Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei fratelli Grimm
di Simona Vinci
Marsilio (Collana: PassaParola), 2019
pp. 155
€ 12 (cartaceo)
Quando il sole tramontava lasciando una bava di tuorlo squagliato, le voci delle madri ci richiamavano alle case, al recinto protetto dei giardini privati. Non avremmo mai saputo nient'altro finché non fossimo cresciuti abbastanza da poter rimanere fuori la notte, ma quando fossimo cresciuti, probabilmente avrebbero smesso di interessarci le stesse cose che allora ci sembravano il cuore fondente e misterioso del mondo (p. 25).
Il mio primo approccio con la collana PassaParola della casa editrice Marsilio è stato con L'inferno è una buona memoria. Le nebbie di Avalon (qui la recensione): in questo libretto la scrittrice sarda Michela Murgia raccontava la sua visione personale del fantasy Le nebbie di Avalon, divenendo lei stessa lettrice e non più soltanto autrice e narrando le gesta delle eroine femminili che popolarono le avventure di Re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda.
Dopo aver letto con entusiasmo questo libro si è fatta strada in me la curiosità di conoscere il punto di vista degli scrittori che per la prima volta si sono confrontati con testi della letteratura e ci hanno affidato le loro impressioni, così mi sono dedicata anche a Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei fratelli Grimm di Simona Vinci (Marsilio, collana PassaParola, 2019), già autrice, tra gli altri, di Parla mia paura (qui la recensione).
La prima cosa che mi ha colpita (come mi accade quasi sempre con i libri che leggo) è stata la toccante dedica fatta dalla Vinci a Severino Cesari. Dopo la morte di questo curatore editoriale, infatti, molteplici sono stati i ricordi degli autori che hanno voluto rendere omaggio a colui che li ha scoperti e fatti crescere:
In Mai più sola nel bosco i personaggi e i luoghi che popolavano le fiabe dei fratelli Grimm si sono perfettamente amalgamati col vissuto non solo dell'autrice, ma con le paure e i timori che noi tutti nutrivamo da bambini e che, in un angolo segreto del nostro essere, ancora popolano i nostri sogni: quelle vicende, quei tόpoi si sono mescolati al vissuto di noi e ci hanno spesso suggestionato, come suggeriscono le parole della narratrice.
Raccontare ancora altre pagine di questo libro vorrebbe dire svelare la reale umanità che si cela dietro i personaggi tramandatici dai fratelli Grimm, per questo dovrà essere il lettore a cimentarsi con Mai più sola nel bosco per capire, una volta di più, quanto possano essere classiche eppure moderne le fiabe che ascoltavamo da bambini.
Gli insegnamenti che ne ricavammo allora si fondono con quelli che Simona Vinci ne trae oggi, così da farci percepire come le paure che provavamo si sono trasformate ma sono ancora lì, conficcate in profondità dentro di noi: possiamo però provare a fronteggiarle con la consapevolezza che un giorno non tropo lontano riusciremo sicuramente a vincerle.
Ilaria Pocaforza
Dopo aver letto con entusiasmo questo libro si è fatta strada in me la curiosità di conoscere il punto di vista degli scrittori che per la prima volta si sono confrontati con testi della letteratura e ci hanno affidato le loro impressioni, così mi sono dedicata anche a Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei fratelli Grimm di Simona Vinci (Marsilio, collana PassaParola, 2019), già autrice, tra gli altri, di Parla mia paura (qui la recensione).
La prima cosa che mi ha colpita (come mi accade quasi sempre con i libri che leggo) è stata la toccante dedica fatta dalla Vinci a Severino Cesari. Dopo la morte di questo curatore editoriale, infatti, molteplici sono stati i ricordi degli autori che hanno voluto rendere omaggio a colui che li ha scoperti e fatti crescere:
A Severino Cesari, col vago della luna, addormentato in qualche verde bosco.Iniziando, però, ad addentrarci nelle pagine di Mai più sola nel bosco, fin dalle prime righe mi è stato chiaro che, nonostante i continui rimandi alle storie narrate dai due autori tedeschi, non ero di fronte a una classica rivisitazione delle fiabe conosciute da noi tutti fin dall'infanzia, bensì a una rilettura piuttosto macabra di quei racconti che, letti dalla voce dei miei genitori, mi avevano fatto addormentare la sera:
La lunga strada dei fratelli Grimm comincia in una via di un piccolo paese della pianura padana vicino a Bologna, Budrio, nella seconda metà degli anni Settanta del Novecento, in una villetta bifamiliare al culmine tra due linee di altre case. Sempre villette, singole o bifamiliari, ma comunque basse e gentili, niente a che vedere con le palazzine condominiali che sorsero qualche anno dopo ai margini di quel quartiere incantato che ancora oggi resta la più bella zona residenziale del paese in cui sono cresciuta, in cui vivo e che, a torto o a ragione, ha modellato una volta per sempre la mia idea di cosa sia un bel quartiere residenziale. File su file di graziose villette che vanno a incontrarsi proprio lì, sul terreno bonificato di un vecchio macero prosciugato. Nel macero, si diceva fosse morto un uomo (p. 11).Dunque è dalla cittadina di Budrio che cominciano queste storie, è dall'antico macero ormai prosciugato, da quel luogo intriso di misteri e paure nel quale si diceva fosse morto un uomo. La vicenda di quell'uomo venne tramandata di bocca in bocca, di generazione in generazione, fino ad arrivare a Simona Vinci. L'efferatezza dell'episodio colpì a tal punto l'immaginario della Simona bambina e il suo inconscio ne venne così impressionato che la sua fervida immaginazione lo rielaborò e, a distanza di anni, ne fece il punto di partenza di questo libro.
