Clown Esencial.
L’arte di ridere di se stessi
di Alain Vigneau
Edizioni Spazio Interiore, 2019
Prefazione di Claudio Naranjo
Traduzione di Roberta Faggian
pp. 160
€ 15,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Lo rivela il nome stesso: la Clown Phobia altro non è che la paura dei clown, una patologia relativamente nuova e non poco debitrice di un certo romanzo di un affermato scrittore americano autore di bestseller (vale a dire It di Stephen King) e dunque del pervertimento malvagio di una figura altrimenti legata al gioco buffo, al divertimento ingenuo e all’arte circense. Ma niente panico: di Clown Phobia si può guarire, come di quasi ogni altra malattia. Anzi, se ne soffrite e non credete più nella variante positiva di questa maschera, pensate che invece proprio la figura del pagliaccio, lungi dal volervi arrecare danno, potrebbe addirittura venirvi in aiuto per curare ben altre ferite dell’anima, soprattutto quelle che vi sono state inflitte vostro malgrado nella più tenera infanzia e che ancora non si sono rimarginate nella vita adulta. Di più: un approccio “clownesco” alla vita potrebbe rivelarsi la chiave per affrontare con una nuova consapevolezza le vostre giornate, liberarvi da disturbi e dipendenze, essere più amorevoli e indulgenti con voi stessi e con gli altri. Parola di Alain Vigneau, autore di Clown Esencial, appena tradotto in Italia da Edizioni Spazio Interiore: un libro che guida alla scoperta del clown che c’è in noi e che conferma come l’umorismo sia una delle risorse più efficaci di cui l’essere umano possa mai disporre.
Curioso il destino di questo incredibile artista, che si fece clown per reazione a quel mal di vivere atroce che già lo aveva allontanato dal mondo facendone dapprima un pastore di pecore. Figlio di una madre che amava dipingere proprio pagliacci e che morì troppo presto lasciandolo orfano alla pari dei protagonisti delle sue tele, l’attore e pedagogo a capo della compagnia teatrale Lo Stravagante ha dedicato la sua vita all’esplorazione delle potenzialità di una figura tra le più poetiche e ambivalenti, semplice e misteriosa al tempo stesso. Al punto da farsi officiante di una metodologia arteterapeutica che parte da un naso rosso di plastica per approfondire la relazione che unisce «bambino interiore, umorismo e vergogna» (p. 11) e da volerla raccontare in un volumetto che si sfoglia con partecipazione, come in una seduta di gruppo.
Esito di anni di lavoro e di esperienza in giro per il mondo, a contatto con centinaia di individui coinvolti in attività di laboratorio nelle sedi più disparate (carceri incluse), il racconto di Vigneau mette insieme presupposti teorici, argomentazioni basate su una pratica decennale, riflessioni estemporanee e racconti in prima persona dei partecipanti a Clown Esencial. Parole semplici al servizio di verità complesse, che l’autore spiega in una prosa a prova di malinteso:
Cecilia Mariani
L’arte di ridere di se stessi
di Alain Vigneau
Edizioni Spazio Interiore, 2019
Prefazione di Claudio Naranjo
Traduzione di Roberta Faggian
pp. 160
€ 15,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Lo rivela il nome stesso: la Clown Phobia altro non è che la paura dei clown, una patologia relativamente nuova e non poco debitrice di un certo romanzo di un affermato scrittore americano autore di bestseller (vale a dire It di Stephen King) e dunque del pervertimento malvagio di una figura altrimenti legata al gioco buffo, al divertimento ingenuo e all’arte circense. Ma niente panico: di Clown Phobia si può guarire, come di quasi ogni altra malattia. Anzi, se ne soffrite e non credete più nella variante positiva di questa maschera, pensate che invece proprio la figura del pagliaccio, lungi dal volervi arrecare danno, potrebbe addirittura venirvi in aiuto per curare ben altre ferite dell’anima, soprattutto quelle che vi sono state inflitte vostro malgrado nella più tenera infanzia e che ancora non si sono rimarginate nella vita adulta. Di più: un approccio “clownesco” alla vita potrebbe rivelarsi la chiave per affrontare con una nuova consapevolezza le vostre giornate, liberarvi da disturbi e dipendenze, essere più amorevoli e indulgenti con voi stessi e con gli altri. Parola di Alain Vigneau, autore di Clown Esencial, appena tradotto in Italia da Edizioni Spazio Interiore: un libro che guida alla scoperta del clown che c’è in noi e che conferma come l’umorismo sia una delle risorse più efficaci di cui l’essere umano possa mai disporre.
