Lia Celi e Andrea Santangelo |
Ci sono autori che non manco mai di leggere, sono come un appuntamento fisso che attendo con grandi aspettative e, alla fine del libro, posso ogni volta fare un applauso. Succede questo con i libri di Lia Celi e Andrea Santangelo, che sono in grado di unire la precisione storica al piacere della lettura, tra satira di costume (d'epoca!) e aneddoti imperdibili.
Questa volta il duo ci porta a conoscere più da vicino un personaggio decisamente controverso: Lucrezia Borgia. Nel loro nuovo saggio, Le due vite di Lucrezia Borgia, la figlia illegittima di papa Alessandro VI ci mostra le sue due anime, in un secolo decisamente pieno di intrighi e strategie politiche, molto al di là di qualsiasi politicamente corretto. Sesso, assassinii, accordi segreti sono solo la quotidianità in cui la piccola e bellissima Lucrezia si trova a crescere e a farsi spazio, fino a diventare la duchessa di Ferrara. E fino alla sua scelta, per alcuni improbabile, di dedicarsi alla religione e all'accudimento dei meno fortunati.
Per farci raccontare un po' dei retroscena di questo nuovo libro e non solo, ho chiesto direttamente ai due autori, che vedete qui affianco in uno scatto a dir poco speciale.
In Le due vite di Lucrezia Borgia tornate a lavorare insieme: come funziona il vostro “team” ormai rodato? E da cosa è partita l’idea di iniziare a collaborare?
La “paraninfa” del nostro duo è stata Sonia Mariotti, promotrice di un corso per aspiranti scrittori, che ci ha voluto come relatori. Quell’occasione ci ha fatto conoscere e scoprire un feeling reciproco basato sull’amore per la storia e per lo humour. Dal corso, che ha avuto un certo successo, è nato un manuale semiserio, Tiralo fuori se hai coraggio, che ha dato anche a noi il coraggio di trasformare le nostre conversazioni da bar su presente e passato nello spunto per un libro. Abbiamo subito trovato in Utet un editore interessato ed è nata nostra prima opera a quattro mani, Mai stati meglio, guarire da ogni malanno con la storia, che dopo cinque anni è ancora il manifesto programmatico del nostro modo di raccontare il passato.
Siate sinceri: capitano battibecchi? Se sì, c’è un vostro modo speciale per risolverli?
Siamo sinceri: mai capitati. Certo, talvolta non siamo concordi, ma non abbiamo mai litigato per motivi legati alla scrittura. La vita è già complicata abbastanza tra famiglie, tasse, politica, malattie, climate change e traffico che non avvertiamo la necessità di polemizzare sulla storia. Anzi, la storia normalmente risolve i guai, con il suo potere storioterapeutico. Datevi alla Storioterapia!
Le due vite di Lucrezia Borgia di Lia Celi e Andrea Santangelo UTET, 2019 pp. 221 € 15 (cartaceo) € 7,99 (ebook) |
Gli elementi che hanno giocato in favore di Lucrezia erano parecchi. Innanzitutto, per par condicio, dopo la biografia di un uomo, Casanova per giovani italiani, che seguiva Caterina la Magnifica, ci voleva quella di una donna (per essere veramente à la page, oggi la turnazione non dovrebbe essere uomo-donna, ma cisgender-transgender o crossdresser: in questo senso il nostro prossimo biografato potrebbe essere Giovanna d’Arco o l’abate di Choisy, il travestito più famoso del Seicento). Lucrezia è un personaggio tuttora popolarissimo, anche grazie alla sua fama sinistra, e quest’anno si celebrano i cinquecento anni dalla sua morte, un anniversario che, insieme a quello di Leonardo, illustra bene l’altra faccia del Rinascimento, quella oscura e disturbante, opposta a quella luminosa ed esaltante rappresentata dal genio di Vinci. Ma proprio il fatto che Lucrezia sia stata consegnata alla storia soprattutto dal gossip la rende anche sorprendentemente moderna in un’epoca di turbomaldicenze social e di reputazioni distrutte dalle fake-news. Raccontare questa proto-macchina del fango non serve tanto a riabilitare la figura di Lucrezia (che non ne ha bisogno) quanto a capire meglio meccanismi di comunicazione che vediamo in azione anche oggi.
Qual è l’aneddoto o l’evento che prima della ricerca non sapevate e che vi ha colpito di più?
Ignoravamo la vita (e le marachelle) di Angela Borgia, la cugina molto bella e peperina di Lucrezia. È la sua dama di compagnia a Ferrara, nonché la custode di molti segreti di Lucrezia, in primis quelli riguardanti le relazioni extraconiugali (forse solo platoniche). Con la sua procacità Angela mise in subbuglio la corte estense, al punto che per lei si scontrarono i fratelli del duca Alfonso. Alla fine le trovarono un marito a Sassuolo, pur di mandarla via da Ferrara (ma tanto lei ci tornava di nascosto). Anche alla corte dei Pio, comunque, diede scandalo per certi suoi atteggiamenti e per il temperamento ribelle e libertino.
