno in famiglia, di partire portando con sé i bambini. Poco importa che ad aspettarli ci siano fin troppi chilometri e continui imprevisti: madre e figli, insieme a un'amica di famiglia, partono, ma per quanta strada macinino, non riescono a scappare dalle proprie (cattive o buone) abitudini, dai rapporti complicati e dai conti in sospeso con il proprio passato e presente.
Il passato torna sempre, anche in forme irrazionali e apparentemente impossibili: lo pensa subito Leonie, che quando assume droga vede apparirle davanti lo spirito di suo fratello, morto diciottenne, anni prima; ma lo penseranno anche altri personaggi nel corso del romanzo, che - da sobri, semplicemente grazie a una loro speciale sensibilità e predisposizione - vedranno palesarsi spiriti che hanno qualcosa di irrisolto. Ma questo aspetto, centrale fin dal titolo, non oscura mai però la vita assolutamente realistica e concreta dei protagonisti: è come se la dimensione degli spettri si intrecciasse di tanto in tanto alla realtà, ricordando quella attenzione al mondo spirituale che tanto ritroviamo ad esempio nei romanzi sudamericani. Tra la vita e la morte non c'è un confine invalicabile, e lo vedremo seguendo Jojo e la sua famiglia per le strade polverose fino al carcere e ritorno.
E così non si può davvero abbandonare chi siamo, la nostra natura e le nostre radici. Anche nel primo romanzo appare evidente come non si riesca a fuggire dalle proprie origini, qui la tematica si fa ancor più forte abbracciando in più punti la questione razziale (la famiglia bianca di Michael non accetta Leonie e i bambini; la vicenda di Pop da giovane,...), spesso rimarcata dal fatto che nel romanzo Leonie distingua tra Bianche e Nere le donne che le si parano davanti.
Se posso citare questo come uno dei romanzi più belli degli ultimi anni sull'amore fraterno, Canta, spirito, canta ha tanti di quei possibili livelli di lettura da affascinare continuamente e colpire, ancora una volta il lettore, con scene che resteranno impresse nella memoria.
GMGhioni