Debora Lambruschini insieme a Matt Salinger |
Ho incontrato Matt Salinger. Sì, il figlio del leggendario scrittore. Il mio Salone del libro 2019 si può decisamente riassumere così.
Insieme a un ristretto gruppo di blogger e giornalisti salingeriani, venerdì scorso sono stata invitata da Einaudi per una chiacchierata informale con Salinger, la sera prima di un incontro tra lui e il pubblico del Salone del libro. Nonostante siano ormai diversi anni che faccio questo lavoro e siano ormai tanti gli scrittori incontrati, questa volta l’emozione era tanta, così come i dubbi su come impostare le domande: cosa chiedere al figlio di uno degli scrittori più schivi di tutti i tempi? Come trovare una chiave per entrare, con rispetto ma anche con una naturale curiosità, nel loro mondo privato, cercare di svelare anche solo uno spiraglio del mistero Salinger? E, ovviamente, la domanda che tormenta tutti i suoi lettori: è vero che presto saranno pubblicati preziosi materiali inediti? Aggiungete mille altre domande – perché, diciamocelo, non ti capita tanto spesso di prendere un aperitivo con Matt Salinger – e il timore di porre proprio quella che lo farà spazientire e lasciare bruscamente la stanza, creando il panico tra i colleghi presenti ed ecco, avete più o meno colto lo stato d’animo con cui mi sono presentata all’appuntamento, che era, ne sono abbastanza certa, molto simile a quello degli altri blogger presenti. Non ci sono state rivelazioni o scoop particolarmente esclusivi, questo lo preciso subito, ma numerosi gli spunti di riflessione emersi dalla chiacchierata e la sensazione di essere riusciti, anche solo per un attimo, a rivedere il buon vecchio JD. Quello che è sembrato apparire proprio lì di fronte a noi nel momento in cui Matt Salinger è entrato nella stanza, tanto è forte la somiglianza fra padre e figlio. Per più di un’ora ha chiacchierato con noi, talvolta ponderando attentamente le risposte da dare alle nostre domande, attento a non rivelarsi più del necessario, ma sempre donandosi con generosità: un equilibrio difficile, di chi è abituato a veder manipolare le proprie parole e che da questo cerca di difendersi.
Insieme a un ristretto gruppo di blogger e giornalisti salingeriani, venerdì scorso sono stata invitata da Einaudi per una chiacchierata informale con Salinger, la sera prima di un incontro tra lui e il pubblico del Salone del libro. Nonostante siano ormai diversi anni che faccio questo lavoro e siano ormai tanti gli scrittori incontrati, questa volta l’emozione era tanta, così come i dubbi su come impostare le domande: cosa chiedere al figlio di uno degli scrittori più schivi di tutti i tempi? Come trovare una chiave per entrare, con rispetto ma anche con una naturale curiosità, nel loro mondo privato, cercare di svelare anche solo uno spiraglio del mistero Salinger? E, ovviamente, la domanda che tormenta tutti i suoi lettori: è vero che presto saranno pubblicati preziosi materiali inediti? Aggiungete mille altre domande – perché, diciamocelo, non ti capita tanto spesso di prendere un aperitivo con Matt Salinger – e il timore di porre proprio quella che lo farà spazientire e lasciare bruscamente la stanza, creando il panico tra i colleghi presenti ed ecco, avete più o meno colto lo stato d’animo con cui mi sono presentata all’appuntamento, che era, ne sono abbastanza certa, molto simile a quello degli altri blogger presenti. Non ci sono state rivelazioni o scoop particolarmente esclusivi, questo lo preciso subito, ma numerosi gli spunti di riflessione emersi dalla chiacchierata e la sensazione di essere riusciti, anche solo per un attimo, a rivedere il buon vecchio JD. Quello che è sembrato apparire proprio lì di fronte a noi nel momento in cui Matt Salinger è entrato nella stanza, tanto è forte la somiglianza fra padre e figlio. Per più di un’ora ha chiacchierato con noi, talvolta ponderando attentamente le risposte da dare alle nostre domande, attento a non rivelarsi più del necessario, ma sempre donandosi con generosità: un equilibrio difficile, di chi è abituato a veder manipolare le proprie parole e che da questo cerca di difendersi.
