Streghe.
Storie di donne indomabili dai roghi medievali a #MeToo
di Mona Chollet
UTET, 2019
Traduzione di Eleonora Marangoni
pp. 253
€ 18,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
La tentazione di aprire questo commento con lo storico slogan “Tremate! Tremate! Le streghe son tornate!” sarebbe forte. Tuttavia, se ciò non accadrà, sarà per un’evidenza di non poco conto: le streghe non sono tornate per il semplice fatto che in realtà non se ne sono mai andate. Anche Mona Chollet lo sa bene, e non a caso il concetto è più che esplicito nell’arco temporale tracciato dal sottotitolo del suo Streghe, appena pubblicato in traduzione italiana da UTET: Storie di donne indomabili dai roghi medievali al #MeToo. Secondo l’autrice, difatti, il tragico e secolare fenomeno della caccia alle streghe, che albeggia al tramonto del Quattrocento, starebbe all’origine dell’attuale condizione femminile, o meglio di tutti quei pregiudizi che ancora influenzano in negativo la vita delle donne. L’accusa di stregoneria, che dalla fine del Quindicesimo secolo è stata usata per ridurle in uno stato di sottomissione e sudditanza, ha progressivamente adeguato i suoi connotati allo spirito dei tempi, riuscendo così in un’impresa bifronte: mentre il volto patriarcale non ha mai smesso di gettare uno sguardo occhiuto su ogni donna che non fosse conforme al proprio sistema di valori e voleri, le donne stesse, preoccupate di destare anche il minimo sospetto, hanno proiettato su di sé le prospettive di una visione altra e altrui, cioè quella maschile, in un cortocircuito perverso che non solo non ha messo fine ai roghi – reali e metaforici – ma spesso, artatamente, le ha rese artefici delle prime scintille.
Storie di donne indomabili dai roghi medievali a #MeToo
di Mona Chollet
UTET, 2019
Traduzione di Eleonora Marangoni
pp. 253
€ 18,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
La tentazione di aprire questo commento con lo storico slogan “Tremate! Tremate! Le streghe son tornate!” sarebbe forte. Tuttavia, se ciò non accadrà, sarà per un’evidenza di non poco conto: le streghe non sono tornate per il semplice fatto che in realtà non se ne sono mai andate. Anche Mona Chollet lo sa bene, e non a caso il concetto è più che esplicito nell’arco temporale tracciato dal sottotitolo del suo Streghe, appena pubblicato in traduzione italiana da UTET: Storie di donne indomabili dai roghi medievali al #MeToo. Secondo l’autrice, difatti, il tragico e secolare fenomeno della caccia alle streghe, che albeggia al tramonto del Quattrocento, starebbe all’origine dell’attuale condizione femminile, o meglio di tutti quei pregiudizi che ancora influenzano in negativo la vita delle donne. L’accusa di stregoneria, che dalla fine del Quindicesimo secolo è stata usata per ridurle in uno stato di sottomissione e sudditanza, ha progressivamente adeguato i suoi connotati allo spirito dei tempi, riuscendo così in un’impresa bifronte: mentre il volto patriarcale non ha mai smesso di gettare uno sguardo occhiuto su ogni donna che non fosse conforme al proprio sistema di valori e voleri, le donne stesse, preoccupate di destare anche il minimo sospetto, hanno proiettato su di sé le prospettive di una visione altra e altrui, cioè quella maschile, in un cortocircuito perverso che non solo non ha messo fine ai roghi – reali e metaforici – ma spesso, artatamente, le ha rese artefici delle prime scintille.
Scrittrice e giornalista franco-svizzera, caporedattrice di “Le Monde diplomatique” e già collaboratrice di “Charlie Hebdo”, Mona Chollet non è nuova alla pubblicazione di saggi sulla condizione femminile nella società occidentale. Questo suo ultimo lavoro, che ripercorre quattro secoli di storia culturale attraverso il noto paradigma della “donna-strega”, potrebbe forse suscitare una sensazione di déjà vu in coloro che hanno a cuore simili tematiche, e dunque familiarità con la bibliografia di riferimento. Ma si badi: l’ambizione dell’autrice non è affatto quella di rivelare tesi o teorie inedite – come risulta peraltro evidente anche dall’apparato di rimandi a testi più volte citati nel corso della trattazione – ed è proprio in questa sua continuità con un certo discorso critico che sta la chiave di lettura dell’intero lavoro; per certi versi, la stessa ragione del suo successo, dal momento che il volume è già un caso editoriale in Francia. Se Streghe, dunque, non è un libro “di ripasso” – ovvero non si legge con noia o stanchezza per la ripetizione dei “soliti” dati, concetti e sistemi filosofici – è perché esso offre una versione lucida, aggiornata alla cronaca più recente e con frequente ricorso alla prima persona, di come le ribellioni, le rivendicazioni e le lotte portate avanti dalle donne in difesa della loro autonomia e autodeterminazione siano ancora platealmente attuali.
