Quelli di via Teulada
di Daniela Attilini
Graphofeel Edizioni, 2018
pp. 126
€ 14,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Nel 1970, quando Daniela Attilini viene al mondo, la Rai-Radiotelevisione italiana è una sedicenne piena di energia: nata il 3 gennaio del 1954 alle ore 11.00, è una creatura appena adolescente, eppure vanta già un vastissimo patrimonio di esperienze e ricordi fatto di cronaca, approfondimento e intrattenimento. È diventata, e lo resterà a lungo, una grande fabbrica di notizie, storie e sogni, un’azienda che dà lavoro a professionisti di ogni genere nel campo dell’informazione e dello spettacolo. Tra questi, e addirittura tra i pionieri, c’è anche il padre di Daniela, Gianni Attilini, un sardo (occhi scuri come bacche di mirto) che ha sposato una bella ed emancipata altoatesina (occhi di cristallo incastonati in un viso d’angelo). I due si incontrano nel 1966, convolano a nozze poco dopo e una volta diventati marito e moglie danno vita a un menage domestico con base romana che sarà quotidianamente scandito dalla Tv e dai suoi tempi, riti e miti. Cresciuta, come il fratello, “a pane e Tg”, Daniela capisce presto che la Rai sarà sempre il quinto invitato a colazione, pranzo e cena: è la vita di suo padre, dopotutto, e proprio dalla memoria di quel genitore scomparso troppo presto e di coloro che ne condivisero l’avventura professionale dagli anni del boom agli anni di piombo è nato un libro dal titolo che è tutto un programma: Quelli di via Teulada.
di Daniela Attilini
Graphofeel Edizioni, 2018
pp. 126
€ 14,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Nel 1970, quando Daniela Attilini viene al mondo, la Rai-Radiotelevisione italiana è una sedicenne piena di energia: nata il 3 gennaio del 1954 alle ore 11.00, è una creatura appena adolescente, eppure vanta già un vastissimo patrimonio di esperienze e ricordi fatto di cronaca, approfondimento e intrattenimento. È diventata, e lo resterà a lungo, una grande fabbrica di notizie, storie e sogni, un’azienda che dà lavoro a professionisti di ogni genere nel campo dell’informazione e dello spettacolo. Tra questi, e addirittura tra i pionieri, c’è anche il padre di Daniela, Gianni Attilini, un sardo (occhi scuri come bacche di mirto) che ha sposato una bella ed emancipata altoatesina (occhi di cristallo incastonati in un viso d’angelo). I due si incontrano nel 1966, convolano a nozze poco dopo e una volta diventati marito e moglie danno vita a un menage domestico con base romana che sarà quotidianamente scandito dalla Tv e dai suoi tempi, riti e miti. Cresciuta, come il fratello, “a pane e Tg”, Daniela capisce presto che la Rai sarà sempre il quinto invitato a colazione, pranzo e cena: è la vita di suo padre, dopotutto, e proprio dalla memoria di quel genitore scomparso troppo presto e di coloro che ne condivisero l’avventura professionale dagli anni del boom agli anni di piombo è nato un libro dal titolo che è tutto un programma: Quelli di via Teulada.
A volte i figli di quei genitori molto presi dal proprio lavoro fanno scelte di vita diametralmente opposte; altre volte, invece, si innamorano del medesimo ambito professionale, addirittura dell’identico mestiere. Per Daniela Attilini – autrice televisiva, inviata e curatrice di trasmissioni radiofoniche per RadioUno e RadioDue, e con diverse pubblicazioni all’attivo – la Tv, o meglio la Rai, è sempre stata una specie di stato d’animo. Come per quel padre così appassionato, di cui, crescendo, non ha potuto non ammirare la dedizione e la cura maniacale nell’adempiere a quella che fu la sua mansione in Rai dal 1954: dapprima smistare pellicole e poi, per quarant’anni, occuparsi di commentare con immagini fisse (diapositive e fotografie) i servizi del Tg1 e di altri programmi giornalistici. Un percorso condiviso con l’amico concittadino (e testimone di nozze) Tito Stagno, già collega negli studi di radio Cagliari dalla fine degli anni Quaranta nonché una delle più belle voci radiofoniche di sempre. Vincitore del concorso per telecronisti bandito a Roma (aveva affascinato gli esaminatori con il racconto dell’Ardia di Sedilo), Tito fu uno dei volti storici alla conduzione del notiziario sul canale Nazionale: al suo timbro inconfondibile è legata la memoria italiana dell’allunaggio, annunciata in diretta in quel fatidico 21 luglio 1969 che cambiò la storia. E che cosa sarebbe stato, anche quell’evento, se non ci fosse stata la Tv a commentarlo per il pubblico a casa? Daniela Attilini non ha dubbi:
«qualcuno ha fatto l’Italia e non gli italiani. Qualcuno ha inventato la televisione. E la televisione ha fatto un po’ gli italiani. Tra quelli che hanno fatto la televisione ci sono due sardi, arrivati a Roma pieni di fiducia nelle potenzialità del nuovo mezzo» (p. 9).