Curioso il destino di questo incredibile artista, che si fece clown per reazione a quel mal di vivere atroce che già lo aveva allontanato dal mondo facendone dapprima un pastore di pecore. Figlio di una madre che amava dipingere proprio pagliacci e che morì troppo presto lasciandolo orfano alla pari dei protagonisti delle sue tele, l’attore e pedagogo a capo della compagnia teatrale Lo Stravagante ha dedicato la sua vita all’esplorazione delle potenzialità di una figura tra le più poetiche e ambivalenti, semplice e misteriosa al tempo stesso. Al punto da farsi officiante di una metodologia arteterapeutica che parte da un naso rosso di plastica per approfondire la relazione che unisce «bambino interiore, umorismo e vergogna» (p. 11) e da volerla raccontare in un volumetto che si sfoglia con partecipazione, come in una seduta di gruppo.
Esito di anni di lavoro e di esperienza in giro per il mondo, a contatto con centinaia di individui coinvolti in attività di laboratorio nelle sedi più disparate (carceri incluse), il racconto di Vigneau mette insieme presupposti teorici, argomentazioni basate su una pratica decennale, riflessioni estemporanee e racconti in prima persona dei partecipanti a Clown Esencial. Parole semplici al servizio di verità complesse, che l’autore spiega in una prosa a prova di malinteso:
«tutti portiamo dentro un clown, un pagliaccio sacro unico e personale, possessore di uno sguardo limpido e veritiero, che può riconoscere i nostri travagli interiori senza giudicarli e senza provare vergogna, e che ci restituisce la genuina voglia di vivere in pace con noi stessi e con i nostri simili. Ho dedicato gran parte della mia vita a indagare e riflettere su una questione centrale: perché e soprattutto come ridere di noi stessi? Come farlo in modo sano e benefico? Come possiamo amarci tanto da riuscire a ridere delle nostre pene e delle nostre glorie con uguale leggerezza e uguale compassione? Esiste la possibilità di riconquistare la consolazione di un umorismo amorevole per guarire vergogne segrete, causate spesso dall’umorismo pungente e umiliante degli altri? Come sanare a colpi di risate le profonde ferite provocate a suo tempo da un altro tipo di umorismo – quello sarcastico e ironico – che ridicolizza e stigmatizza, che esclude, unendo i prepotenti e condannando per sempre la vittima all’occulto disonore di essere com’è? In che modo ricostruire in noi stessi, attraverso l’umorismo, quello che altri distrussero con lo stesso strumento? Quali sono le risate che possono dissolvere la corazza dell’ego, placare i mostri, curare le ferite più intime e restituirci alla nostra essenza? Qual è il posto nel nostro cuore dove lacrime e risate diventano sorelle in un’unica espressione di vita?» (p. 13).Clown Esencial non è, come ben si capisce, un manuale di aiuto-aiuto strutturato in decaloghi, esercizi e consigli. E non è, tantomeno, una raccolta di barzellette o aneddoti esilaranti. Nei tredici capitoletti di cui si compone il volume, Alain Vigneau tocca quelli che sono i nervi scoperti della maggior parte degli individui, esseri tragicomici per eccellenza, nella consapevolezza di come lo sguardo altrui, l’ego e il corpo siano spesso legati in un connubio triste, di malinteso e disamore; un meccanismo ottuso che può solo peggiorare nel tempo, ma che volendo può essere smontato e rimontato a nuove dinamiche attraverso un approccio che libera dai condizionamenti e dai paradigmi. Arricchito da una carrellata fotografica finale, scritto con uno stile semplice e diretto meravigliosamente privo di toni “mistici” o “esoterici” – l’autore non è né un santone né un venditore di fumo – quello di Vigneau è il classico libro che fa bene all’anima di chi si predispone a farne proprio il messaggio. Non è fondamentale, per averlo ben compreso, che il lettore o la lettrice decidano di intraprendere un percorso di clown terapia o che magari se ne vadano in giro, del tutto a caso, con il viso incipriato e il naso rosso, giusto “per vedere l’effetto che fa”. Il senso più vero di queste pagine, forse, sta nella semplice presa di coscienza che esiste un metodo efficace e alternativo per la cura di quei dolori dello spirito che si nutrono delle nostre parti più ingiustamente ammalorate. Per amarle di un amore nuovo, fatto di rispetto e compassione. Per piangerne, magari, ancora una sola volta, e poi riderne per sempre con ritrovata libertà.
Cecilia Mariani