In Mai più sola nel bosco i personaggi e i luoghi che popolavano le fiabe dei fratelli Grimm si sono perfettamente amalgamati col vissuto non solo dell'autrice, ma con le paure e i timori che noi tutti nutrivamo da bambini e che, in un angolo segreto del nostro essere, ancora popolano i nostri sogni: quelle vicende, quei tόpoi si sono mescolati al vissuto di noi e ci hanno spesso suggestionato, come suggeriscono le parole della narratrice.
Avevo paura, e la paura acuiva i miei sensi, mi ammaestrava e mi nutriva. Ma siccome quella paura non mi era sufficiente, continuavo a tornare alla mia copia tascabile delle Fiabe dei Grimm, consumandone i bordi con le manine unte di pizza, olio e burro, lasciandoci cadere briciole di biscotto e pane che quarant'anni dopo, mummificate, resistono incollate alla carta con una tenacia commovente insieme alle chiazze slabbrate e appiccicaticce di tè, latte al Nesquik e marmellata di fragola che, se ti concentri bene, emanano ancora un debole profumo. Nessun altro tra i miei libri è ridotto in queste condizioni e nessuno mi è più caro (pp. 15-16).
Nel prosieguo della lettura troviamo
diversi temi che ricorrono assai spesso nella letteratura per bambini, quale quello
della strega cattiva che nel libro ha le fattezze di un'anziana donna
scontratasi per caso con l'autrice:
È un'ovvietà stucchevole l'idea dei vecchi come dolci nonnine e nonnini. Una volta, in centro a Bologna, una signora molto anziana, vestita a strati in gradazione cromatica perfetta sui toni del verde e dell'azzurro, la bocca rugosa dipinta di un rosso acceso che si era incuneato nelle pieghe della pelle, brandì contro di me un ombrello puntuto solo perché, salendo le scale, l'avevo involontariamente urtata con la borsa che portavo a tracolla. Cominciò a sbraitare contro la gioventù ignorante e maleducata, contro la vita che sfuggiva mentre noi, i giovani cafoni, avevamo ingiustamente e immeritatamente un passo elastico e una prospettiva temporale ben più lunga della sua. Tutte le streghe delle fiabe dei Grimm che avevo immaginato si fusero nella faccia di quella vecchia sconosciuta, e il cuore mi batteva così forte che non riuscii neppure a scusarmi, anche perché dentro il mio giovane petto si agitavano sentimenti contrastanti (...). I vecchi spesso si aggrappano alla vita ficcando le unghie nella carne dei più giovani. Lo fanno con i figli, con i nipoti, con i bambini piccoli degli altri. Dietro lo zucchero delle caramelle potrebbe nascondersi il veleno della paura: paura di essere lasciati soli, di rimanere indietro, di morire. E quella Vecchia Rognosa della Casa Buia, era questo che stava facendo? Si nutriva dell'energia della donna più giovane, certo, e se avesse potuto si sarebbe ingoiata anche la nostra (pp. 22-23).Simona Vinci offre dunque al lettore una scrittura coinvolgente e interessante, lo trasporta capitolo dopo capitolo in un universo nel quale le fiabe e le leggende si mescolano al reale per permettergli di scoprire qualcosa in più su chi è e, soprattutto, su chi sarà se riuscirà ad affrontare i suoi timori.
Raccontare ancora altre pagine di questo libro vorrebbe dire svelare la reale umanità che si cela dietro i personaggi tramandatici dai fratelli Grimm, per questo dovrà essere il lettore a cimentarsi con Mai più sola nel bosco per capire, una volta di più, quanto possano essere classiche eppure moderne le fiabe che ascoltavamo da bambini.
Gli insegnamenti che ne ricavammo allora si fondono con quelli che Simona Vinci ne trae oggi, così da farci percepire come le paure che provavamo si sono trasformate ma sono ancora lì, conficcate in profondità dentro di noi: possiamo però provare a fronteggiarle con la consapevolezza che un giorno non tropo lontano riusciremo sicuramente a vincerle.
Ilaria Pocaforza
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