Basta dare un’occhiata al sommario per capire come i mali radicali che ancora affliggono il cosiddetto gentil sesso siano i medesimi da secoli a questa parte. Dopo una lunga Introduzione in cui le donne indomabili di oggi vengono delineate a tutti gli effetti come Le eredi delle streghe dell’epoca (presunta) moderna, Mona Chollet tocca uno per uno i punti dolenti del corpo sociale e culturale, ovvero descrive e argomenta quelle caratteristiche che il sistema di dominio patriarcale, oggi come un tempo, ancora non perdona alle discendenti di Eva: l’insubordinazione a qualsiasi modello imposto, precostituito e dominante (Una vita per sé. Il flagello dell’indipendenza femminile); la disobbedienza all’imperativo della riproduzione, con tutto ciò che ne consegue in termini di riduzione del proprio ruolo a una mera funzione biologica e di accudimento del prossimo, sia esso marito o prole (Il desiderio di essere sterili. Senza figli, una possibilità); la rivendicazione dell’invecchiamento come prospettiva naturale nell’evoluzione dell’individuo, che con esso raggiunge l’apice della maturità intellettuale e sessuale (L’ebbrezza della vetta. Infrangere l’immagine della vecchia megera); la ridefinizione degli ambiti di eccellenza e dunque di potere e di dominio nel settore delle conoscenze e delle competenze (Il mondo a testa in giù. Guerra alla natura, guerra alle donne).
Affascinata dalla figura della strega fin da bambina – ovvero da quando ha scoperto, con sollievo, che «tutto era possibile, e forse anche la grazia innocua e il cinguettio gentile non erano l’unico destino possibile per una donna» (p. 11) – Mona Chollet ammette la difficoltà di parlare di questo fenomeno, quasi si trattasse di un tabù: da una parte ecco i misogini, variamente ossessionati dalla figura della strega per tutto ciò che in essa si ribella al loro esclusivo controllo; dall’altra ecco le donne stesse (e non sono affatto poche) che dopo secoli e secoli di ordini e comandamenti hanno finito con l’introiettare la convinzione di incarnare il male e di avere l’obbligo di emendarsi da questa colpa compiendo un atto di sottomissione perpetua. Nell’esplorare l’eredità della caccia alle streghe in Europa e negli Stati Uniti, l’autrice si affida alla forma del saggio, dell’articolo giornalistico e della confessione: un’ibridazione convincente, una voce che argomenta alla luce degli studi, dei fatti di cronaca e dei dati statistici e, non da ultimo, della propria (e non di rado contraddittoria) esperienza personale. E non è semplice, perché il confronto con i testi sacri e gli effetti a lungo termine della Santa Inquisizione rischia sempre di rivelarsi impari. Basti pensare che «il Malleus Maleficarum (Il martello delle malefiche), pubblicato nel 1487 a opera di due inquisitori – l’alsaziano Henricus Institoris (latinizzazione del tedesco Heinrich Krämer) e lo svizzero Jacobus (Jacob) Sprenger – è stato paragonato al Mein Kampf di Adolf Hitler» (p. 15).
Eppure bisogna parlarne, bisogna scriverne: per fare in modo che certe figure di donna troppo “libere” – quali, per l’appunto le streghe di una volta – non rischino di restare “solo” un modello; perché le notizie ormai quasi quotidiane di femminicidi non siano più trattate con la stessa banalità con cui secoli fa si dava notizia della morte di una fattucchiera; perché il potere politico cessi di essere ossessionato da contraccezione, aborto e infanticidio; perché si ponga fine alla convinzione che ogni successo femminile venga considerato un surrogato della maternità; perché l’invecchiamento non sia più inteso come dramma in quanto legato all’incapacità di procreare e alla perdita dell’avvenenza; perché non si dimentichi la lunga storia di violenza che la medicina ha inflitto alle donne. Il libro di Mona Chollet è un dito (anzi un pugno, come nell’immagine di copertina) puntato contro la cattiva coscienza della società occidentale, quella che ancora pretende che la sua componente femminile non esista oltre la dimensione del servizio, del rapporto, del rendiconto e dell’eterna rinuncia del sé. Contro un nuovo oscurantismo non servono proclami e propositi illuministi: perché le cose cambino bisogna andare oltre ogni ipotesi di convincimento razionale e passare direttamente all’azione, ribaltando coraggiosamente gli schemi e lasciando che l’eredità delle streghe si compia nella quotidianità degli atti e delle scelte individuali:
«rimettere il mondo sottosopra: non è una cosa da poco. Ma ci può essere un’enorme voluttà nel farlo – la voluttà dell’audacia, dell’insolenza, dell’affermazione vitale, della sfida all’autorità – nel lasciare il nostro pensiero e la nostra immaginazione seguire il cammino lungo il quale ci conducono i sussurri delle streghe; nel tentativo di definire l’immagine di un mondo che assicurerebbe il benessere dell’umanità grazie a un accordo con la natura, e non sconfiggendola in una vittoria di Pirro; di un mondo in cui la libera esultanza dei nostri corpi e delle nostre menti non sarebbe più percepita come un sabba infernale» (p. 220).
Cecilia Mariani
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