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#SalTo19 - Georgi Gospodinov: «A volte mi sento come un trafficante di poesia nei romanzi»

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È curioso come si arrivi a certi libri, specie se non si sa niente in proposito; a volte si sa solo che alcuni lettori che stimiamo ne parlano in toni talmente entusiastici che, ritrovandoli nelle passeggiate in libreria, non possiamo fare a meno di prenderli. Ho scoperto in questo modo Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov, un romanzo così sfaccettato che ho provato a recensirlo senza riuscire a coglierne la complessità come avrei voluto. Così, quando ho saputo che sarebbe stato al Salone del Libro di Torino, ho desiderato andare per sapere come fosse dal vivo quell’autore di cui avevo già sentito la voce declinata su carta. Ho scoperto che quella personalità è divertente allo stesso modo, ironica allo stesso modo e con una naturale tendenza alla poesia.

Vanni Santoni, che da tempo lo definisce uno dei maggiori scrittori viventi, ha conversato con lui sulle sue pubblicazioni, che contano poesie, romanzi e racconti. Nato in Bulgaria nel ’68, è considerato uno degli scrittori più talentuosi del suo paese, ed è stato finalista al Premio Von Rezzori e al Premio Strega Europeo proprio con Fisica della malinconia. Della sua scrittura Santoni elogia subito lo sperimentalismo, accostando al suo nome quello di László Krasznahorkai e Mircea Cărtărescu, a suo dire autori dei romanzi più interessanti degli ultimi anni; romanzi che non è detto si possano specificamente definire tali, in special modo quelli di Gospodinov, che volgono spesso al poetico. Da buon editor, oltre che da autore a sua volta, per prima cosa gli ha chiesto del suo metodo di lavoro. «Il mio metodo di scrittura si chiama mancanza di metodo», l’autore è stato sin da subito cristallino nell’intervento forse più denso di tutto l’incontro. «Non mi separo mai dal mio taccuino», ha precisato indicando quello in mano a Santoni; così, evocando l’immagine di lui che si ferma per strada ad appuntare pensieri o storie carpite qui e là, Gospodinov ha confessato che il più delle volte le storie che racconta sono quelle che ha vissuto o che ha sentito narrare ai suoi nonni e ai suoi bisnonni. Non crede che si viva o si pensi in modo lineare, dunque il modo più sincero di raccontare non è per l'autore un andamento uniforme e rettilineo. A determinare la sua prosa, infine, è il suo essere un autore di poesie«A volte mi sento come un trafficante di poesia nei romanzi», ha concluso. Ma non c’è solo poesia: l’intertestualità è un altro tratto presente nei suoi testi, l’autore ha sottolineato infatti che il mondo è già stato ampiamente raccontato da altri ed è qualcosa che non si può ignorare. 

Nelle sue pagine convivono ironia e malinconia, tratto sul quale Santoni non ha mancato di porre l’accento, ricordando come proprio Gospodinov avesse detto che la Bulgaria è il paese più triste al mondo. È questo che indaga in Fisica della malinconia, arrivando all’assunto che non si possa sopravvivere nella tristezza senza essere ironici e autoironici e ritrovando questa qualità in molta letteratura bulgara; poi chiosa: “Quando c’è un alto livello di autoironia in una società è più difficile che venga al potere una dittatura, i dittatori non sopportano l’ironia e l’autoironia”. 

Santoni ha poi letto uno dei racconti della raccolta E tutto divenne luna, l’ultimo libro di Gospodinov pubblicato da Voland, dove ritroviamo anche Gaustinus, protagonista di Fisica della malinconia. A quale genere ascriveresti i tuoi racconti, gli ha domandato. Per l’autore queste sono più storie tramandate oralmente che racconti: ha poi ammesso di voler sfuggire a questa o a quella definizione di genere, esiste la generofobia? Ha poi raccontato di trovare piacevole aprire e chiudere delle parentesi, prendere vicoli ciechi, farsi distrarre da vari pensieri, che è un modo vicino a quello con cui raccontiamo le cose tutti i giorni, lo stesso con il quale pensiamo. 

L’ultimo argomento trattato riguarda Borges: come ha sottolineato Santoni, in Fisica della malinconia non mancano i labirinti, il Minotauro, né strutture narrative a scatole cinesi; questo pensiero si inscrive in uno più ampio, che ha portato Santoni a intravedere in certa letteratura europea un’eco importante di quella sudamericana. Borges è uno degli autori che più hanno influenzato Gospodinov, che lo ha curiosamente accostato alla nonna per il modo di raccontare e per le suggestioni del realismo magico. Lamenta poi la scarsa affezione dei più giovani nei confronti di un autore così essenziale, ma si dice fiducioso nel futuro perché, dice: “Non si può vivere in un mondo senza magia”.

Lorena Bruno