E la sede di questa rivoluzione culturale era lì, a via Teulada:
«se vi dovesse capitare di girare per Roma fatelo, un salto a via Teulada. È nel quartiere Prati, così chiamato perché, molti anni fa, la zona era tutta campagna e prati (…) Se ci passate non potete non notarlo: è rimasto come un secolo fa, un vecchio casolare ora incastonato tra palazzi moderni. Quel locale è testimone di un’epoca e di una Roma che non c’è più, ma vuole sopravvivere (…) Insomma via Teulada non è un posto segnato da guide turistiche, non è un noto monumento e nemmeno un’opera d’arte; ma ognuno di noi può trovarvi un pizzico della propria storia. Ognuno di noi deve qualcosa a quel cancello, a quel cortile ben curato con l’aiuola centrale fiorita. Ognuno di noi, se alza il viso per leggere la storica scritta “Rai-Radiotelevisione Italiana”, sa che quella Rai – quei programmi realizzati lì dentro, tra le mura di quegli studi - è “entrata” tra le mura di casa nostra. E lo ha fatto prima di tutti. Quando la si chiamava, tanti tanti anni fa, Mamma Rai forse l’appellativo non era poi tanto sbagliato» (p. 22).
Quella raccontata da Daniela Attilini è la storia di una famiglia nata e cresciuta alla luce del tubo catodico, ma è anche, viceversa, la storia di una rivoluzione culturale e di costume entrata in tutte le case tramite l’elettrodomestico più controverso di sempre. È la storia di una moglie che non sa mai quando si cenerà (la fatidica “ultim’ora” che trattiene Gianni in studio), di un marito che a malincuore abbandona la famiglia in vacanza per la morte improvvisa di un suo collaboratore (perché non si è mai “solo” colleghi), di due bambini che aspettano Natale e il 6 gennaio per vedere che cosa ha riservato loro la Befana-Rai (altro che balocchi: souvenir e pezzi unici!). Ma è anche la storia di un intero Paese che sa cambiare in meglio come in peggio: la storia di un uomo sempre meno gigione e sempre più preoccupato, che vive al cardiopalma i giorni del sequestro Moro e le tragedie politiche e civili degli anni di piombo; quelli in cui, come chiosa l’autrice, «se capitava qualcosa a mio padre (parliamo di lavoro, s’intende) voleva dire grosso modo che era capitata qualcosa all’Italia tutta» (p. 76); gli stessi anni in cui, al netto del clima di odio e di insicurezza, ancora ci si preoccupava di non violentare troppo lo spettatore. Libro di ricordi personali anche molto intimi e dolorosi, Quelli di via Teulada resta però una dichiarazione d’amore e di rispetto da parte di Daniela Attilini nei confronti del mezzo televisivo, a cui l’autrice riconosce pregi che l’attuale rivoluzione digitale rischia di far retrocedere in un ingiusto dimenticatoio:
«la televisione ha avuto un grande merito (prima che se ne abusasse, rendendola un mezzo al servizio del consumo di massa): ha aperto gli orizzonti a chi risiedeva in piccoli centri, periferici rispetto ai luoghi in cui accadevano i grandi eventi, forse contaminandone la purezza e la genuinità ma sicuramente offrendo un contributo culturale. Senz’altro la Tv ha dato a tutti un’opportunità di conoscenza, di comprensione del mondo che oggi noi viviamo come scontata» (p. 65).
Incubatrice di ciò che sarebbe avvenuto decenni più tardi, la Tv, anche quella dei primissimi tempi, era già «un social ante litteram», perché «bastava guardare la televisione al momento giusto e… tutti virtualmente collegati» (p. 64)! Ma era anche, e lo sarebbe stata sempre di più, «una roulette», un pericoloso gioco d’azzardo:
«in televisione il tuo sforzo e la tua preparazione si tuffano nel nulla, un buco nero che ti inghiotte in quella piccola finestra nera che è la telecamera verso la quale guardi (…) e ci vuole coraggio per parlare al nulla. La potenza di quell’apparente nulla è nella sua vastità, è nei numeri di quegli occhi che ti giudicano. E in quella potenza c’è il destino della tua vita, del tuo successo, della tua carriera» (p. 72).
Con uno stile semplice, diretto e scorrevole, Daniela Attilini ha scritto un libro che racconta la storia della sua famiglia e di tutte le famiglie italiane, anche di quelle che hanno acceso o accendono il televisore un po’ meno delle altre. Perché il ruolo della Rai nella creazione dell’immaginario nazionale è stato determinante sotto moltissimi aspetti, e persino oggi, con la spietata concorrenza delle emittenti private e a pagamento e di tutto l’audiovisivo che passa attraverso “l’internet”, la grande “Madre” si conferma un punto di riferimento per milioni di spettatori e spettatrici di ogni età. Il tono affettuoso dell’autrice, evidentemente coinvolta in prima persona nelle vicende di cui dà conto, è forse la migliore dimostrazione di stima nei confronti di un’azienda ancora molto grande e molto contesa (soprattutto politicamente), come una bella donna dalla ricca dote che chiunque vorrebbe concupire e manipolare. Il ricordo delle origini, per questo, non può che essere venato di una vaga nostalgia:
«dalla sua inaugurazione, e per un paio di decenni, il Centro di via Teulada ha rappresentato un’avanguardia nel panorama televisivo internazionale, una fucina di idee ed esperimenti geniali. I suoi Studi hanno davvero visto la genesi di tutto ciò che avrebbe poi partorito, con diverse declinazioni, il mondo della televisione, e che da lì ha sicuramente preso vita. Ancora oggi via Teulada resta un esempio di efficienza, vitalità e creatività» (p. 116).
Il libro di Daniela Attilini piacerà agli amanti della Tv. Di quella di ieri, soprattutto, ma anche di quella di oggi che sa guardare al suo migliore passato, e che proprio lì, tra Quelli di via Teulada, riconosce e omaggia i suoi padri fondatori.
Cecilia Mariani
Cecilia Mariani
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