; Dear my gravity
di Miba – Josh Prigge
Bao Publishing, 2019
pp. 138
€ 21,00 (cartaceo)
€ 8,73 (ebook)
Celine & Ella nasce nell’ambito di un progetto grafico e narrativo più ampio, che trae spunto esplicitamente – come rivela la postfazione degli autori – dall’esperienza biografica di Josh Prigge, adottato negli Stati Uniti da bambino e tornato in Corea del Sud soltanto in età adulta.
Attraverso l’amicizia delle due protagoniste, che hanno dei trascorsi differenti, ma ugualmente difficili, alle spalle, il romanzo affronta trasversalmente tematiche fondamentali, come il sentimento della diversità, l’inclusione sociale, lo spaesamento, la difficoltà di accettare l’handicap, il senso di inadeguatezza. Diciassette anni, ancora tante incertezze circa il futuro, Celine e Ella, che frequentano la stessa scuola da anni, e per anni si sono studiate da lontano, trovano finalmente l’occasione (e il coraggio) di parlarsi. Scatta così un’amicizia immediata, istintiva, basata sulla delicatezza e il rispetto con cui ciascuna delle due ragazze riesce a farsi strada oltre la corazza difensiva dell’altra. Entrambe infatti sono gravate da un’esperienza negativa, a suo modo traumatica, che le blocca, le tiene ancorate alle loro paure, alla resistenze interne: è la gravità a cui fa riferimento il titolo, inizialmente vissuta come un freno, un limite, e poi – rielaborata grazie a una nuova prospettiva e a un tormentato percorso di accettazione – riscoperta come elemento costitutivo di un percorso, punto di riferimento: il dolore che Celine e Ella hanno attraversato, non è stato solo un peso, ma ha conferito loro peso, spessore, sensibilità.
A tal proposito, risulta significativa la scelta di porre un punto e virgola davanti al sottotitolo dell’opera: non si tratta infatti di un refuso, ma di una precisa scelta autoriale. Il punto e virgola nella comunità internazionale sta infatti a simboleggiare un lutto affrontato, un trauma superato, la capacità di sopravvivere ai momenti oscuri della propria vita: attraverso questo segnale condiviso si ricorda al lettore che c’è sempre la possibilità di aggiungere qualcosa a una frase che sembra conclusa, un invito a non arrendersi quando le cose si fanno difficili. Molti sono i momenti in cui Ella e Celine si trovano ad affrontare da sole situazioni esistenziali complesse: per Ella il dover vivere con una madre sorda e amatissima affrontando i commenti e i pregiudizi, o ancor peggio la pietà della gente; per Celine il fatto di “essere l’unica asiatica in questo piccolo quartiere abitato per lo più da bianchi” (p. 29) e soprattutto l’assenza di un padre che non ha retto alle pressioni e ha deciso di fuggire abbandonando la sua famiglia.
Entrambe sono convinte che l’altra non le possa capire, faticano ad aprirsi per paura del giudizio, ma entrambe, nel provare a farsi conoscere davvero, riescono per la prima volta a dare forma ai propri sentimenti, a venire a patti con i nodi irrisolti, con i propri stessi limiti.
Entrambe sono convinte che l’altra non le possa capire, faticano ad aprirsi per paura del giudizio, ma entrambe, nel provare a farsi conoscere davvero, riescono per la prima volta a dare forma ai propri sentimenti, a venire a patti con i nodi irrisolti, con i propri stessi limiti.
Il graphic novel di Miba e Josh Prigge è allora ad un tempo la storia di un’amicizia e un romanzo di formazione, raccontato attraverso uno stile figurativo particolare e suggestivo: le tavole infatti procedono attraverso ampie campiture di colori pastello, accostati a definire per contrasto i volumi, senza linee di contorno. I personaggi si muovono in un’ambientazione imprecisata: si respirano le atmosfere polverose di una certa provincia americana, ritratta con immagini languide che ricordano alcuni quadri di Edward Hopper. Eppure il fisico lascia spesso spazio al metafisico, negli scorci di fiumi e deserti che riportano a un altrove, più interiore che reale.
Non è un caso se, all’inizio del volume, questi scenari appaiono desolati, a sottolineare l’isolamento e la solitudine delle protagoniste, mentre nella seconda parte del volume si tingono di sfumature più calde e ospitano sempre, insieme, Celine e Ella. Anche se la storia si regge in piedi autonomamente, la postfazione ci preannuncia che si tratta del primo di quattro volumi, mossi da un intento ben preciso: “vogliamo raccontare la storia di persone che devono sopportare il disprezzo del mondo, perché sono diverse dagli altri, semplicemente perché sono nate così come sono, o solo perché amano qualcun altro” (p. 136). L’opera diventa così un inno all’accettazione e alla vita, di cui non si può che aspettare trepidamente il seguito.
Carolina Pernigo
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