Foto scattata da Stefano Jugo, Einaudi editore |
Sono così tanti i pettegolezzi su suo padre circolati nel corso degli anni, la costruzione di un personaggio che poco ha a che fare con l’uomo e lo scrittore che realmente era ed è noto quanto il rapporto fra Salinger e i giornalisti fosse complicato. Oggi è compito di suo figlio prendere le distanze da illazioni e gossip e tentare di restituire l’immagine più vera di lui:
Forse non si è fatto un favore con le reazioni che ha avuto. Ho letto così tanti pettegolezzi su di lui, tante dicerie e stranezze. Una cosa che tento di fare con questi incontri è raccontare la verità sull’uomo che era e che amavo.
Incontri che lo portano a confrontarsi con lettori di tutto il mondo, sorprendendosi ogni volta per quanto soprattutto la storia di Holden continui ad avere un impatto così profondo:
Sentire le persone dire quanto sia stato importante leggere mio padre, mi emoziona, succede in ogni angolo del mondo. Credo che quella di Holden sia una storia senza tempo. E posso dire di essere fiero di lui, già lo ero come figlio, ma questo è un tipo di orgoglio diverso, andare in giro per il mondo a parlare di questo.
Se il rapporto fra Salinger e giornalisti/mercato editoriale era complicato, di tutt’altra specie era il legame con i suoi lettori; è a loro, sempre, che lo scrittore pensava, un rispetto che traspare da ogni pagina, ogni storia e che, talvolta, sconfinava anche nella realtà: non di rado, infatti, rispondeva personalmente alle numerose lettere ricevute dai fan, a quelli che chiedevano un consiglio, che si sentivano confusi e soli, come Holden, come tanti protagonisti delle sue storie. I suoi lettori, sempre.
E la domanda che tutti noi ovviamente vogliamo rivolgere a Matt Salinger: è vero che ci sono numerosi inediti che saranno pubblicati? «La domanda per lui era “quando”, non “se”pubblicare: amava i suoi lettori e non ha mai avuto dubbi di pubblicare questo materiale». Stando a quanto rivela suo figlio, di materiale inedito ce n’è davvero molto, perché Salinger avrà smesso di pubblicare nel 1995, ma ha continuato a scrivere, ogni giorno, con la consueta concentrazione e urgenza:
Ha continuato a scrivere ininterrottamente, esattamente come prima. Si svegliava molto presto la mattina, tra le 4 e le 5, scriveva per circa sei ore, poi si riposava, poi scriveva di nuovo. Pubblicare, diceva, interferisce con il processo creativo, per questo ha deciso di non farlo. Ma non ha mai avuto intenzione di tenere per sé i suoi scritti: tutti i testi che ha lasciato verranno pubblicati, potete starne certi.
Matt Salinger, nel corso del suo intervento al Salone del libro |
Grazie a suo figlio, per una sera, ci siamo fatti un po’ più vicini a Salinger, ci è parso di vederlo nello studio ricavato in quella casa al limitare del bosco, quella stessa casa che tanto sarebbe piaciuta a Holden: indifferente alle pressioni del mondo, a chi reclamava pagine, pettegolezzi, rivelazioni, perché solo scrivere aveva importanza. Circondato dagli affetti, dalle storie, dai libri, ha difeso sé stesso e il proprio lavoro dalla voracità del mondo, dal giudizio, dall’ipocrisia. Ma è importante la conferma che questo materiale non solo esiste ma sarà effettivamente pubblicato.
È stato prezioso chiacchierare con Matt Salinger e a colpirmi è soprattutto l’umanità di un uomo che ancora si commuove nel ricordo del padre. Ne difende il privato, certo, ma sono bellissimi gli aneddoti che ci regala, i brevi ritratti del quotidiano. Ecco, questo, soprattutto, è quello che porterò con me dell’incontro, la sensazione di essere riusciti per un breve istante a intravedere l’uomo oltre lo scrittore leggendario, il profondo affetto di un figlio orgoglioso del proprio padre per quello che era prima ancora che per ciò che faceva; che si è immerso nel lavoro dell'uomo che l'ha cresciuto per riuscire a sentirne ancora la presenza, vivissima.
Perché in fondo rimaniamo sempre figli, un po’ persi quando i nostri padri non ci sono più, cercandone con maggior forza l’approvazione e il ricordo da mantenere vivo. Rileggendone le parole, ogni giorno, un po' come fa Matt Salinger.
Debora Lambruschini
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