L'altro lato delle cose. Intervista
di Julio Cortázar
a cura di Tommaso Menegazzi
Mimesis, 2014
Collana: Ispanismo Filosofico
pp. 89
€ 10,00 (cartaceo)
Con la trentaduesima edizione del Salone del Libro di Torino a omaggiare Julio Cortázar – titolo del SalTo 2019 è infatti Il gioco del mondo, traduzione italiana di Rayuela, il romanzo più noto dello scrittore argentino – non sarà di troppo spendere qualche parola riguardo a un breve libro-intervista uscito nel 2014 per i tipi della casa editrice Mimesis e dedicato a quest’autore: L'altro lato delle cose.
Non un'intervista qualsiasi, ma la trascrizione – la cui traduzione si deve a Tommaso Menegazzi, che compare anche in qualità di curatore del volume – di un affascinante documento audiovisivo che risale al 1977, ancora rintracciabile e fruibile nelle maggiori piattaforme web che consentono la visualizzazione di contenuti multimediali ma, all'epoca, trasmesso dalla Radiotelevisión Española all'interno di un programma culturale diretto da Joaquín Soler Serrano: A fondo.
Quella che il presentatore portò in scena, invitando questo importante ospite nel suo salotto televisivo, fu una chiacchierata-fiume di oltre due ore, una passeggiata nei territori della finzione di quel «grandissimo cronopio» che scosse dalle fondamenta la narrativa latino-americana e mondiale e che declinò in maniera originalissima il genere fantastico. Un genere che, nella visione cortazariana, è un modo di intendere la realtà e non un'evasione prettamente letteraria verso una dimensione “altra”, ovvero si tratta di quell'«alternativa gnoseologica» – di cui parlò un grande critico come Jaime Alazraki – attuata attraverso strumenti conoscitivi che non si basino solo su un’ottica rigidamente logico-causalistica ma che guardino invece a un approccio “creativo” nei confronti dell’esistente:
J.C.: [...] Detto in altro modo, il fatto che accadessero cose fantastiche nei libri, o che potessero succedere a me, era un fatto che accettavo senza alcuna protesta e senza alcun tipo di scandalo. Tuttavia, mi trovavo già avvolto in un sistema sociale in cui tutto ciò era scandaloso e la cui portata subiva una sorta di riduzione razionale, mediante affermazioni come «È una casualità, una coincidenza», oppure «No, è un’eccezione». Tutti modi di respingere ciò che ti sta minacciando da un punto di vista diverso da quello della logica tradizionale. Come vedi, Joaquim, la mia concezione del fantastico non è poi così differente da quella del reale, perché nella mia realtà il fantastico e il reale si confondono quotidianamente.J.S.S.: A volte il fantastico è la faccia nascosta della medaglia, altre volte ne è la faccia più visibile.J.C.: Sì, è esattamente così.
Durante questa lunga intervista, Cortázar, con l'immancabile sigaretta tra le dita, si racconta partendo dagli anni dell'infanzia, dalla lettura di Verne e di Poe e dai primi tentativi di scrittura sino alla stesura e alla pubblicazione delle opere che lo resero celebre. Una narrazione che si snoda a partire da Presencia (1938) e Los reyes (I re, 1949) passando per le grandi raccolte di cuentos e i romanzi sino ai famosi libri-almanacco: La vuelta al día en ochenta mundos (Il giro del giorno in ottanta mondi, 1967) e Último round (Ultimo round, 1969).
Ma l'importanza di questo documento, ciò che lo rende imprescindibile tanto agli occhi degli appassionati quanto a quelli di studiosi e specialisti, risiede nel modo in cui l'autore argentino svela, durante un dialogo informale con l’intervistatore, il proprio modo di lavorare, le esperienze di vita e gli aneddoti che influirono sulla nascita di molte delle idee al centro delle sue opere, la sua esperienza come traduttore, l'amore per il jazz e la boxe, l'incessante búsqueda linguistico-letteraria che ne animò la produzione.
Il volume è inoltre impreziosito dal saggio introduttivo di Menegazzi, «Alla ricerca dello swing. Ovvero come fare letteratura col martello», scritto illuminante che ha il pregio di illustrare in modo chiaro i punti centrali della teoria letteraria (e metafisica) dello scrittore argentino e, con uno stile agile, di rendere edotto il lettore a proposito di quella distruzione creatrice, «morfogenetica», che informò la sperimentazione di Cortázar e costituì la sua personale risposta alla «presunta struttura cristallina di quel logos che l’Occidente, a partire da Socrate e Platone, si è imposto come il pilastro imprescindibile per la costruzione di qualsiasi discorso di verità».
Un piccolo libro la cui pubblicazione è un atto d’amore nei confronti dell’opera di uno dei giganti della letteratura della seconda metà del Novecento e che non può mancare nella biblioteca di tutti gli appassionati di narrativa ispano-americana.
Nike Gagliardi