di Stefano Benni
Feltrinelli, 2 maggio 2019
pp. 76
€ 10 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
In Dancing Paradiso, Stefano Benni è tornato alla scelta del romanzo in versi: in 70 pagine ci trasporta in uno dei suoi mondi pieni di fantasia. Un Angelo angelica (ora maschio ora femmina) "veglia" su quattro personaggi dimenticati dagli angeli delle alte sfere. Così conosciamo Stan, il pianista triste per la sorte dell'amico Bill, grande musicista ormai stroncato dalla malattia («Domani sarò da te amico dimenticato/ Che sei all'ultima nota dello spartito», p. 15); Elvis, che si è chiuso in casa e non esce da anni («Per questo mi sono rinchiuso/ Per questo ho costruito una cella/ Per poter dire che son stato io/ A decidere di essere nulla/ Troppo dolore ho tenuto nascosto/ Si è sempre soli una notte di troppo» (p. 28), tormentando i vicini con musica altissima e tramando di diventare un serial killer; la poetessa Lady, a un passo dal suicidio («E anche io ho la mia malattia/ Proprio come le scrittrici che amo/ Ma non voglio morire per imitazione/ Non sono più quei tempi» (p. 21); la barista Amina, arrivata in Italia da un paese straniero, attaccata alle e purtroppo per le sue origini («La mia patria è tutte le terre da cui/ qualcuno è stato cacciato», p. 22).
I personaggi prendono via via voce in capitoli brevi, caratterizzati dall'alternanza di stili diversi, che rispecchiano le idee e le personalità di ognuno di loro: una polifonia ironica, come sempre nei libri di Benni, ma anche pensosa. Non c'è una delle loro storie che non trasudi solitudine («si è sempre soli una notte di troppo», p. 70), forse il peggior male della nostra contemporaneità: come Bill è stato dimenticato in ospedale e nessuno, se non Stan, ricorda che ha fatto per anni musica, così Elvis è intrappolato in una sua astiosa auto-segregazione; Lady è isolata nella sua scrittura poetica, tanto quanto Amina vorrebbe trovare una nuova comunità nel Paese in cui è arrivata.
E ogni personaggio, a suo modo, «vive in questa morsa/ Tra esibirsi e tacere/ Tra troppo dire e poco fare» (p. 33): Angelo angelica li osserva con una forma di comprensione smisurata, senza giudicare, accettando solo di partecipare alla loro congerie di preoccupazioni e aspirazioni.
Come in ogni opera di Benni, le sorprese non mancano mai e anche questa volta aspettiamo che le diverse storie convergano, in qualche modo, o meglio, in qualche posto.
È da segnalare l'uso delle rime, che spesso giocano con parole-rima insolite, che assuonano o che attraverso allitterazioni, onomatopee rendono sempre più coese le strofe.
Una lettura che, come sempre, si presta a più livelli di lettura ma che - sempre - mostra la facilità di scrittura di uno dei più amati autori italiani.
GMGhioni
Come in ogni opera di Benni, le sorprese non mancano mai e anche questa volta aspettiamo che le diverse storie convergano, in qualche modo, o meglio, in qualche posto.
È da segnalare l'uso delle rime, che spesso giocano con parole-rima insolite, che assuonano o che attraverso allitterazioni, onomatopee rendono sempre più coese le strofe.
Una lettura che, come sempre, si presta a più livelli di lettura ma che - sempre - mostra la facilità di scrittura di uno dei più amati autori italiani.
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