Nei vostri libri l’ironia è una costante, così come il desiderio di parlare al lettore con un linguaggio quotidiano, estremamente amichevole: come lavorate per rifinire il vostro stile?
«Amichevole» è un aggettivo bellissimo e molto indovinato. Se la storia si potesse raccontare come fra amici davanti a una bottiglia avrebbe milioni di appassionati e perderebbe la fama di materia arida e noiosa procuratale da insegnanti poco motivati e da libri che vogliono piacere solo agli accademici. Per noi, del resto, la storia è pane quotidiano e i suoi personaggi non ci fanno soggezione. Raccontarli con un linguaggio «basso» e riferimenti contemporanei serve a rassicurare il lettore che non sta entrando in una chiesa, che re, regine e condottieri erano esseri umani quanto lui. Quella che oggi è storia un tempo è stata attualità, e così come possiamo analizzare e satireggiare l’oggi possiamo analizzare e perfino satireggiare il passato.
Quando scrivete una biografia, vi ponete un limite o qualsiasi indagine nel privato va bene, purché risponda al vero?
Diciamo che partiamo sempre dai documenti e dalle fonti. Poi, ovvio, con la storia noi ci giochiamo e spesso ci ricamiamo sopra, pur non inventandoci niente. Anzi, constatiamo sempre più spesso di come i nostri libri, volutamente divertenti, siano molto più filologici di gran parte di quelli “accademici”. Il guaio di molta storiografia italiana, infatti, è quello di essere schierata politicamente. Le fonti vengono perciò utilizzate solo se a favore della tesi da dimostrare. Questo a noi non capita. Quello che noi vogliamo dimostrare è che con la storia ci si diverte e si impara a diventare persone migliori.
Divulgare la storia non è mai semplice e spesso ci si imbatte in tentativi maldestri: ci consigliate qualche bravo divulgatore (a parte voi)?
Alessandro Barbero è il nostro vate e nume, perché nel suo lavoro, oltre alla competenza, mette entusiasmo e una passione genuina e contagiosa. Ma apprezziamo anche Giordano Bruno Guerri e Corrado Augias, e, per l’antichità, Valerio Massimo Manfredi ed Eva Cantarella. Senza nulla togliere ad Alberto Angela, il grande mattatore della divulgazione storica televisiva. Aggiungiamo un nome poco noto in Italia, ma celeberrimo in Francia, Franck Ferrand, conduttore di trasmissioni radiofoniche e televisive in cui propone una divulgazione storica raffinata, ma accessibile anche ai semplici curiosi.
Buono a sapersi! Veniamo invece a una questione spinosa... Il tema storico è stato formalmente bandito dalla nuova maturità, anche se il Ministero ha messo le mani avanti, avvertendo che tutte o quasi le tracce sono immerse nella storia o intrise di storia. Cosa ne pensate di questa scelta?
Non è niente altro che il sigillo sul completo disinteresse della scuola per la Storia. Da sempre, purtroppo, l’insegnamento della storia è puramente nozionistico, tutto basato su date, re, papi e battaglie. Questa non è la storia, non è il racconto delle vite dei miliardi di uomini e donne che ci hanno preceduto. È una grigia materia fatta per annoiare gli studenti e gli stessi insegnanti. L’insegnamento della storia deve ripartire da un linguaggio diverso, che comprenda testi scolastici, fonti primarie, film, videogiochi, canzoni e anche i racconti dei nonni sulla guerra in casa.
Per voi com’è stato il tema di maturità? Avete scelto un tema storico?
(Celi) Assolutamente no: nell’anno della mia maturità il tema storico riguardava il Risorgimento, un argomento che smuove ancora suscettibilità insospettate nei commissari d’esame. Ancora oggi, a parlare bene (o male) di Garibaldi al professore sbagliato rischi grosso, e per cavartela è d’obbligo il conformismo. Ho scelto il tema letterario, sul Neoclassicismo, che mi permetteva di sconfinare nella storia partendo dal più sicuro terreno della letteratura.
(Santangelo) Neppure io di storia, ho scelto l’attualità sul rapporto uomo-macchina. Di storia era uscito Giolitti su cui non mi sentivo assolutamente preparato.
Lucrezia è appena arrivata in libreria, la superstizione tra gli scrittori è una costante, ma… provo a chiedervelo ugualmente: c’è qualche altro personaggio che ha attirato l’attenzione di Lia e Andrea per una prossima biografia?
Non ne abbiamo ancora parlato tra noi, anche perché a breve ci misureremo con il nostro primo romanzo (un giallo per la precisione). Certo la nostra volontà è quella di proseguire il filone biografico che ci appassiona davvero tanto. In passato avevamo anche proposto una sorta di biografia famigliare, ma non se ne è fatto più niente. Studieremo nuovi progetti. Il più sarà coniugare le pulsioni guerresche di Andrea (generali, condottieri e guerrieri) con le esigenze del mercato editoriale.
Ottimo, dunque ci vedremo presto in libreria con un bel giallo!
Grazie ancora e in bocca al lupo!
Intervista a cura di Gloria M. Ghioni